la città ha bisogno di una classe dirigente autonoma – Corriere dell’Irpinia

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“Non abbiamo bisogno di uomini soli al comando. Sono stati la rovina del Sud, abbiamo bisogno  di amministratori che siano in grado di rispondere ai bisogni dei cittadini e amministrare nel segno di una visione condivisa della città”. A ribadirlo è il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi nel corso del confronto dedicato ad Antonio Di Nunno, tra i sindaci più amati dalla città, a dieci anni dalla scomparsa, fortemente voluto dagli amici al Carcere Borbonico e moderato da Generoso Picone. “La crescita dei territori – prosegue – è strettamente collegata alle politiche nazionali ma deriva anche da una buona amministrazione dei comuni che sola può garantire un futuro alle città del Mezzogiorno. Di qui la necessità di scegliere con attenzione gli amministratori e difenderli perché operino con trasparenza. Ed è chiaro che l’azione amministrativa ha un ruolo più decisivo al Sud”. E ricorda come la sfida è quella di “restituire centralità ai comuni in un momento in cui assistiamo a un conflitto tra il livello regionale e comunale con le Regioni che vogliono gestire sempre di più. In tempi in cui la partecipazione è sempre minore e la rappresentanza perde il legame con i soggetti rappresentati, i sindaci rappresentano spesso gli unici riferimenti dei cittadini. Se vogliamo restituire centralità agli elettori, dobbiamo dare più forza ai Comuni. Poichè sono le città a rappresentare il luogo delle trasformazioni sociali, capaci di restituire i bisogni delle persone”. Ricorda la stagione dei sindaci incarnata da uomini come Antonio Di Nunno, capaci di garantire stabilità politica al governo dei territori”

Una stagione rievocata anche da Isaia Salese “E’ stata una stagione innovatrice, ha rappresentato l’ultimo tentativo di di sovvertimento del sistema. Per Di Nunno è stato tutto più difficile, perchè proveniva da quel sistema contro cui doveva lottare e a differenza di quanto accadeva in altri luogo, in Irpinia il peso dei notabili nazionali era ancora forte”. Spiega come quella stagione è finita “perchè si sono fatti avanti i partiti che temevano i sindaci. Così la grande tradizione municipalista del paese ha lasciato spazio al potere nazionale e regionale, un potere che può elargire soldi a chi vuole. Mentre se avessimo investito sull’autonomia dei comuni, avrebbe potuto cambiare il destino del Mezzogiorno e lo stesso Di Nunno, in un differente contesto politico, avrebbe potuto dare una vera svolta all’Irpinia”. Ribadisce come “Di Nunno ha dimostrato che si può essere ottenere il consenso degli elettori ed essere politici intransigenti ed onesti. E’ una sciocchezza che la politica sia divisa dalla morale. Fare politica significa fare gli interessi collettivi, non può che essere guidata da una visione morale. La storia di Di Nunno e la stagione dei sindaci richiama l’idea di Guido Dorso della necessità di uomini d’acciaio che abbiano voglia di misurarsi col cambiamento”  Spiega come “Avellino ha bisogno di una classe dirigente autonoma. Mi ha sempre colpito che, pur avendo una tale rilevanza a livello politico, si fosse fatto così poco per una città, invasa dalla speculazione. Il fallimento di Di Nunno ha dunque rappresentato il fallimento di un’idea di politica, che è possibile avere fede politica ed essere autonomi. L’unica ossessione di Di Nunno era quella di rendere bella la città”. Per ribadire come “Avellino soffre di un isolamento amministrativo e civile. Non vi illudete, non ha bisogno di prebende o di stabilire buoni rapporti con la Regione ma con la civiltà, ha bisogno di guardare agli interessi della comunità, di una classe dirigente autonoma dai livelli nazionali e regionali”. E sulla questione del terzo mandato “Alcuni presidenti hanno scambiato la Regione per un Regno. In tutto il mondo la democrazia si difende riducendo la possibilità dei mandati, sarebbe auspicabile che nessuno facesse parlamentare a vita. De Luca è l’ultimo a potere parlare, sta in politica da 50 anni, per lui i sindaci erano importanti quando era primo cittadino e le Regioni lo sono ora che lui è alla Regione”

A ricordare il ruolo cruciale dell’architettura nelle trasformazioni della città Laura Lieto, vicesindaco di Napoli, premiato con il riconoscimento per l’architettura alla memoria di Franco D’Onofrio “il premio mi onora, perchè è intitolato a Franco, che è stato un grande dirigente e perchè me lo conferisce la mia città. Continuo a pensare che l’architettura debba servire a ridurre divari e disuguaglianze tra persone, deve consentire il massimo grado di accesso ai diritti. Ecco perchè si carica di un valore forte in un tempo in cui si moltiplicano le forme di povertà”. Ricorda come dall’amministrazione Di Nunno “sia partita una rivoluzione urbanistica con il piano stilato da Gregotti e Cagnardi. Una progettualità che richiama anche il piano realizzato a Napoli”

A rendere omaggio al sindaco Di Nunno anche Laura Nargi “Dieci anni sono un tempo importante, un tempo anche simbolico, per ricordare un grande uomo e un politico lungimirante. Ma io ricordo anche un uomo gentilee garbato come se ne incontrano pochi in politica. Ero ancora piccola quando Antonio girava per Avellino con il suo sorriso, che ricordo con grande affetto. E’ stato per me un punto di riferimento. Penso che tutti i sindaci venuti dopo di lui si siano ispirati, in qualche modo, ad Antonio Di Nunno. Questa amministrazione vuole proseguire nel solco dell’amministrazione precedente, cercando di realizzare il sogno di Tonino Di Nunno: quello di un’infrastruttura ecologica che parte da Borgo Ferrovia, con la creazione del nuovo parco Finestrella, che dialogherà con il parco della stazione. Si tratta di un corridoio ecologico che arriverà fino al centro della città, favorendo così lo sviluppo turistico ed economico di Avellino” E sul Piano Urbanistico, la sfida portata avanti da Di Nunno “È uno strumento che, inevitabilmente, ha bisogno di essere aggiornato, ed è compito di questa amministrazione procedere al suo adeguamento. Antonio Di Nunno era un appassionato di urbanistica, riconosciuto anche a livello nazionale. Il suo piano urbanistico ci ha accompagnati fino ad oggi, e questa amministrazione ha il dovere di attualizzarlo e calarlo nella realtà del 2025. L’obiettivo è quello di proseguire nella sua visione: tanto verde, una città sostenibile e accogliente. Stiamo cercando di portare avanti questa idea di città che tanto stava a cuore a lui”

Antonio Gengaro non si stanca di mantenere viva la sua lezione “In tanti lo ricordano, è stato un esempio di come bisogna essere amministratori di una comunità, capace di conciliare utopia con il pragmatismo. Fu lui a volere il tunnel e a trovare i fondi per realizzarlo, oggi in tanti lo usano per attraversare la città lungo la direttrice Nord Sud. Ha avuto tante intuizioni capaci di guardare avanti. Cruciale per il futuro della città il Piano Regolatore definito da Cagnardi e Gregotti che metteva la città al servizio delle persone e del verde. Un modello da riprendere. Ma soprattutto ha rappresentato un esempio di moralità, quando era sindaco gli proposero di candidarsi alla Camera  ma lui volle portare il mandato fino in fondo”



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