Una misura interdittiva nei confronti di Michelangelo Ciarcia è stata emessa dal giudice per le indagini preliminari, Francesca Spella.
Le ipotesi di accusa sono di frode fiscale relativa ai crediti d’imposta e di peculato nella gestione dei rapporti con due società che si occupavano dei corsi di formazione organizzati dall’Alto Calore.
Il pubblico ministero ha avanzato richesta per gli arresti domiciliari, ma il giudice l’ha respinta confermando l’interdizione per i due pubblici ufficiali.
Sarebbero quattro le persone coinvolte, tra cui un dipendente dell’Alto Calore.
Per tale ragione il Gip ha firmato un provvedimento di sospensione temporanea dall’esercizio del pubblico ufficio, della durata di un anno, sospendendo Ciarcia dal suo incarico di amministratore unico dell’Alto Calore. Dopo l’interrogatorio potrebbe esserci il ricorso.
l’Alto Calore Servizi s.p.a. pende attualmente procedura di concordato preventivo innanzi al Tribunale di Avellino, incardinata dopo l’istanza di fallimento avanzata dalla Procura della Repubblica di Avellino, a seguito dell’accertamento, nella presente fase di indagine, di un’esposizione debitoria di circa 150 milioni di euro nell’anno 2021.
L’ordinanza è stata emessa dal Giudice per le indagini preliminari di Avellino nell’ambito del procedimento penale riguardante i corsi di formazione professionale per il personale dipendente svolti negli anni 2019, 2020 e 2021, finalizzati a far acquisire maggiori conoscenze tecnologiche.
Si tratta di corsi di formazione professionale per i quali la società Alto Calore Servizi ha goduto, mediante compensazione tributaria, dei crediti di imposta previsti dalla legge del 27 dicembre 2017 n. 205 (“Formazione 4.0”), per un ammontare complessivo di €632.000,00.
L’attività di indagine, partita all’indomani delle denunce di dipendenti della società che informavano l’Autorita giudiziaria della loro mancata partecipazione a detti corsi formativi pur comparendo negli elenchi dei discenti, ha consentito di accertare l’effettiva inesistenza dei suddetti corsi.
Le ipotesi di reato contestate, allo stato, agli indagati (complessivamente, quattordici persone, tra cui anche dipendenti dell’Alto Calore e rappresentanti legali delle ditte fornitrici) sono peculato, l’emissione e l’utilizzo di fatture relative ad operazioni inesistenti, l’indebita compensazione tributaria aggravata per l’inesistenza dei crediti compensati e li falso in bilancio, tutte aggravate per l’abuso e al violazione dei doveri inerenti al pubblico servizio.
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