Rosa Bianco
Nel cuore del bar Hope di Avellino, un nome che è già promessa e rifugio, con la calorosa accoglienza della “padrona di casa” Elvira Napoletano, si è celebrata una serata, che supera i confini dell’evento culturale per incarnare un atto di resistenza poetica. La presentazione di Olena, la raccolta di Elena Opromolla, organizzata dall’Archeoclub sotto la guida di Ilenia D’Oria, non è stata solo un omaggio alla parola, ma un invito a riconsiderare la nostra umanità, in un tempo di solitudine e frammentazione.
La poesia, spesso relegata a un ruolo marginale nel vortice pragmatico della contemporaneità, ha trovato una rinnovata centralità in questa cornice intima e calorosa. Elena Opromolla non ci offre semplicemente una raccolta di versi, ma un ponte verso il sé, un dialogo con le memorie che ci abitano. Olena — un titolo che è insieme gioco linguistico e manifesto d’identità — si presenta come un atto di coraggio: un viaggio nella fragilità umana che si trasforma in forza creatrice.
Poesia come architettura del ricordo
I versi della poetessa si posizionano come isole di significato in un oceano di incertezze. Ogni parola è un approdo, un luogo dove il passato non è solo rimpianto, ma materia viva, capace di generare nuove prospettive. In un’epoca in cui il presente si consuma nell’istantaneità e il futuro appare nebuloso, il ritorno all’infanzia — “La vera patria dell’uomo è l’infanzia ”, come ricorda Rainer Maria Rilke — è un atto sovversivo: un recupero del tempo in cui il mondo era ancora plasmabile, pieno di promesse e speranze.
Eppure, Olena non è un semplice esercizio nostalgico. È un invito alla trasformazione: la memoria non è una prigione, ma uno specchio che riflette il potenziale di rinascita. La poesia diventa un antidoto alle “tempeste della vita” che, sebbene inevitabili, possono essere navigate con la bussola dell’arte e della solidarietà.
Un dialogo multisensoriale
La serata al bar Hope ha trasformato i versi in esperienza, attraverso la voce vibrante di Antonella Bolognese e le note evocative del sassofono di Pietro Mariconda. Le opere pittoriche di Dora Virtuoso hanno aggiunto una dimensione visiva, creando un dialogo sinestetico che ha avvolto il pubblico in un abbraccio artistico: il tutto con la sensibile e attenta moderazione di Gianluca Amatucci. La poesia di Opromolla si è fatta corpo e anima, parlando non solo alla mente, ma anche ai sensi. Questa multidimensionalità riflette la stessa natura della poesia: un’arte che non conosce confini, capace di abitare contemporaneamente parola, suono e immagine. È una testimonianza della potenza dell’arte come linguaggio universale, capace di unire sensibilità diverse e generazioni distanti.
Un invito alla solidarietà
Nel cuore della raccolta si staglia l’amore, inteso non solo come sentimento romantico, ma come forza generativa, capace di costruire rifugi contro le insidie del potere e della solitudine. Elena Opromolla non si limita a descrivere la realtà: la interroga, la sfida, proponendo una visione del mondo, dove la fragilità umana non è un limite, ma un’opportunità per creare legami.
La partecipazione degli studenti del Liceo Classico Europeo Pietro Colletta Raffaello e Ilaria è stata l’elemento più emblematico della serata. La loro testimonianza è una risposta alla domanda fondamentale che attraversa ogni opera d’arte: la poesia ha ancora un ruolo nel mondo di oggi? La risposta, incarnata nella freschezza del loro sguardo e nella profondità delle loro parole, è un sì, che ha risuonato come un monito e una speranza.
Con Olena, Elena Opromolla ci ricorda che la poesia non è un lusso per pochi, ma una necessità per molti. È un’ancora e un’ala, un luogo dove tornare e da cui ripartire. In un’epoca che ci spinge verso l’individualismo, i suoi versi sono un richiamo alla comunità, all’“abbraccio fraterno” che può resistere alle tempeste del nostro tempo. E così, oggi al bar Hope, si è compiuto un piccolo miracolo: la celebrazione della parola come atto politico, estetico e umano. Olena non è solo una raccolta poetica, ma una mappa per ritrovare la strada di casa — quella casa che è fatta di ricordi, speranze e del coraggio di immaginare un futuro diverso.