la cultura come simbolo di emancipazione di un territorio – Corriere dell’Irpinia

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Venerdì 7 giugno, presso l’Aula magna del Rettorato dell’Università degli Studi di Firenze, in piazza San Marco, si è tenuta la cerimonia “In ricordo di Antonio La Penna”, alla presenza di familiari e allievi del grande maestro. Qui di seguito pubblichiamo il ricordo di Paolo Saggese, che è stato letto in quella occasione.

Di Paolo Saggese

Cari amici,

Illustri professori,

per impegni di lavoro improrogabili non sono riuscito a partecipare a questo momento solenne organizzato meritoriamente dall’Università degli Studi di Firenze “In memoria di Antonio La Penna”. Da umile allievo del professore non ho voluto mancare almeno con il pensiero ad un ricordo estemporaneo, sicuramente sentito e frutto di ammirazione e affetto.

Di Antonio La Penna ho sempre ammirato il rigore intellettuale e morale, che innanzitutto imponeva a sé stesso e quindi pretendeva dai suoi allievi.

Del professore ho sempre ammirato la ricerca continua della verità, questo impegno persistente alla ricerca della verità, che si fondava non solo sui grandi affreschi storiografici e letterari, in cui era maestro, ma anche sulle minute ricerche filologiche, in cui dimostrava una perizia pasqualiana.

Da allievo umile, a cui mi lega la comune origine irpina, posso aggiungere che per tanti giovani meridionali, dagli anni Cinquanta del Novecento in poi, Antonio La Penna è stato un simbolo, l’esempio di un giovanissimo sedicenne, che grazie all’impegno, alla serietà, alla costanza, all’umiltà, grazie ad un’antica morale contadina, approdò alla Scuola normale superiore di Pisa e si realizzò come intellettuale e studioso, lasciando un segno duraturo nella storia degli studi classici.

Potrebbe suonare come vuota retorica, ma i giovani meridionali e italiani hanno bisogno ieri come oggi di esempi come quelli del professore Antonio La Penna: la cultura, l’onestà e l’impegno possono diventare strumento di emancipazione sociale e umana.

Non aggiungo altro per non travalicare i limiti temporali che mi sono stati assegnati.

Spero soltanto che questo mio brevissimo ricordo, cui ne seguiranno altri, dovuti e necessari, sia non un messaggio provinciale, ma semplicemente un messaggio sincero e ammirato proveniente da una provincia, da una terra umile ma sincera, che diede i natali al nostro maestro, in un lontano anno di quasi un secolo fa, e che è sempre stata fiera di vedere il suo nome accomunato a quello di Antonio La Penna, insieme a Francesco De Sanctis il vanto maggiore della nostra piccola patria.



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