AVELLINO – Alla fine il medico chirurgo senologo Carlo Iannace è l’unico che ci ha messo la faccia: questo pomeriggio ha accettato di scendere nell’arena dei leoni organizzata dalla Cisl e ha detto la sua sui fondamentali temi messi sul tavolo nel corso del convegno di Villa Amendola, e cioé la prevenzione e le liste di attesa. “E’ vero che ci sono degli aspetti della nostra Sanità che potrebbero essere migliorati, ma abbiamo un ospedale che funziona ed è vero che anche i cittadini devono fare la propria parte. La prevenzione e gli screening sono fondamentali, ma a quanto pare ancora non ne sono tutti coscienti: non è raro vedere che agli appuntamenti per un controllo il paziente in questione non si presenti affatto. Anche i cittadini devono fare la propria parte”.
“Noi – ha detto Iannace – abbiamo creato una sistema molto valido per l’organizzazione e la gestione delle varie fasi della prevenzione e dei controlli. Abbiamo trovato delle soluzioni non sempre facili e non sempre molto limpide, a causa di una legislazione poco chiara e poco efficace. Fatto sta che lo screening resta la garanzia maggiore per prevenire e per poter intervenire in tempo. Ma ci deve essere collaborazione. Certo, poi si deve fare un discorso a parte su come vengono gestiti i fondi. In ogni caso io credo che ci debba essere sempre un’integrazione tra pubblico e privato; per esempio nell’esecuzione degli esami propedeutici ad una cura o ad un intervento”.
Iannace ha poi affrontato una delle piaghe più dolorose per la Sanità del Sud in questo periodo storico: “La carenza di medici con la quale ci troviamo a convivere è impressionante. Pensate che ci sono medici di base ad Avellino che hanno da seguire 9mila pazienti. E nei Comuni più piccoli è anche peggio. Per esempio a Lacedonia il medico di base non c’è proprio. E questo dipende anche dagli stipendi, più bassi rispetto al resto d’Italia e al resto d’Europa. Un medico appena assunto prende 2.400 euro: non sono pochi in assoluto, ma sono pochi se si pensa al carico di responsabilità”.
Una stoccata anche alla proposta della Lega sull’autonomia differenziata: “Questa legge si tradurrà inevitabilmente in una ulteriore riduzione dei fondi per il diritto alla Salute”. E infine un’ulteriore richiesta di collaborazione ai cittadini: “Il divario tra Nord e Sud peggiorerà se continueremo ad andare al Nord per farci curare. Cerchiamo di rimanere e di contribuire tutti a migliorare la nostra Sanità”.
Gli altri due esponenti della Sanità campana che erano stati invitati al tavolo, il direttore generale dell’Asl Avellino Mario Ferrante e il direttore dell’Ambito sociale A4 Rodolfo De Rosa, non si sono fatti vedere. E in effetti si sono risparmiati un fitto fuoco di fila partito dalle bocche di fuoco della Cisl irpina: a partire dal segretario provinciale Fernando Vecchione, passando per il segretario di Cisl pensionati Raffaele Tangredi fino ad arrivare al segretario generale di Cisl Medici Campania Lino Pietropaolo. Ficcanti le domande partite dal tavolo (moderato dalla giornalista Marina D’Apice): “Dove sono finiti i soldi stanziati dal governo per ridurre le liste di attesa? Erano 72 milioni… Non vorremmo che fossero stati usati solo a vantaggio della sanità privata”. E ancora: “I soldi dati al Consorzio A4 come vengono utilizzati? Sono anni che chiediamo di essere chiamati come sindacato a discutere il Piano dell’Ambito, ma invece vanno sempre avanti in beata solitudine…”
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