L’Irpinia piange Staino, dal racconto del sisma dell’80 a testimonal del percorso per i non vedenti a Monteverde

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L’Irpinia piange Sergio Staino, 83 anni, fra i più famosi disegnatori di satira politica in Italia, spentosi ieri a Firenze. Per tutti era il padre di Bobo, il personaggio da lui inventato:calvo e con barbetta, vagamente somigliante a Umberto Eco, comunista ma critico verso il suo partito di riferimento. Più volte ospite in Irpinia, con la sua satira aveva denunciato i pericoli legati alla ricostruzione, per poi inaugurare a Monteverde nel 2018 il percorso per i non vedenti. Un legame con l’Irpinia, rafforzatosi anche grazie all’amicizia con il preside Gerardo Vespucci. “Il tutto avvenne, quasi per caso, 36 anni fa – aveva spiegato Vespucci – in quei fatidici giorni del post terremoto, quando Sergio disegnava Bobo per Linus, mensile di satira e cultura diretto da Fulvia Serra, per i tipi della Rizzoli. Si era dato il caso che il Circolo Arci di Sant’Andrea di Conza fosse stato sostenuto nei primi mesi del 1981 dal CRAL della Rizzoli di Milano, che regalò il prefabbricato ed una serie di volumi per la biblioteca. Poiché a quasi due anni dal sisma sembrava alquanto calata l’attenzione della stampa e della cultura in genere, pensammo bene di chiedere agli amici di Milano di parlare con Fulvia Serra per un numero speciale di Linus sul terremoto. Tra la fine di settembre ed i primi di ottobre giunse a Sant’Andrea un signore alto, dal bel portamento, con barba ed un paio di occhiali spessi per miopi: era il vignettista Sergio Staino, venuto per osservare e disegnare lo stato dell’arte. Fu ospite a casa di Gabriele Giorgio ed ogni giorno girava con noi tutti i paesi del cratere, in particolare Conza, Morra e Lioni, oltre Sant’Andrea, ovviamente. Non disegnava mai, ascoltava in silenzio e osservava, osservava tutto e tutti: come facesse a disegnare non si capiva. Poi si scoprì l’arcano: a casa di Gabriele, dopo avere mangiato, si chiudeva in stanza e buttava giù i suoi disegni, facendo affidamento alla sua memoria portentosa, capace di riportare anche i dettagli più minuti. Quando il numero di Linus di ottobre 1982 pubblicò la storia che ne venne fuori, noi del PCI di Sant’Andrea ne fummo orgogliosi, ma ci restammo anche un poco male: la storia, dal titolo “Festa con ballo”, metteva in evidenza tutti i rischi politici che il terremoto poteva rappresentare per le nostre terre, stante lo strapotere del sistema di potere democristiano, ma non risparmiava di sottolineare i limiti culturali e comportamentali di un gruppo di compagni meridionali, alternativi a parole, sembrava dire. Fu così che si capì il metodo “maieutico” della satira di Sergio: individuare, colpire e condannare la trave negli occhi degli avversari, ma non risparmiando neppure la pagliuzza presente nei propri occhi. Ironia ed autoironia, questo è Bobo, cresciuto, però, da comunista, in un contesto di sinistra, partecipe di tutte le giravolte, le cadute e le risalite di un mondo che sembrava egemone, ma non lo era: e Bobo lo ha sempre saputo”.
Un’amicizia rafforzatasi all’indomani del 1995 “la nuova amministrazione aveva la disponibilità di una fantastica struttura – l’ex Fornace – adattissima ad ospitare mostre di ogni tipo. Chiedemmo a Sergio se avesse voluto far ritorno, anche per apprezzare le novità da quel terribile sisma. Fu così che venne per discutere con i suoi vecchi amici e ci portò una mostra di oltre 30 disegni a colori in formato 60×80. Furono due giorni fantastici di mostre e confronti col pubblico venuto da tutta la Campania: rimase, come ebbe a dire al Corriere della Sera e all’Espresso, perplesso e soddisfatto di scoprire che i vecchi compagni erano tutti iscritti all’Arci Gola presieduto dall’ex Sindaco Antonio Vespucci ( Sergio era stato, con Guccini Carlin Petrini e qualche altro, tra i fondatori dell’Arci Gola). Da quel momento non ci siamo più persi di vista: ogni sua discesa a Sud, oppure una nostra presenza in Toscana, era occasione per incontraci. Nel 2005, poi, avvenne una nuova svolta: la sua disponibilità ad accettare gli inviti a scuola. Infatti, accettò di presenziare un incontro dell’Istituto Superiore De Sanctis di Sant’Angelo organizzato dall’Avv. Raffaele Capasso per ricordare la Costituzione ed in particolare l’Art.21 sulla libertà di stampa: Sergio riuscì ad incantare con le sue storie a strisce un uditorio di centinaia di alunni dei nostri paesi, rimanendone soddisfatto e piacevolmente colpito. Con lo stesso spirito, nel 2009 venne all’Istituto Maffucci di Calitri in occasione del cinquantesimo dell’Istituto d’arte: visse una giornata spasmodica, prima in assemblea a dialogare con gli alunni, subito dopo ad inaugurare una mostra stupenda realizzata dagli ex docenti ed alunni [ credevo di essere nel mio Sud, potrei essere anche a New York, disse], e di corsa sul Vesuvio dove attendeva l’arrivo del giro d’Italia che seguiva per il quotidiano l’Unità, che poi gli è toccato dirigere. L’anno successivo fece felice un gruppo di studenti di Calitri che a tutti i costi volevano conoscere Guccini: l’incontro avvenne a Napoli proprio grazie ad una telefonata di Sergio. I ragazzi, in piena autonomia vollero ringraziarlo con un regalo in occasione dei suoi 70 anni nel giugno del 2010”. Un legame con l’Irpinia, mai interrottosi, fino all’inaugurazione del percorso per i non vedenti “Sergio non fa certo mistero della sua quasi cecità – anche perché per vedere gli bastano gli occhi della sua amata Bruna – ed ha seguito con attenzione e partecipazione il progetto di Monteverde paese accessibile a tutte le disabilità, che il vice sindaco gli ha sempre descritto, ricordandogli l’impegno ad essere presente per l’inaugurazione”.

