latino, quel topos caro a Socrate e Platone. Matematica, prova ben articolata – Corriere dell’Irpinia

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Prove largamente alla portata degli studenti. La conferma arriva da docenti e dirigenti scolastici che promuovono le tracce proposte. E’ il professore Paolo Saggese, attento studioso della cultura greca e latina e dirigente scolastico, a commentare il testo di greco proposto nella seconda prova della maturità, tratta da Platone “Riprendendo concetti propri della cultura filosofica e diatribica greca e latina, in questo breve e semplice brano tratto dal dialogo forse platonico “Minosse o della legge” si illustra un “tòpos” caro a Platone, già a Socrate, a Solone, a Teognide e quindi ad Esiodo, che vede nella figura del sovrano e dell’autorità una superiorità intellettuale e morale, che lo distingue dagli altri uomini.

La superiorità morale ed etica, ben chiara soprattutto a partire dalla “Teogonia” e dalle “Opere” di Esiodo, era spesso presentata attraverso un parallelismo con Zeus, che, da divinità capricciosa omerica, era diventata garante della “giustizia” ed esempio di sapienza. L’autorità, pertanto, deriva da Zeus.

Neanche la ricchezza, la superiorità economica, ancor meno di quella politica, rendeva un uomo superiore. Celebre è l’episodio presente in Erodoto, e non corrispondente al vero, del dialogo tra Creso e Solone su chi fosse l’uomo più felice al mondo. Certamente non il più ricco, ma il più giusto e ammirato dal popolo è l’uomo più felice. Celebre è l’apologo della nave: a chi si affida la guida della nave se non a chi sa guidarla? Così è la città: la guida deve essere affidata ai sapienti, sentenzia Socrate. Il tema ebbe molto successo nelle opere morali di Seneca, di Plutarco, di Luciano, tra gli altri. Temi ripetuti poi nel corso del Settecento, dell’Ottocento, del Novecento, sino alla contrapposizione delle élite all’uomo-massa. Si pensi alla “ribellione della massa” di Ortega y Gasset, si pensi a Karl Popper (“La società aperta e i suoi nemici”)”

Non ha dubbi Saggese “Dal punto di vista sintattico e stilistico, l’opera non sembra platonica: troppo semplice, schematica, didascalica. Priva della bellezza formale propria dei dialoghi dell’allievo di Socrate, che, non dimentichiamolo, era stato anche poeta (paradossalmente), il brano presenta qualche dichiarativa e una frequenza di participi, uno con funzione finale. Ma nessuna complessità particolare.I ragazzi avranno fatto un ottimo lavoro”

E’, invece, il professore Franco Festa, curatore della pagina Matematica in giallo, a giudicare positiva la scelta dei quesiti e dello studio di funzioni proposti al liceo scientifico “È una prova complessivamente accessibile tenuto conto che gli alunni dovevano svolgere un problema dei due e quattro degli otto quesiti. Il primo problema, infatti, non presentava grandi ostacoli, tutto incentrato su questioni che normalmente si affrontano nel triennio e in particolare nel quinto anno. Più delicati ma non insormontabili alcuni punti del secondo problema. Forse erano i quesiti a rappresentare questioni più spigolose, anche se tra gli otto almeno tre erano molto facili, qualche altro risolvibile con un minimo di attenzione. Vi erano poi, a mo’ di medaglia da mostrare a tutti i costi, i cosiddetti quesiti di matematica e realtà, presentati in forme ampollose, anche se di fatto erano semplici. Nel complesso una prova di esame interessante, bene articolata, senza difficoltà a tutti i costi, tale che uno studente con una media preparazione poteva affrontarla senza patemi”



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