L’amore sul web | Corriere dell’Irpinia

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Di Monia Gaita

Entrare e uscire dalla vita delle persone con un rapido clic è diventata una pratica diffusa. Le storie d’amore online infoltiscono la casistica delle vicende quotidiane. Ne transitano vari esemplari: quelle in cui ci si vede almeno una volta e quelle in cui non ci si incontra mai. Il contatto avviene con video, con telefonate e con messaggi e può annidare un legame forte, addirittura più coinvolgente e vero di tante relazioni in presenza. Esistono donne che non escono la sera per aspettare il pallino verde o viola della chat, uomini che attendono la propria Fata Morgana con trepidante eccitazione. Un gioco fisico e mentale che non è poca cosa; irretisce, avvince, seduce, cattura e abbraccia più di un abbraccio vivo, perché il corpo non vibra solo al tatto delle mani, ma spasima anche al tatto della voce, della complicità e dell’intesa che rade al suolo la distanza. Quando l’esplorazione nei domìni dell’altro si fa continuativa e assume i caratteri della stabilità, scatta la molla del bene. L’altro smette di starsene impresso nel sigillo della vaghezza, non è più un indeterminato utente della rete, ma è l’amico con cui confidarsi e consigliarsi, il fidanzato, l’amante splendido e divertente che ci spinge a reperire un altro senso nel rapporto: la non obbligatorietà dei gesti, la libertà che ci riscatta dai doveri e ci diffida dal razionalizzare troppo azioni e spiegazioni. Se il vincolo si disinfesta dall’attaccamento finisce protetto dall’impunità di un accordo che impedisce scontri bellici e macerie postbelliche. Tuttavia, per non frantumarsi, è necessario che le due parti la pensino allo stesso modo. La crisi colpisce duro quando arriva l’innamoramento con tutto il suo programma di controllo, di richieste e di pretese a reclamare spazio, progettualità e proponimenti seri. È lì che lo schermo ci sfratta da ogni sicurezza e ci trasforma in debitori truffabili e truffati di un territorio d’affetto esposto a fragilità, crolli e perdite pesanti. È allora che cogliamo in pieno la misura fittizia e fraudolenta dell’amore online. Il nostro lui ci blocca, sparisce all’improvviso o sosta nelle nostre giornate a proprio piacimento con dubbia o nulla trasparenza. Nell’apri e chiudi della stanza virtuale sembra dire:«Non vali abbastanza, non conti nulla per me. Posso chiamarti quando mi avanza del tempo, sei un accessorio di cui so fare a meno». Ne consegue la caduta del tasso di responsabilità che favorisce il crac dell’autostima, l’incremento della solitudine e il trend dell’amore come ritrovo occasionale. La dilatazione sfrontata della superficialità, con tutta la sua carica alienante, ci riduce a semplici clienti di emozioni di consumo. Poiché la realtà ci preclude l’amore, proviamo a cercarlo nel comunitarismo confuso del web. Un po’ come succedeva tra il 1920 e il 1933 negli Stati Uniti: c’erano gli speakeasy, locali dove si vendevano clandestinamente bevande alcoliche negli anni del proibizionismo. Oggi ci sono i venditori clandestini di sentimenti falsi. Accade pure, nella giungla intricata degli internauti, di imbattersi nel tipo giusto. Accade pure che l’entusiasmo iniziale si riveli quanto mai fallace. Ma ad aggregare gli sciami di bugie in una messa a fuoco distorta dell’amore, sono assai bravi pure la femminuccia o il maschietto col quale stai insieme da tempo e che baci sulle labbra, atomo tangiatomo, e non da un monitor obsoleto o da un display moderno, da lontano.



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