L’estate, le feste e i consigli del poeta Parzanese – Corriere dell’Irpinia

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di Virgilio Iandiorio

In questa estate calda, anzi caldissima fino a pochi giorni fa, non sono mancate in ogni comune sagre e cortei in costume medievale; ma di un medioevo immaginario. Reale è invece la trasformazione che sta avvenendo nei nostri paesi, dove le Amministrazioni Comunali vanno assumendo sempre più le funzioni che un tempo spettavano ai Comitati Festa patronali.

Il poeta di Ariano Irpino, Pietro Paolo Parzanese, pubblicò sul Poliorama Pittoresco negli anni 1845-46 sedici articoli col titolo Lanterna Magica, cioè un lontano antenato dei nostri moderni strumenti per diapositive. Una scatola chiusa, simile ad una lanterna, con una sorgente di luce al suo interno, che proiettava le immagini dipinte sul vetro su una parete in una stanza buia. Il prof. Antonio D’Antuono, studioso attento dei protagonisti culturali della sua città, ha il merito di aver riproposto in un suo libro, pubblicato poco tempo prima di morire, questi articoli del Parzanese, poco conosciti ai nostri tempi.

Gli articoli della Lanterna Magica sono ricchi delle considerazioni e delle annotazioni della più svariata natura, che il Parzanese introduce e che ci fanno riflettere sulle odierne condizioni dei nostri paesi.

“Il che conviene sapere che accade ne’ villaggi, dove la bellezza nelle donne, ed il sapere negli uomini sono tenuti peccati pressoché imperdonabili. Né vale bontà e cortesia a vincere l’invidia delle brutte e degli ignoranti, i quali, quando altro non possono, ti appiccano addosso certe calunnie, che povero chi ci capita”. Come non dargli ragione, al Poeta, se in alcuni ambienti la parola cultura è un termine offensivo da appioppare all’avversario o al rivale.

Quanta verità, in quest’altro pensiero del Parzanese! “Nelle grandi città, così come nelle borgate vi ha un pregiudizio per il quale chiaramente apparisce, che la più parte degli uomini né pensano col loro cervello, né giudicano colla loro ragione; ond’ è che in quelle cose le quali non trattano de domo sua [dei fatti propri], seguitano a modo di pecore l’esempio e la opinione di quelli che essi credono saperne più di loro. Il che non crediate già che fosse effetto della santa modestia, ma piuttosto di sfrondata superbia, perciocché volendo tutti darsi ad intendere per più di quello che non sono, e non sapendo poi né dove mettere le mani, né come muovere la lingua, si attengono alle opere e alle parole di certi grandi baccalari, che stimano nientemeno infallibili”. Bella questa ironia sottile sull’ignoranza, non dotta ma convinta di esserlo. Purtroppo non era prerogativa dei tempi suoi, perché oggi la troviamo a qualsiasi latitudine del globo terrestre. Magra soddisfazione pensare che nel mondo ci sono altri che stanno peggio o come noi!

Un suggerimento ci dà il Parzanese, anche se come tutti i consigli che non si pagano non vengono da noi seguiti.:” Ho saputo sempre, grazie a Dio, tenermi ne’ miei doveri, e non fare come colui, che per troppo crescere ebbe ad averne lacerata la camicia”.



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