La legittimità e la legittimazione stessa del dissenso sono al centro de “La Prigione di Carta” di Marco Onnembo, romanzo distopico in cui gli scenari offerti
da possibili sembrano divenire man mano probabili, mischiandosi con la più stretta attualità.
La realtà del lettore e la realtà narrativa arrivano a mescolarsi e sovrapporsi grazie alle numerose suggestioni offerte dall’autore e dalla storia che racconta: un professore – umanista, progressista, intellettualmente libero ed indipendente – si trova ad insegnare alla prima generazione di studenti incapaci di scrivere a mano. In un mondo totalmente digitalizzato, il rapporto con la carta e la penna, con la letteratura e la lettura, si fa quasi carnale, fino a diventare peccaminoso, provocatorio, illegale.
La scrittura torna quindi a riaffermarsi per quella che è sempre stata: un atto rivoluzionario, ideale ed idealista, raccontato a mezzo di una storia di speranza tanto piacevole quanto intelligente.
Onnembo ne ha parlato in occasione del firmacopie del suo libro presso il Mondadori Store di Avellino, “perchè è sempre il momento giusto per raccontare una buona storia distopica, una maniera per cogliere tutti i segnali deboli che ci giungono dalla nostra realtà”.
La prigione di Carta di Marco Onnembo: Edito da Sperling e Kupfer (Clicca per acquistarlo)