Intervista a Platinette: dimagrire rende liberi

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Le ha davvero provate tutte. Platinette, al secolo Mauro Coruzzi, ha testato quasi ogni tipo di dieta “esistente al mondo”, come ci racconta prima di salire sul palco del Festival di Lesignano, vicino alla “sua Parma”, per duettare con la cantautrice Grazia Di Michele. E poi il palloncino gastrico per ben due volte, fino alla chirurgia bariatrica, la svolta decisiva. «La medicina può fare miracoli, ma il vero miracolo deve avvenire nella tua testa, a partire dalla motivazione, del perché devi dire basta all’obesità», ci spiega. E si vede che ci crede. Non solo: se lo sente addosso il risultato raggiunto, non vuole tornare più indietro e lancia preziosi consigli.

Mauro, quanto hai perso?

Credo 70 kg o giù di lì. Sono partito che ero 178. Dico credo perché non mi peso più, mi pesano i medici o la nutrizionista ai controlli. Io la bilancia non voglio proprio vederla più.

Ma come, adesso che sei in forma niente più bilancia? Pesarti non è motivante?

Al contrario. Tra le regole che ho adottato in questa nuova vita c’è il basta con questa storia della bilancia tutti i giorni! Basta con la verifica ossessiva del peso, con l’ansia di dover raggiungere un obiettivo in tempi prefissati. Sono regole che non vanno bene per tutti e, di sicuro, non per me. Mi mettono addosso uno stress terribile. Il peso, e dovrebbe valere anche per i lettori, non deve più essere un incubo quotidiano. Perché allora la bilancia diventa un’altra prigionia.

Dicevi che hai provato quasi tutte le diete: che cos’è che non funziona?

Le diete funzionano se le segui. Il problema è la testa della gente. Ho provato la Atkins, la dieta del fantino, la Dukan, il digiuno intermittente… Funzionano tutte: ciò che non funziona nell’obeso compulsivo come me è che il cibo è l’unico riferimento di piacere. La scienza ti aiuta, ti rimette in riga ma tu sai che con quel pensiero del cibo dovrai conviverci: è il tuo gufo nero sulla spalla, che ti guarda e ammicca al frigorifero.

Quindi ci si deve rassegnare alla “dieta per sempre”?

No, ma devi renderti conto che la battaglia contro tanti chili e un modo di vivere perpetrato per anni va condotta anche a livello psicologico. Nei grandi Centri anti-obesità, come quello dell’ospedale di Parma dove mi hanno operato, ti rivoltano come un calzino, devi fare analisi psicologica prima di affrontare il bisturi, oltre alla dieta pre-intervento. L’anestesista non se la sente di farti l’anestesia generale se non entri in certi parametri di sicurezza e con me era molto dubbioso all’inizio. Un percorso impegnativo e difficile che, nel nostro Paese, è tutto a carico del Servizio sanitario nazionale, non dimentichiamolo. 

Ma, a parte il fattore estetico, cosa ti ha portato a decidere per il bisturi?

È stato un percorso lungo e a tappe, fisico e psicologico. Dopo le diete ho fatto il palloncino intragastrico due volte: te lo gonfiano nello stomaco per occupare spazio e darti un senso di sazietà. Il primo l’ho tenuto per sei mesi, dopo Sanremo e quando ho fatto Ballando con le stelle: qualcosa ho perso ma poco, sono riuscito a ballare ma con molta fatica, però è stato lì che ho cominciato a intravvedere una via di uscita dall’obesità non “fai da te”.

E dopo il primo palloncino?

Il secondo, dopo due anni. Ma per i bulimici compulsivi come me il problema non è solo provare il senso di sazietà (che aiuta certamente), ma abbandonare l’idea che il cibo sia la soluzione di tutti i problemi.

Quanto conta per te l’estetica e quanto la salute...

A me dell’estetica non è mai importato nulla, non ci penso nemmeno a fare la chirurgia plastica post-intervento, per sistemare la pelle “in esubero” lasciata dai tanti chili perduti. Della salute invece sì: cammini malissimo (sono anche caduto malamente una volta), fai dieci metri e hai già il fiato corto… La respirazione era la cosa che mi preoccupava di più. E poi mille disturbi, l’ipertensione e molti valori del sangue fuori scala. Dopo l’arrivo del Covid mi sono detto: l’ho scampata bella a operarmi prima della pandemia, altrimenti non sarei vivo.

E a livello mentale qual è la molla che è scattata per rivoluzionare la tua vita?

La nutrizionista, una donna capace e formidabile, al primo colloquio mi ha detto: vorrei capire quanto tempo vuoi vivere e come vuoi vivere. Le ho risposto: non mi interessa vivere tanto, ma voglio continuare a fare quello che so fare avendo i mezzi per poterlo fare. Se rimango così non posso fare un musical per esempio, se non respiro dove vado? Ho appena girato un cameo nel prossimo film di Pupi Avati sulla vita di Dante Alighieri fanciullo: la parte prevedeva di stare in ginocchio per molto tempo, mai avrei potuto farlo prima. L’obesità ti preclude tutto, anche le cose belle della vita al di fuori dal cibo.

Oggi cosa apprezzi di più?

La ritrovata lucidità mentale. Il corpo serve a far funzionare la testa. Il dimagrimento mi ha stimolato dal punto di vista creativo e mentale. Ha liberato la mente dalle ossessioni alimentari e le idee aumentano: è come se il cervello trovasse meno ostacoli per elaborare i pensieri, per scrivere, va oggettivamente più veloce ed è più brillante. E poi perdere peso ha fatto lievitare la voglia di fare altre esperienze professionali.

Adesso segui una dieta? Fai sport?

La nutrizionista mi ha detto: mangia quello che vuoi. Anche perché dopo l’operazione più di tanto non va giù. Anzi, stai male se ci provi… E io, ribelle, ci ho provato subito: ho ingurgitato un enorme panino. Me ne sono pentito il tempo di “digerirlo”, ma quando stai male ti rendi anche conto che non tornerai più indietro. Un esempio? Il mio primo piatto erano 500 g di pasta, oggi ne bastano 50. Faccio io la spesa e, confesso, compro ancora molto di più di quello che consumo: pazienza, passerà anche questo. Adoro la cucina regionale, le paste ripiene e i salumi, ai quali non ho rinunciato, ma ho ridotto le porzioni. E poi ho cominciato ad andare in bici.

Un consiglio per i lettori?

Inutile lamentarsi. Dire “ingrasso solo a guardare il piatto o anche se mangio un’insalata” è una scusa. Non raccontiamoci più bugie, diamoci un vero obiettivo che esuli dal “dimagrire per piacere e piacersi”, agiamo finalmente! E poi no alle privazioni eccessive: il gusto, la meraviglia della tavola deve e può rimanere. Alle giuste dosi.

Operazione riuscita ma… che paura!

Mauro si è operato poco prima della pandemia. «Mi sono detto: o subito o mai più, altrimenti mi passa la voglia. La motivazione è decisiva», ci racconta. Così si è sottoposto alla chirurgia bariatrica, in particolare alla riduzione chirurgica dello stomaco, che limita l’assunzione di cibo dando sazietà. «Ho concordato con i medici una riduzione limitata e l’operazione “funziona”, anche a distanza di tempo. Certo non è una passeggiata, e la selezione dei pazienti è e deve essere severa. Peccato che poi mi sia preso una polmonite batterica (ero terrorizzato) e un quintale di antibiotici».

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Articolo pubblicato sul n. 11 si Starbene in edicola e nella app dal 16 novembre 2021








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