A Monteverde, Sergio Staino aveva ricevuto – insieme con lo scrittore e giornalista Flavio Pagano – anche il premio alla cultura per i suoi innumerevoli contributi dati all’arte grafica satirica ed a quella filmica, facendo da testimone alla creazione di un “borgo accessibile” a tutti i disabili, a partire dagli ipovedenti e non vedenti. Poi la tappa a Sant’Andrea per salutare gli amici.

“Nell’incontro di Monteverde, anche su sollecitazione di Mario Pagano, Sergio – scriveva Vespucci nel tracciare un resoconto dell’incontro – aveva affrontato le tematiche politiche più generali: «Il Mondo sta vivendo una nuova fase geopolitica con la Cina da un lato, i paesi Arabi dall’altro; con gli Usa da un lato e la Russia dall’altro, l’unica grande assente rischia di essere l’Europa, la patria di Voltaire, la culla della civiltà della tolleranza: ed ecco perché l’Europa è sotto attacco! I partiti populisti e sovranisti esprimono proprio su questo tema il loro punto debole, e la sinistra progressista deve ricostruirsi proprio in nome dell’Europa». A Sant’Andrea aveva voluto, invece, richiamare ognuno alla riscoperta dei valori più tipici della storia umana, a partire dalla libertà e dall’idea di una uguaglianza tra gli uomini dove non ci siano sfruttati e sfruttatori, ma persone in relazioni tra di loro, nel reciproco rispetto di ogni singolarità. Per farlo aveva richiamato la sua storia personale, della sua famiglia umile ma fiera, dove non si chinava il capo dinanzi a nessuno, come insegnava il nonno materno, fiorentino, socialista, poi comunista, con venature di anarchia, e della sua vicenda di studente di qualità, capacissimo con il disegno, ma sfortunato perché capitato nella migliore scuola media di Firenze fu messo alla porta perché figlio di povera gente. Per oltre un’ora Sergio aveva tenuto tutti attenti immersi nei suoi racconti, ma allo stesso modo aveva dato spazio ai ricordi della sua prima visita a Sant’Andrea in quell’inizio di autunno grigio del 1982, allorquando aveva voluto solidarizzare, con le sue strisce, con il popolo dei terremotati e già allora aveva capito quanta forza e pazienza avremmo dovuto mettere in campo per non soccombere. Stimolato a parlare del sud di ora, egli aveva espresso molta attenzione a quello che l’imprenditore Davide Maraffino sta cercando di realizzare con investimenti mirati nei settori meccanici, della mobilità, anche in ricerca scientifica e tecnica a Sant’Andrea e dintorni, partendo dalle piccole cose, come l’avere dato ad una ventina di giovani dell’associazione Lu Faucion’ una valida alternativa al dolce far nulla. Aveva poi ribadito che non si dà sinistra, non si dà progresso senza la difesa dei sacri principi di libertà, tolleranza, uguaglianza e fratellanza e senza la difesa dei più umili, siano essi quelli accanto, siano essi i nuovi che spingono alle nostre frontiere”.


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