La generosità come via d’uscita

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Di Franco Festa

Le parole giuste le ha trovate Lello De Stefano, storico dirigente del PD avellinese, e sono state parole fuori contesto. Non politiche, ma di più. Parole singolari, che hanno ha che fare con i sentimenti, con la sensibilità, con l’umanità, dunque al di là dei consueti schemi. “Occorre un atto di generosità” ha detto, intervenendo al convegno sulla cultura organizzato dal centrosinistra cittadino e caratterizzato da un lato dalla qualità della discussione e dall’altro dalle rumorose assenze di dirigenti che contano. Come in un perfido e tenace gioco di scacchi lo schieramento alternativo a Festa muove i suoi passi a fatica, un passo avanti e due indietro, una stoccata all’avversario e un punto di sutura, e mentre i temi si vanno chiarendo, il respiro unitario ancora non decolla. Ma cosa voleva intendere De Stefano, di cosa parlava? C’ è un nodo centrale, e un nome che va fatto. Il nodo è il presidente della Regione, De Luca, il nome è quello di Maurizio Petracca, che rappresenta sul territorio irpino e in città il sistema di potere deluchiano e che controlla buona parte della macchina del partito, ancora rintronato dal doppio risultato della vittoria interna con Bonaccini e della sconfitta esterna con la Schlein. Nel PD irpino la democrazia è da anni una chimera, si alternano commissari, segretari provvisori, figure spesso insignificanti che hanno solo nei notabili, non negli iscritti, il loro riferimento. E’ un vecchio modello che ora rischia di saltare e di far saltare tutto, riconsegnando Avellino a Festa per altri cinque anni. Perdere la città, per De Luca e per Petracca, è la fine di tutto. Si tratta allora, e di questo si discute, di trovare una qualche forma di accettabile mediazione che tenga tutti dentro, con un candidato sindaco che rappresenti in qualche modo un livello di decoro moderato, ma che sia comunque collegato a quel sistema di potere, a quello schema in bilico. Com’è chiaro a chiunque sia dotato di un minimo di ragionevolezza, si tratta di una missione impossibile: non tanto perché una parte dello schieramento in costruzione, probabilmente la sinistra, rifiuterebbe questa soluzione, ma perché essa è evidentemente destinata alla sconfitta, tutta costruita com’è dentro logiche che non si confrontano con i cambiamenti reali, tutta affidata a personaggi che da anni battono stancamente la scena. Per questo, proprio per questo, Lello De Stefano ha detto che occorrono gesti di generosità: “Occorre il contributo di tutti, è il momento di mettere da parte inimicizie e incomprensioni: è un dovere di questo centrosinistra e del Pd”. Sembrano parole banali, non lo sono. Perché vengono da chi quell’enigma che è il PD avellinese lo conosce bene, e perché provano a interpretare un bisogno, un sentimento, a uscire dall’angolo dei divieti reciproci, a sperimentare, sul serio, vie nuove, prima che sia troppo tardi. Molto difficile che trovino ascolto, perché richiedono coraggio, disinteresse e fantasia: armi temibili per chi si illude di poter continuare tutto come prima, senza capire che un tempo è ormai finito per sempre.


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