Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Massimo Passaro, portavoce de “I cittadini in movimento”
Tra la terra e il cielo, sempre sospeso ai limiti e come a valicare confini: così immagino si senta un motociclista in sella alla sua moto! Una passione” formidabile”, dando all’aggettivo l’accezione kantiana, detto di ciò che affascina e al contempo terrorizza! Adrenalina pura prima di qualunque partenza, un saluto che non è un addio ma ha il sentore ogni volta di esserlo, una preghiera silenziosa per non tradire il timore, se non la paura, e poi via al ruggito assordante del rombo dei motori ! È una gara al più roboante, a chi ostenta la carrozzeria più scintillante, la migliore tenuta su strada, la migliore “virata” in curva, con la speranza di essere immortalati con quel “ginocchio a terra” che anche solo di un millimetro scenda più di un altro! E poi si tenta l’ennesima impennata augurandosi che vada bene!
E’ forte quel senso di libertà, il vento in faccia, il volto che sfiora i costoni di roccia a destra e il vuoto del mare a sinistra, ma forse assai più forte è la dipendenza che si vive ! Sì, perché basta un tiepido raggio di sole a farlo saltare in sella! Un motociclista non conosce tempo, pausa, misura, non conosce freno, in balia solo di se stesso! E quando lo vedi in bilico tra il blu del mare e l’azzurro del cielo, quando lo vedi sfrecciare come una saetta, ne ammiri la velocità, ma pensi a quanto timore nasconda quel suo accelerare, come a demonizzare la paura di fermarsi! Ma poi ogni viaggio finisce, ogni passeggiata ha un rientro e un caro da avvisare che si è a casa e tutto è andato bene! E subentra la consapevolezza del pericolo, del rischio corso, la presa di coscienza che per un attimo cede il passo all’entusiasmo! Ma l’indomani si è di nuovo là, con lo stesso fervore, con lo stesso desiderio di cavalcare la sella! E ricomincia la corsa che non teme soste!
E quel tacito accordo fatto solo di sguardi, la solidarietà tra centauri come in un gioco di squadra, una squadra che non segna goal e non fa canestro, ma che vince compatta ad ogni rientro! E quando qualcuno si ferma, suo malgrado per sempre, si arrestano tutti sulla soglia della consapevolezza e del dolore, consci dell’impotenza di fronte alla potenza, dell’ incapacità di gestire l’imprevedibile! E si spengono i motori per un giorno per dare spazio a un urlo silenzioso e alle lacrime strozzate in un singhiozzo! È la peggiore delle soste, quella senza panorama, senza scatti da immortalare, senza desiderio di ripartire! Ma un motociclista la sella non la lascia, come un amore che non riesce a dimenticare, una passione che non riesce a sopire! E lo rivedi là, nel gruppo di sempre, con uno sguardo di malcelata preoccupazione, con gli occhi che cercano il coraggio negli occhi dell’ altro e poi si va, giù il casco, un ultimo sguardo a chi è là a salutarti e via, pronto per una nuova partenza! INCONTRARE NELLA PROPRIA VITA UN MOTOCICLISTA RENDE VIVI.