Avellino – La nomina del vice presidente del Consiglio comunale slitta ancora e, probabilmente, se ne riparlerà il prossimo 25 gennaio in una nuova Seduta, così come stabilito dalla conferenza dei capigruppo che si è riunita prima del Consiglio di oggi, il primo dell’anno, in cui, a tenere banco, è stato l’allarme inquinamento con l’Aula che ha affrontato le modifiche da apportare al protocollo antismog in vigore. Una bozza era stata già partorita, a ottobre, dalla commissione Ambiente, presieduta da Gerardo Melillo, dopo un ciclo di incontri che aveva portato a stilare le modifiche necessarie. Oggi, a inizio Consiglio, c’è stato un ulteriore confronto tra maggioranza e opposizione per completare quelle modifiche da apportare al protocollo antismog. Un documento votato all’unanimità da un’Aula in cui, maggioranza e opposizione, hanno deciso di sotterrare momentaneamente l’ascia di guerra per concentrarsi sull’emergenza inquinamento.
«Il documento è frutto di un lavoro condiviso e questo mi fa piacere – spiega Gerardo Melillo, capogruppo di “Vera Avellino”. Il Comune capoluogo ha il dovere di farsi promotore di iniziative volte al miglioramento della qualità ambientale. I dati delle centraline in città registrano valori che possono essere influenzati anche dai Comuni limitrofi inoltre, durante il lockdown, si sono registrati ulteriori sforamenti». L’ordine del giorno approvato dall’Aula dà mandato al sindaco di chiedere un tavolo in Prefettura con i sindaci dei Comuni firmatari del protocollo in modo da modificarlo e integrarlo con altre misure come «uniformare a tutti i Comuni le modalità di autocertificazione degli impianti di riscaldamento per arrivare a un censimento che dia informazioni precise sull’emissione di fumi in atmosfera» spiega Melillo. Allo stesso modo andranno uniformate le modalità di smaltimento dei residui vegetali civili ed industriali «anche favorendo l’utilizzo di strumenti collettivi e di comunità – prosegue Melillo. L’obiettivo è quello di ridurre gli abbruciamenti che causano aumento di Pm10 e Pm2,5». Bisognerà anche puntare sulla redazione di un piano del verde urbano per un’analisi dettagliata del verde presente in città: «Avere conoscenza e contezza del verde in città è importante – spiega Melillo -perché ci dà la possibilità anche di fare una piantumazione più attenta che incida sul combattimento delle polveri sottoli». Fondamentale, inoltre, sarà l’implementazione delle centraline per il monitoraggio dell’aria anche fuori dal capoluogo. Oltre a ciò bisognerà puntare anche sull’utilizzo di materiali come asfalti drenanti e intonaci particolari che possano assorbire le polveri sottili.
«L’ordine del giorno è stato frutto di un lavoro condiviso – sottolinea Melillo. Abbiamo cercato di favorire il massimo dialogo con tutti. Il problema è serio ed è sentito. Bisogna mettere in campo tutte le azioni necessarie per porre un argine a questo problema e rivolgo un invito al sindaco: se per risolvere la questione ci dobbiamo fare qualche nemico, allora facciamolo».
Il primo cittadino di Avellino, Gianluca Festa, sottolinea l’importanza di questo lavoro congiunto tra maggioranza e opposizione, ma annuncia anche: «Stiamo iniziando una stagione nuova. Il problema dell’inquinamento in città c’è sempre stato, ma non sono mai state studiate le cause. Non accetto l’idea che Avellino sia una città inquinata perché ce lo dicono le centraline – spiega. Ognuna è sufficiente a misurare i dati per 200 mila abitanti. Quelle ubicate sul nostro territorio non raccolgono solo il dato prodotto da Avellino, ma si tratta di dati influenzati in maniera anche consistente da quello che accade negli altri Comuni». Il sindaco annuncia, inoltre, l’imminente avvio di due studi proposti da altrettante startup per analizzare quanto avviene in città, ma precisa : «È troppo comodo dire che Avellino è inquinata, Avellino è la città che per obbligo di legge deve ospitare le centraline. Ma i nostri dati sono quelli di un’area più ampia». A corredo della sua tesi ricorda come, durante il lockdown, siano stati registrati lo stesso vari sforamenti a conferma del fatto che l’inquinamento arrivi anche da fuori Avellino. «Noi, però, da comune capoluogo siamo pronti a guidare un processo e mettere in campo azioni che tendano a limitare al minimo la presenza di inquinanti – spiega Festa. Allo stesso tempo dobbiamo far comprendere che la causa non può risiedere solo nel nostro Comune. È una stagione nuova perché l’inquinamento non è mai stato affrontato in questo modo. Non basta chiudere il traffico, dobbiamo individuare le cause e coinvolgere anche gli altri Comuni, a patto che ce ne sia la volontà, e superando il presupposto che la causa sia Avellino solo perchè le centraline sono ubicate sul nostro territorio. Un presupposto che non è più convincente».
Dal lato della minoranza anche Dino Preziosi, capogruppo di “La svolta”, sottolinea l’importanza di questo lavoro condiviso, ma spiega: «Questo è il primo passo perché poi serve un piano urbano di mobilità, ma dobbiamo anche avere il coraggio di cambiare i ritmi della città. Non è detto che tutti debbano entrare a scuola, negli uffici e nei negozi alla stessa ora. Differenziare le entrate consente di allungare la vita nella città, ma si evitano anche gli ingorghi negli orari di punta». Inoltre l’esponente di opposizione invita l’amministrazione a prendere spunto anche da quello che accade in altre città come «a Modena dove, in via sperimentale, stanno utilizzando dei pannelli particolari che assorbono e abbattono le polveri sottili – spiega Preziosi. Bisogna anche incentivare le aziende di stoccaggio in cui portare i residui vegetali». Per Ferdinando Picariello (M5s) «Il primo passo per affrontare l’inquinamento atmosferico è comprenderlo nel suo complesso. Bisogna superare i sistemi di monitoraggio convenzionali perché lasciano molte lacune nei dati, i nuovi sensori consentono di avere migliori informazioni. Si deve puntare anche su altri aspetti come una mobilità diversa che faccia meno affidamento sulle auto anche se, dobbiamo ricordare, come queste siano responsabili solo per il 12% delle emissioni di Co2, una delle maggiori cause invece è il settore residenziale e bisogna intervenire in maniera seria soprattutto sugli edifici pubblici ristrutturando in maniera efficiente. Altre cause sono gli abbruciamenti, ma anche i fertilizzanti a base di ammoniaca».