E’ un contributo quello consegnato dall’artista irpino Felice Nittolo per la stagione d’opera del Teatro Alighieri che vede in scena il Giulio Cesare di Händel, La vestale di Gaspare Spontini e infine la Tosca, opera di Giacomo Puccini. La scelta è stata quella di puntare su tre opere che potessero rileggere rispettivamente quanto la musica va esprimendo nel segno di un dialogo tra musica e mosaico. “Per lui il mosaico – scrive Giovanni Gardini – è esperienza musicale: la martellina è un metronomo che, battendo il tempo al ritmo del gesto rapido del mosaicista, crea le tessere, il cartone è il pentagramma. Le tessere sono note, mentre l’ampiezza degli interstizi misura i silenzi densi di attesa”.
“Il Giulio Cesare immaginato da Felice Nittolo – prosegue Gardini – è una figura elevata, ispirata alla statuaria romana; egli si staglia, solenne, su una roccia. Un fondale di fuoco ne fa emergere la grandezza mentre lunghe e veloci pennellate, anch’esse rosse, creano uno scenario vibrante, quasi apocalittico.
Per La vestale Nittolo si ispira allo straordinario mosaico degli amanti della Villa del Casale di Piazza Armerina e li rilegge in chiave contemporanea. Alla base della composizione, quasi a formare una roccia, sono le vestigia del mosaico, materiali di scarto che Nittolo recupera dall’operazione di strappo del mosaico e che rende materia quanto mai preziosa. Su quest’alta roccia sono gli amanti, uniti in un unico e intenso abbraccio. Inusuali tessere rosse, colore caro all’artista, li avvolgono, rendendo ancora più solida la loro unione.
Per la Tosca l’artista rilegge una delle sue composizioni più classiche, la linea verticale – scheggia o filo d’erba – elemento unificante tra cielo e terra, dove la sfera terrestre è resa da una morbida linea curva. Sul cielo infuocato e palpitante brillano luminose stelle”.