Irpinia e Recovery Fund, Morelli: natura, cultura e industria per rinascere. Il Covid? Non è il cigno nero – IL CIRIACO

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«Una prospettiva di futuro per l’Irpinia? Sicuramente c’è nella misura in cui ci sarà la volontà di fare le cose, sfruttando le opportunità che ci sono e mettendo in condizione le capacità che ci sono al suo interno di potersi esprimere senza prendere in condizione l’idea di andare per non mortificare il proprio progetto di vita». Ne è convinto il professor Ugo Morelli, docente di Scienze Cognitive, che in questa intervista affronta i temi legati al Covid guardandoli dal punto di vista del rapporto con il territorio e provando a dare dei suggerimenti sui criteri da seguire. Secondo Morelli la pandemia «non è il cigno nero, ma il frutto di una situazione maturata nel corso degli anni a cui i nostri comportamenti hanno dato un contributo: è la cronaca di un esito annunciato». L’opportunità offerta dal Recovery Fund, che Morelli ricorda «essere comunque un debito», dovrebbe muoversi lungo un triangolo composto da «natura, agricoltura e paesaggio su un vertice e poi la cultura e l’industria leggera», smettendo definitivamente con la retorica delle aree interne e dei piccoli borghi». Serve anche l’impegno della politica e su questo versante Morelli appare scettico rispetto alla capacità delle classi dirigenti di comprendere l’importanza della sfida, anche se dice – «qualcosa si sta facendo», mentre rispetto al futuro di questa terra l’auspicio è che «si riesca a cogliere la straordinaria opportunità offerta dall’Alta Capacità rispetto alla quale i comuni dovrebbero promuovere delle politiche attive che possano creare un motivo per fermarsi. Quello che mi piacerebbe fosse realizzato è una combinazione tra valorizzazione della cultura e del paesaggio».



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