L’Europa del filo spinato | Corriere dell’Irpinia

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Si pensava che con la caduta del muro di Berlino e il successivo trattato di Schengen, sarebbero cadute tutte le barriere tra i paesi dell’Europa e anche ai migranti, in casi di richiesta di asilo politico sarebbe stato possibile accedervi. Così non è stato e altre mura e steccati di filo spinato si stanno erigendo e i migranti vengono respinti alle frontiere con la forza ì spinti in maree con migliaia di morti Quanto è accaduto la scorsa settimana alle migliaia di sventurati con tantissimi bambini, dei quali uno è morto per il freddo, accalcati alla frontiera della Bielorussia con la Polonia rigettati con gas lacrimogeni e getti d’acqua fredda e violentissima, e lasciati al freddo e alla fame e i dieci africani morti nello stretto di Sicilia pe la calca nel tentativo di salire sulla nave dei salvatori, sa tanto di crimine conto l’umanità.

Suor Giuliana Galli, una ottantaseienne combattente indomita contro la povertà e l’emarginazione, ha detto, in un’intervista al “Fatto quotidiano”, che “Siamo diventati campo di concentramento di quelli che stanno bene ….  Ci siamo asserragliati in un’enclave circondati da moltitudini di persone cui nulla è riconosciuto” La reminiscenza di un analogo concetto espresso dal sociologo Bauman, anni prima, nel saggio:” Dentro la globalizzazione, le conseguenze sulle persone” secondo il quale i ricchi si chiudono in quartieri ricintati, riservati e protetti per conservare i loro privilegi e non spartire con gli altri le loro ricchezze. E l’emigrazione, fenomeno epocale e ineludibile è conseguenza anche di una globalizzazione selvaggia che sacrifica i paesi più poveri a favore dei più ricchi come se non bastassero le guerre, le esportazioni di armi, la depredazione continua delle risorse (innanzitutto petrolio) che l’Europa e gli Usa, in secoli di colonialismo, hanno perpetrato contro i paesi poveri lasciando loro scorie radioattive e rifiuti tossici.

L’Europa, sotto l’indifferenza dell’opinione pubblica, si sta dimostrando incapace di fronteggiare un’emergenza così epocale e non sa contrapporre un’adeguata politica di integrazione e di investimenti. In Italia, poi, le cose vanno di male in peggio. Siamo passati da Paese di emigranti in Paese di immigrati, Abbiamo facilmente dimenticato che milioni di italiani (più di venti, in varie ondate migratorie da fine ottocento al post fascismo) sono espatriati in tutto il mondo, prima nelle Americhe, Canada e Australia e poi nei paesi europei, Abbiamo dimenticato che la Svizzera sottoponeva gli italiani, che vi si recavano per lavoro, ad una umiliante visita medica prevista da un trattato del 1948 che  il giovane  Ministro del Lavoro, Fiorentino Sullo, tentò, invano, di far sopprimere; che gli emigranti italiani che mangiavano nelle baracche in scatole di conserva; che in America hanno portato con loro anche la Mafia

Le cause dei flussi migratori sono ben note. I migranti scappano dai loro Paesi per sottrarsi alla povertà pensando di andare a star meglio; per sfuggire alla siccità e all’arretratezza; per sottrarsi alle persecuzioni religiose, etniche, alle guerre e alle dittature; per ragioni sanitarie. Sono decisi a rischiare la vita e quella dei propri figli pur di assicurare loro un futuro migliore. Non esportano violenza e criminalità come sostengono i Salvini e le Meloni, fenomeni legati ad altre ragioni e altri contesti. Anzi sono addirittura utili se non essenziali all’economia dei paesi che li ospitano nei quali il fenomeno dell’invecchiamento sottrae risorse e molti si rifiutano di fare i lavori più umili e faticosi. Senza gli immigrati avremo problemi per l’assistenza ai nostri anziani e ai bambini piccoli, avremo seri problemi in agricoltura, nell’edilizia ed in molti altri settori nei quali gli stranieri vengono addirittura schiavizzati. Ed anche il timore del numero sovrabbondante degli stranieri rispetto alla popolazione autoctona è una favola. In Italia (dati riferiti al 2020) gli stranieri residenti erano l’8,4% della popolazione autoctona: (in Germania il 12,5%; in Austria il 16,6%; in Belgio il 12,5%, in Spagna l’11%). Invece di essere loro riconoscenti perché ci danno una mano a conservare il grado di ricchezza raggiunta, li insultiamo; invece di integrarli li umiliamo e li sfruttiamo. È a coloro che sono nati i Italia, frequentano le nostre scuole diamo la cittadinanza solo al raggiungimento della maggiore età.

di Nino Lanzetta



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