E’ stata la chiesa di San Biagio di Serino ad accogliere l’estremo saluto al professore Pietro Pelosi, italianista, poeta e docente all’Università di Salerno ma anche musicista ed autore di canzoni. Uno sguardo, il suo, capace di andare al di là di vincoli e convenzioni come racconta la sua poesia che si interroga sulla condizione dell’uomo, al di là di steccati e generi. Forte il legame con la sua terra natale. Ad esprimere un messaggio di cordoglio il Dipartimento di Studi Umanistici, in tutte le sue componenti, che “esprime dolore e vicinanza alla famiglia del professor Pietro Pelosi, apprezzato docente che per molti anni ha arricchito la nostra comunità. Ne ricordiamo l’ampia cultura e, soprattutto, la generosa disponibilità verso i suoi studenti”.
“Il professor Pelosi – scrive il professore Giovanni De Feo, suo grane amico – non è stato soltanto un luminare della letteratura italiana, docente stimato e amato dai suoi studenti all’Università degli Studi di Salerno, autore di tanti libri accurati e appassionati ma anche un’anima creativa e generosa che ha spaziato ben oltre l’accademia. Musicista e compositore, suonava chitarra, violino e tastiere con la stessa passione con cui insegnava Dante o Leopardi; coltivava le tradizioni locali e con il suo metodo – che partiva dal flauto dolce per arrivare alla chitarra – ha acceso la scintilla della musica in decine di ragazzi. Io ho avuto la fortuna di conoscerlo da adolescente: ricordo ancora la sua pazienza nel farmi muovere i primi accordi, il suo entusiasmo contagioso, le infinite conversazioni che spaziavano da Metallica e Deep Purple a Dante e Leopardi, dalla bellezza della Rosamarina ai racconti di una giovinezza serinese che sembrava magia. Il suo insegnamento vive oggi in chi lo ha amato – in primo luogo nel figlio Carmine, proseguimento naturale della sua eredità culturale – e in allievi come Michele Cirasuolo, oggi astrofisico di fama mondiale, che Pierino ha ispirato con la sua curiosità e generosità.
Caro Pierino, mi mancheranno le tue chiacchierate, il tuo sorriso e quel modo unico di farti sentire capace di tutto. Ma so che quello che ci hai donato – la musica, la cultura, l’amicizia – resterà per sempre dentro di noi. Riposa in pace, maestro e amico”.
Commosso il ricordo degli ex studenti “Il professore Pelosi – scrive Alessia Ricciardelli – ha sempre conservato la sua genuinità, il suo essere fuori dagli schemi, il suo amore per il suo paese e la sua terra. Nonostante la sua immensa cultura, mai e dico mai, si è pavoneggiato. Ricordo quando lo scelsi come relatore. Era un periodo in cui non stava molto bene e non voleva accettare tesisti. Mi presentai determinata davanti all’aula dove sosteneva gli esami e mi piantonai lì dicendogli che non me ne sarei andata finché non mi avesse detto sì. Non avrei mai potuto lavorare a quella tesi con qualcuno che non sentissi affine a me nell’animo. Gli proposi un argomento che si relazionasse alla mia grande passione per la musica: volevo scrivere una tesi sulla fiaba traslata in musica, gli animali delle fiabe e le loro caratteristiche umane, raccontate dai cantautori. È singolare che, diversi anni dopo, io abbia scoperto che un cantautore del quale mi sono profondamente innamorata, Lucio Corsi, abbia fatto un intero album di canzoni sugli animali della maremma, un bestiario. Era un’impresa, virammo su una tesi sulla metafora e lui mi fece dedicare un’intera parte alla metafora utilizzata nel cantautorato italiano. Diede risalto alla mia passione e, di questo, lo ringrazierò sempre. Non dimenticherò mai le nostre chiacchierate nel suo ufficio sui vecchi cantautori italiani e quando mi cantava le canzoni de le Orme”. Ai familiari tutti, in particolare al figlio Carmine, l’abbraccio della redazione.