Non sarà Irpiniambiente a gestire il servizio rifiuti nel comune di Avella. Vittoria amara per il sindaco Domenico Biancardi anche presidente della Provincia di Avellino, socio unico di Irpiniambiente. L’inquilino di Palazzo Caracciolo sta provando a blindare in tutti i modi la società tessendone lodi e potenzialità per evitare il mancato affidamento del servizio dall’Ato nel piano d’ambito. Un’altra picconata dopo la sentenza avversa del consiglio di Stato anche nella causa contro il comune di Calabritto.
Dell’anomalia del caso Avella, Biancardi ha sempre preferito non parlarne. Troppo evidente l’incongruenza tra quanto affermava da sindaco e quanto afferma da presidente della Provincia. La querelle giuridico-amministrativa ha inizio il 30 ottobre 2018, il giorno prima dell’elezione a Palazzo Caracciolo. La Centrale Unica di Committenza Partenio-Vallo di Lauro aveva emanato il bando per l’affidamento del servizio di raccolta rifiuti nel comune di Avella dal quale aveva ricevuto l’indicazione. Una gara con il criterio dell’offerta economica più vantaggiosa vinta dalla cooperativa sociale Ecovigilantes onlus. Irpiniambiente gestiva il servizio da gennaio 2010, post emergenza rifiuti in Campania ed aveva chiesto l’annullamento del contratto in quanto – riporta il quotidiano Il Mattino – riteneva dover essere il gestore del servizio fino all’affidamento definitivo che spetterà all’Ato rifiuti.
Dall’1 gennaio 2010 il servizio nei comuni irpini compreso quello di Avella, che chiede l’annullamento dell’aggiudicazione definitiva e l’accertamento dell’inefficacia del contratto eventualmente stipulato. Oltre all’illegittimità della gara e della procedura su un servizio di competenza della Provincia di Avellino che stava già svolgendo. In pratica, secondo la società di Palazzo Caracciolo, difesa dall’avvocato Vincenzo De Nisco, il Comune non avrebbe potuto indire la gara per la gestione del ciclo del rifiuti, che le spettava per legge fino all’indizione della nuova procedura da parte dell’Ente d’Ambito. «Conclusa l’emergenza rifiuti in Campania e in attesa di un affidamento su base provinciale da parte dell’Ente d’Ambito, le funzioni di organizzazione del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani spettano ai Comuni che le esercitano in forma associata nel rispetto delle norme» cita la sentenza riportata da Il Mattino che potrebbe aprire a scenari tutt’altro che tranquilli per la società provinciale se i comuni decidessero di affidare il servizio ad altre aziende per il principio di economicità fino a quando non sarà fatto l’affidamento del servizio. Criterio che potrebbe portarli ad indicare durante l’assemblea dei sindaci convocata dall’Ato ad una soluzione diversa, più economica, rispetto a quanto prospetta la società provinciale.
Problema in più per Biancardi che sta provando a rendere impermeabile l’affidabilità di Irpiniambiente dinanzi all’Ato, provando a rilevare il servizio di depurazione industriale dall’Asi, svolto con l’Asidep. Lo scorso fine settimana le parti hanno avuto un nuovo incontro. Biancardi al bando emanato dal consorzio industriale non vuole partecipare (Irpiniambiente non ne avrebbe neanche i titoli), il presidente Sirignano è in continuo contatto con il curatore fallimentare dell’ex Cgs che ha voluto fortemente il bando per evitare il fallimento ed introitare 3 milioni di euro per far fronte ai debiti. In attesa di conoscere le sorti non è stato sondato chi dovrà in futuro scegliere il gestore del servizio: l’Ato rifiuti. L’ennesimo passo in avanti di Biancardi senza confronto non sarebbe stato gradito a collina liguorini. E non solo. L’eventuale acquisizione del servizio di depurazione industriale da parte di Irpiniambiente potrebbe addirittura pregiudicare il futuro della società in ottica affidamento del servizio di raccolta e gestione. La depurazione infatti non è uno dei servizi previsti nel piano d’ambito. L’Ato rifiuti avrebbe difficoltà ad affidare la gestione del servizio di raccolta ad un’azienda che non lo svolge esclusivamente.