Fai fatica a prendere sonno come il 73% degli italiani e pensi che la radio possa aiutarti? Devi sapere che può essere una buona alleata, ma solo a determinate condizioni.
«Rispetto alla televisione, la radio funziona come forma di rilassamento», spiega Elisa Morrone, psicologa di Humanitas PsicoCare ed esperta di disturbi del sonno. «Ma solo a una giusta frequenza e intensità».
Attenzione ai microrisvegli
Se la televisione e il tablet con le loro luci blu sono bocciate perché peggiorano la qualità del sonno e minano la nostra salute, la radio e la musica in particolare vengono promosse dagli esperti, ma con riserva.
«La radio interferisce non tanto nelle fasi del sonno, ma nei cosiddetti microrisvegli che vengono attivati attraverso l’udito», prosegue la psicologa. «È come se il nostro cervello rimanesse vigile e aprisse una finestra sul mondo circostante per controllare ciò che accade. Quindi i suoni della radio rischiano di incidere su questi microrisvegli, aumentandoli in numero e durata, e potrebbero dare una peggiore qualità del sonno».
3 regole per conciliare il sonno con la musica
Eppure, addormentarsi con una melodia nelle orecchie è un’abitudine che riguarda molti italiani. In particolare, sono i giovani che scelgono la musica o un podcast per prendere sonno, ma non sempre questa è la soluzione giusta, anzi nella maggior parte dei casi la radio, come la televisione o il tablet, interferisce nel riposo.
Proprio sui decibel e sulla melodia si gioca dunque l’utilità della radio come “sonnifero”, ma attenzione alle insidie che anche i suoni possono nascondere per il nostro cervello.
«Per uno stile di vita sano che preveda circa otto ore di sonno, la radio può essere un buon alleato se si rispettano tre condizioni: puntare su brani di musica classica, considerati ideali per il rilassamento; non indossare auricolari o cuffie e, soprattutto, impostare un timer perché dormire con la radio accesa disturba il sonno, provoca risvegli notturni e tiene attivo il cervello».
Sì ai rumori bianchi
Tra i consigli della specialista di Humanitas PsicoCare, in ogni caso, la musica rappresenta una buona strategia per prendere sonno.
«Va ad attivare tutte le aree delle emozioni – sottolinea la specialista – quindi dieci o quindici minuti di musica, senza auricolari, ma associati a esercizi di respirazione profonda, aiutano nella fase di addormentamento. Meglio ancora se si crea una playlist in modo da non avere l’interferenza della pubblicità o se si attivano i cosiddetti rumori bianchi, i suoni della natura che facilitano la fase di rilassamento».
Il podcast ideal
Chi punta invece sul podcast per addormentarsi deve optare per ascolti neutri che non impegnino troppo la mente.
«Un racconto particolarmente interessante rischia di diventare un loop per il cervello che rimane vigile e attivo», conclude Morrone. «Meglio, dunque, un prodotto ideale per lo yoga o la meditazione».
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