Per soddisfare la mia curiosità mi sono messo in fila davanti ad un supermercato e, pur non dovendo acquistare nulla, ho voluto tastare il polso della situazione, ascoltando le persone che prima e dopo di me avrebbero dovuto accedere ai banconi. Non vi dico. C’è il padre di famiglia che protesta per il costo della mascherina e non solo; la donna di una certa età che ha chiesto di fare il tampone, ma da un mese sta ancora aspettando: c’è l’ex padroncino meccanico che ha riconvertito la sua attività vendendo ora arance e banane e così via. Sono storie di mezza primavera da coronavirus, quasi tutte eguali, con il lavoro che non c’è e i fondi promessi che non arrivano. Il peggio è passato e bisogna solo augurarsi che da domani non ci siano teste calde che possano ridare veleno al morbo che, comunque, continua a uccidere. Consiglierei questa esperienza al premier Conte, ai ministri del suo governo e ai tanti sapienti del tutto che discutono, a volte a tempo perso, di questo mondo che cambia. Tra le cose ascoltate, che di più mi hanno fatto pensare, c’è stato un colloquio a distanza tra due giovani universitari. Commentavano il clima difficile che stiamo attraversando, con un’acuta riflessione sulla Costituzione, difesa in modo straordinario dai prof. Gustavo Zagrebelsky e Sabino Cassese, e sullo stato confusionale dei governanti che vivono la precarietà delle decisioni, inseguendo il vuoto politico e rinunciando alla necessità della concretezza. Diceva un giovane al suo vicino: “Ma come si può affrontare una situazione così delicata se il Parlamento, che dovrebbe essere l’organo sovrano della volontà popolare, litiga su tutto e non esercita la sua funzione di garante della Costituzione?». E l’altro: «Il governo decide una linea, le Regioni spostano completamente il tiro, ciascuna agendo per proprio conto? Non ti dico poi i sindaci: tra i timorosi e i Masaniello ognuno pensa di fare le cento Italia». Tutto vero, ascoltato in una lunga fila. Per consigliare due urgenze. La prima: grande responsabilità per uscire bene da questa fase due. La seconda: subito dopo si metta mano alla riforma delle Istituzioni che sono davvero in uno stato pandemico.
di Gianni Festa
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