Pierpaolo Marino, ex dirigente e presidente dell’Avellino negli anni Ottanta, ha parlato ai microfoni de Il Mattino, da tifoso biancoverde:
“Dopo la sconfitta a Vicenza ho dormito poco e male. D’Agostino è l’unico a non avere nulla da rimproverarsi. Ora c’è da riflettere sugli errori che hanno impedito di vincere il campionato. Sono amareggiato, prima del dirigente c’è un Pierpaolo innamorato dei colori biancoverdi fin da bambino, quando facevo il raccattapalle al Piazza d’Armi”.
Marino ha parlato di futuro, partendo dalla parola d’ordine continuità: “L’organico è ottimo, la rosa va rinforzata e migliorata, ma guai a sfasciarla. Arrendersi o rivoluzionare vorrebbe dire far venire meno la progettualità. La base c’è. Servono innesti mirati. Magari un portiere più esperto, giocatori con caratteristiche per supportare meglio la fase offensiva e meno a discapito di quella difensiva“.
Su Perinetti e Pazienza: “Giorgio è stato sfortunato. Ha esperienza da vendere e sa cosa fare. Sta alla proprietà valutare se ci sono i presupposti per andare avanti insieme, ma anche il mio primo anno in C con il Napoli culminò con il salto di categoria mancato nella finale playoff, persa contro l’Avellino. Poi, però, stravincemmo il campionato successivo e dopo due anni eravamo a Lisbona a giocare in Coppa Uefa. Umanamente sono legato a Michele, l’ho portato in Serie A all’Udinese; l’ho rivoluto al Napoli. Ma se l’Avellino è arrivato solo secondo e non è stato promosso vuol dire che ha commesso degli errori. Deve innanzitutto capire cosa non è andato e spiegare come intende correggerlo. Questa esperienza lo aiuterà a crescere“.