“In nome e per conto dell’Associazione Italiana Ospedalità Privata e delle case di cura della Regione Campania ad essa associate, gli avvocati Bruno Ricciardelli e Sebastiano Giaquinto, avvertiamo la necessità di segnalare alcune imprecisioni che connotano gli articoli di stampa pubblicati ieri ed oggi: ciò al fine di fornire un contributo di chiarezza per i lettori, ed evitare possibili scenari di contenzioso.
Il primo rilievo attiene ai pagamenti di cui sarebbero state destinatarie le case di cura private: 20 milioni di euro, secondo le notizie pubblicate, ma senza dire a fronte di cosa. E’ corretto allora rappresentare che nel periodo oggetto dell’accordo esse hanno prodotto prestazioni per oltre 45 milioni di euro ed hanno sopportato costi, per il solo personale, pari ad oltre 80 milioni di euro. In sintesi rimangono creditrici del Servizio Sanitario Nazionale.
La suddetta precisazione costituisce la base per il secondo chiarimento che pare doveroso offrire all’utenza. La remunerazione prevista dal Protocollo di Intesa ha un valore finanziario (“supporto finanziario”, è chiamato nell’accordo) ma non economico, nel senso che è soggetta a conguaglio idoneo a verificare l’effettiva produzione e le spese documentate. Di qui la fantasiosità del concetto espresso di un presunto pagamento del “vuoto per il pieno”: Sara’, invece, corrisposto semplicemente il dovuto.
Da ciò deriva la necessità avvertita dal governo, anche sotto un profilo meramente finanziario, di coinvolgere la sanità privata nella lotta al Covid. Ed infatti, contrariamente a quanto potrebbe desumersi dalla lettura degli articoli, il protocollo regionale stipulato non costituisce assolutamente una singolare e favoritistica convenzione tra la Regione Campania e la locale Ospedalità Privata; esso è, invece, perfettamente sovrapponibile agli accordi intercorsi nelle altre regioni italiane che, in alcuni casi, hanno corrisposto anche di più (ad es.: la Regione Toscana ha previsto 1700 euro per posto letto di terapia intensiva occupato e 1100 euro per analogo posto letto vuoto; mentre le Regioni Sardegna e Sicilia, hanno stanziato un pagamento mensile pari al 100% di un dodicesimo del budget).
Quel che non si è ritenuto di puntualizzare è che un posto letto messo a disposizione, ma non utilizzato, ha i suoi costi, costituiti dalla assicurata presenza del personale medico, infermieristico e ausiliario: il posto letto occupato comporta in più solo l’erogazione della prestazione, cioè i farmaci somministrati.
E’ dalle suesposte considerazioni che nasce l’ orientamento statale, espresso nel DL 17/2020, di arruolare le case di cura private nella lotta alla pandemia. Decisione che risponde ad una duplice finalità: sopperire alla sospensione delle attività ordinarie delle stesse, che non avrebbero potuto sottrarsi a ricorrere alla cassa integrazione se non addirittura al licenziamento del personale; e utilizzarle a supporto della Sanità Pubblica ormai al collasso in quello specifico periodo.
Nello spirito di collaborazione a cui abbiamo accennato, rappresentiamo pertanto la opportunità di pubblicare i chiarimenti che precedono”.
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