Libera Campania, beni confiscati: “Solo il 66% dei comuni pubblica elenco e informazioni”

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Più che sufficiente il livello di trasparenza dei beni confiscati nelle amministrazioni comunali campane. In Campania su 140 comuni monitorati destinatari di beni immobili confiscati (in totale sono 1860 i beni destinati), il 66% dei comuni pubblica l’elenco sul loro sito internet (lo scorso anno la percentuale era del 56%).

Libera presenta la terza edizione di “RimanDATI“, il Report nazionale che indaga lo stato della trasparenza degli enti territoriali in materia di beni confiscati, promosso in collaborazione con il Gruppo Abele e il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino e, quest’anno, anche con un prezioso contributo di ISTAT. Il Report è stato realizzato grazie ad oltre 100 volontari in tutta Italia, che hanno partecipato a un percorso di formazione e di confronto al termine del quale si è creata una squadra di 41 persone, tutte attive a rilevare il livello di trasparenza degli enti locali.

Il report nazionale di Libera ha visto due fasi di monitoraggio sui 1100 comuni italiani destinatari di beni confiscati: una prima ricognizione, all’esito della quale erano 504 i comuni che pubblicavano l’elenco; successivamente, ai comuni è stata inviata la domanda di accesso civico, con la quale, dopo la prima ricognizione, è stata richiesto di pubblicare o aggiornare gli elenchi; infine, una seconda ricognizione condotta sui siti dei comuni che hanno risposto alla domanda di accesso civico semplice. A livello nazionale, il balzo in avanti nella direzione di una maggiore quantità di enti che pubblicano l’elenco è stato notevole: si è passati infatti dai 504 enti rilevati con la prima ricognizione ai 724 rilevati con la seconda, con un incremento della percentuale di circa 20 punti, dal 45,5% al 65,2%.

I dati presentati – commenta Tatiana Giannone, responsabile nazionale Beni Confiscati di Libera – dimostrano la forza della comunità monitorante di Libera, che trova corrispondenza nei risultati raggiunti. Riteniamo fondamentale che accanto ai percorsi mirati a garantire il riutilizzo sociale, anche la conoscibilità e la piena fruibilità dei dati e delle informazioni sui patrimoni confiscati siano elementi di primaria importanza. In questo contesto, la trasparenza deve essere considerata anch’essa un bene comune, confortati dalle previsioni normative del Codice Antimafia, che impongono agli enti locali di mettere a disposizione di tutte e tutti i dati sui beni confiscati trasferiti al loro patrimonio, pubblicandoli in un apposito e specifico elenco.

Stiamo attraversando un periodo in cui dal governo arrivano segnali contrastanti sul sostegno agli enti locali: basti pensare a tutte le misure definanziate all’interno del PNRR, fino ad arrivare al disegno di legge sull’autonomia differenziata, che bloccherebbe lo sviluppo di intere aree del nostro Paese. Inoltre, sempre di più prende piede un approccio privatistico al tema del riutilizzo dei beni confiscati: nel dibattito pubblico si parla del tema della vendita e della rimodulazione delle misure di prevenzione, si banalizzano le criticità che affliggono la materia e si rafforza la brutta abitudine a piegare i numeri ai propri fini. Messaggi che convergono su una lettura superficiale e ingiusta, a partire dalla quale si getta un discredito generalizzato su uno strumento che, invece, ha consentito una vera e propria rivoluzione. Lo ribadiamo con forza e convinzione: combattere le mafie e la corruzione vuol dire attivare percorsi di giustizia sociale e farsi gambe per i diritti dei cittadini e delle comunità.”

La base di partenza del lavoro di monitoraggio – spiega Libera – coincide con il totale dei comuni italiani al cui patrimonio indisponibile sono stati “destinati” i beni immobili confiscati alle mafie per finalità istituzionali o per scopi sociali. In Campania sono 140 i comuni destinatari di beni immobili confiscati, di questi 93 quelli che pubblicano l’elenco sul loro sito internet, così come previsto dalla legge, pari al 66% del totale, mentre sono 47 quelli che non pubblicano le informazioni sui patrimoni confiscati loro destinati. Buona la fotografia per provincia: su 11 comuni della provincia di Avellino sono 4 i comuni che non pubblicano elenco; in provincia di Benevento su 6 comuni 2 non pubblicano, in provincia di Salerno sono 6 i comuni che non pubblicano informazioni su un totale di 27 comuni. Nella provincia di Napoli, su 50 comuni destinatari di beni confiscati, 19 non pubblicano nulla mentre nella provincia di Caserta su 45 comuni sono 4 quelli inadempienti.

Un approfondimento è stato fatto sulla modalità di pubblicazione dell’elenco, da cui dipende in maniera sostanziale la qualità dei dati messi a disposizione. Ai fini della nostra ricerca – che mira a stimolare la pubblicazione di dati pienamente e compiutamente fruibili e dunque in formato aperto – abbiamo considerato, nella percentuale dei comuni che pubblicano, esclusivamente quelli che lo fanno in formato tabellare. Tutte le altre tipologie di pubblicazione, nella valutazione complessiva, vengono associate alla categoria “elenco non presente”. In Campania il 39% dei comuni pubblicano in formato aperto e il 22% in formato PDF ricercabile. Il monitoraggio ha riguardato anche altre informazioni fondamentali sulla vita del bene confiscato:il 37% dei comuni non specifica i dati catastali, il 38% non specifica la tipologia, e ancora il 54% non specifica la consistenza (informazioni sulla metratura o sugli ettari del bene confiscato).

La ricerca analizza nello specifico le modalità di pubblicazione degli elenchi anche su scala regionale. Sui 724 comuni che hanno pubblicato l’elenco, abbiamo costruito un ranking mediato nazionale: su una scala da 0 a 100 la media è pari a 71.6 punti. La regione Campania con un ranking regionale pari a 72.3 è al di sopra della media. Tutti i comuni capoluoghi di provincia pubblicano informazioni e l’elenco dei beni confiscati destinati sui siti istituzionali.


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