la varietà delle tradizioni è la nostra forza. Dobbiamo difenderle senza cercare a tutti i costi lo sviluppo economico – Corriere dell’Irpinia

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“Trovate un’altra provincia in Europa con tante tradizioni quante la nostra”. Lo sottolinea il presidente provinciale Unpli Giuseppe Silvestri nel tracciare un bilancio della tradizionale sfilata dei gruppi irpini che ha coinvolto sedici gruppi e 800 figuranti, salutata da un autentico bagno di folla. “I nostri Carnevali sono caratterizzati da una grande varietà di espressioni, e questa diversità rende l’Irpinia straordinaria, non solo in Campania o in Italia, ma in tutta Europa. Dobbiamo esserne consapevoli. Il Carnevale diventa anche strumento per custodire la nostra identità culturale. I nostri bambini – e soprattutto coloro che si impegnano nell’organizzazione di questi eventi – sanno bene che dietro una manifestazione come questa c’è tanto lavoro. Tutto ciò rappresenta un valore non solo per le singole persone, ma anche per la socialità e per le comunità”.

E sulla sfida di valorizzare le tradizioni irpine “Già questa sfilata con la partecipazione di tutti i gruppi è un passo importante. Tuttavia, sto lavorando a un progetto di valorizzazione dei Carnevali. Ora è il momento della festa e della condivisione. Già questa ricchezza e questa partecipazione dimostrano quanto il nostro patrimonio culturale sia vivo. E non è solo Avellino: noi siamo coloro che tengono unito il territorio, che mettono insieme le diverse espressioni del Carnevale, la musica, le tradizioni. Abbiamo gli Squacqualacchiuni, la Montemaranese, la Zeza, la Mascarata, il Ballo n’treccio, il Laccio d’amore e i carri di Castelvetere o Paternopoli per citarne solo alcuni. Tutta questa varietà è espressione delle comunità, che dimostrano così di essere ancora vive. Ed è un segnale positivo per il futuro delle nuove generazioni.”

E ribadisce come non si possa prescindere dal legame con le radici “Non dobbiamo pensare allo sviluppo economico come fine ultimo, bensì alla tradizione, perché è proprio la tradizione a generare sviluppo economico. Se invece invertiamo il processo e cerchiamo lo sviluppo economico sfruttando le tradizioni, commettiamo un errore: voltiamo le spalle alla nostra civiltà contadina. È la nostra civiltà contadina che va rispettata e che deve avere un naturale sviluppo economico, senza snaturarsi”



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