Immagina di rientrare a casa, un giorno, e di non riconoscere i tuoi cari. Al punto da considerarli degli intrusi pericolosi e cercare di cacciarli con la forza. È esattamente quello che accade nell’organismo quando si manifesta una malattia autoimmune.
«Le tue difese, abituate a proteggerti dai pericoli esterni (come virus, batteri o funghi), all’improvviso impazziscono e scambiano per nemici da aggredire e distruggere parti del tuo stesso corpo», spiega il professor Francesco Le Foche, responsabile del day hospital di immunoinfettivologia del Policlinico Umberto I di Roma.
«In alcuni casi si tratta di malattie rare, in altri di patologie più diffuse. Ma c’è una costante: colpiscono in prevalenza le donne, in un rapporto che può essere persino di cinque a uno rispetto agli uomini». Con l’aiuto del nostro esperto cerchiamo allora di conoscerle più a fondo.
Perché all’improvviso le difese vanno in tilt?
È questione di Dna, ma non solo. «Una malattia autoimmune non è presente dalla nascita, ma si manifesta a un certo punto della vita», spiega Le Foche. «Perché ciò accada occorre che ci sia una predisposizione genetica (uno o più familiari di primo o secondo grado che ne soffrano), unita ad alcuni fattori scatenanti. Non li conosciamo ancora tutti, ma quelli di cui oggi siamo più sicuri sono i cambiamenti ormonali, alcuni virus (dell’herpes, della mononucleosi infettiva, il citomegalovirus), certi batteri, le sostanze chimiche, il fumo di sigaretta. Possono contribuire a scombussolare il sistema immunitario anche pesanti condizioni di disagio psicologico sul lavoro o a casa, il sovraffaticamento fisico dovuto, per esempio, a un allenamento eccessivo, e persino l’esposizione molto intensa e prolungata al sole o ai raggi Uva delle lampade abbronzanti».
Qual è la fascia di età più a rischio?
«Per le donne il periodo fertile, in particolare la gravidanza, durante la quale l’impatto degli ormoni è molto alto. Per gli uomini, invece, la fascia di età tra i 14 e i 35 anni, perché i giovani hanno una vita in genere più movimentata, con orari sballati, sottopongono il fisico a carichi esagerati di fatica, hanno una maggiore probabilità di esporsi a virus e batteri, eccedono con il fumo e l’alcol», precisa Le Foche.
Quali sono le malattie autoimmuni maggiormente diffuse?
«Tra quelle definite “organo specifiche” (perché colpiscono un organo in particolare): la tiroidite di Hashimoto, che riguarda un’ampia percentuale di donne in età fertile, e il diabete di tipo 1», spiega l’esperto. «Tra quelle “non organo specifiche” (che interessano più di un organo): il lupus eritematoso sistemico (che colpisce in 9 casi su 10 il sesso femminile) e l’artrite reumatoide (che esordisce tra i 40 e i 60 anni coinvolgendo prevalentemente le donne)».
Con quali sintomi si manifestano le malattie autoimmuni?
«Le malattie autoimmuni sono delle malattie infiammatorie croniche che si caratterizzano per la presenza nel sangue di autoanticorpi, cioè anticorpi rivolti verso costituenti propri. Esse sono tante e molto diverse tra di loro. Tuttavia ci sono almeno tre sintomi che le accomunano: un senso di notevole stanchezza ingiustificata, una leggera febbricola che si protrae per diversi giorni o settimane, dolori articolari», elenca Le Foche.
Il sospetto che questi disturbi possano dipendere da uno scompiglio delle difese aumenta se ci sono alcuni valori delle analisi del sangue sballati: in particolare se la Ves e la proteina C reattiva sono più alte della norma (indice di un’infiammazione in atto) o se il numero di anticorpi è elevato (segno di un’attivazione del sistema immunitario). In questi casi occorre rivolgersi subito a un immunologo o a un reumatologo».
Come si fa la diagnosi di una malattia autoimmune?
«Durante la visita il medico cercherà innanzitutto di capire se hai una predisposizione genetica, chiedendoti se ci sono persone della tua famiglia che soffrono di una malattia autoimmune», precisa Le Foche. «Poi, dopo aver valutato i tuoi sintomi, ti prescriverà un esame del sangue alla ricerca degli autoanticorpi (quelli che reagiscono contro il tuo stesso organismo). La loro presenza nel sangue potrebbe essere il segno di una malattia autoimmune. A questo punto è necessario passare a esami del sangue più approfonditi, alla ricerca degli autoanticorpi specifici della patologia autoimmune che si pensa possa essere all’origine dei sintomi».
Quali sono le cure più efficaci?
«Per prima cosa chiariamo che le malattie autoimmuni sono croniche, cioè non guariscono, ma possono essere addormentate e tenute sotto controllo. Le probabilità di riuscirci sono ottime», rassicura l’esperto. «I test sono sempre più precisi, i farmaci molto efficaci e permettono di migliorare la durata e la qualità della vita. Quelli più utilizzati sono il cortisone grazie alla sua azione antinfiammatoria e immunosoppressiva, e gli immunosoppressori, che riducono la disregolazione del sistema immunitario. Ma la grande innovazione sono i farmaci biologici. Questi sono altamente specialistici e neutralizzano selettivamente i mediatori dell’infiammazione. In pratica servono per bloccare i processi infiammatori, che danneggiano tessuti e organi».
Quanto dura la terapia?
«I tempi sono molto lunghi, può protrarsi anche per diversi anni o tutta la vita. La caratteristica di queste patologie è l’alternarsi di fasi acute seguite da periodi di remissione», risponde il professor Le Foche. «Quando la malattia è sotto controllo il dosaggio dei farmaci diminuisce, ma il medico deve essere pronto a riadattare la cura non appena i sintomi si riacutizzano. Sono strategie terapeutiche che devono essere utilizzate in ambito specialistico».
Ha senso un check-up in assenza di sintomi?
«Nelle giovani donne dove c’è una familiarità per patologie autoimmuni, prima di intraprendere una gravidanza sarebbe opportuno sottoporsi a un prelievo di sangue per lo studio della predisposizione a questo tipo di patologie, in quanto possono essere causa di infertilità o poliabortività», dice Le Foche.
Ci sono farmaci che una donna predisposta o affetta da malattie autoimmuni non può prendere?
«Sì, ci sono dei farmaci per i quali sarebbe opportuno confrontarsi con il proprio medico. In particolare, per gli anticoncezionali sarebbe utile informare il ginecologo di riferimento, il quale in tutta sicurezza potrebbe consigliare la strategia più giusta», conclude il nostro esperto.
I rimedi dolci per “calmare” le difese
«Per combattere lo stress, che può alterare le difese, al risveglio prendi 10-20 gocce di Ribes Nigrum e, alla sera, 1 compressa di melatonina da 1-3 mg», afferma il dottor Luca Bertini, medico esperto di cure naturali a Pisa. «Invece, per calmare l’ansia, che spesso accompagna la malattia, fai preparare in erboristeria una miscela di tintura madre di valeriana, biancospino e passiflora (in parti uguali) e assumine 5 gocce 5 volte al dì».
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