di Laura Della Pasqua
1. Dopo le feste mi sento appesantita e gonfia…
2. Ho preso il raffreddore e non se ne va più. Come mai?
3. Il cibo di origine giapponese è utile alle donne in menopausa?
1. Dopo le feste mi sento appesantita e gonfia…
Con la menopausa, ormai è risaputo, è più facile mettere su qualche chilo di troppo. Le festività natalizie con le mille tentazioni gastronomiche possono mettere a dura prova la dieta. D’altronde, concedersi qualche dolcetto o una pietanza più ricca, non solo fa parte della convivialità, ma aiuta anche il buonumore. Ecco qualche consiglio per rimettersi in forma ma senza stress e soprattutto senza sensi di colpa.
Regola numero uno: evitare i digiuni. L’organismo privato immediatamente di risorse si mette in modalità risparmio energetico. Il risultato è che non si dimagrisce, ma sale un senso di frustrazione e di nervosismo con il rischio di successive abbuffate. Meglio quindi seguire un menu frugale: più pesce, meno grassi animali come la carne, porzioni modeste di carboidrati, meno alcol, più frutta e verdura, e no dolci. Tra i pesci sono consigliati l’orata e il branzino che hanno un basso contenuto di tossine e un profilo nutrizionale eccellente per l’alta quantità di minerali, di proteine e il ridotto apporto di grassi. Ancora meglio, acciughe, sardine, grandi risorse del Mediterraneo. La loro piccola dimensione riduce il rischio di contaminanti e si possono consumare con più frequenza. Non va dimenticato che sono ricchi di Omega3, di calcio e selenio, un toccasana per le ossa delle donne in menopausa.
Nella dieta disintossicante post feste, largo alle zuppe con un mix di vegetali, insaporite da spezie e poco olio, accompagnate da una fetta di pane integrale tostato. La pasta? Sì ma con moderazione e soprattutto poco condita e integrale. Infine camminate a passo veloce, o bicicletta e riprendere a frequentare la palestra.
2. Ho preso il raffreddore e non se ne va più. Come mai?
Con la stagione fredda è normale incorrere in un’infreddatura, con tosse e naso che cola e qualche linea di febbre. Di solito tutto si risolve al massimo in una settimana, con il riposo al caldo in casa e qualche medicinale specifico se i sintomi sono più fastidiosi. Dopo i 60 anni, invece, anche un banale raffreddore si può trascinare per più giorni con strascichi di stanchezza, debolezza, sonnolenza persistente, male alle ossa. La frase più comune è “si invecchia”. Cosa c’è dietro questa espressione? Con l’avanzare dell’età e in assenza della protezione degli ormoni estrogeni che vengono meno con la menopausa, le difese immunitarie si possono abbassare, soprattutto se le nostre condizioni di salute non sono ottimali o ci si trova in una condizione di debilitazione organica. I virus trovano così terreno fertile nell’organismo. Il raffreddore, infatti, è un’infiammazione acuta di origine virale. Quando un raffreddore si complica con una polmonite, il sistema respiratorio e cardiocircolatorio possono essere messi duramente alla prova. La mancanza di un’adeguata ossigenazione del sangue da parte di polmoni ammalati può fare “affannare” il cuore scatenando aritmie e sofferenza coronarica. Quindi il capo di tose o il naso che cola non vanno sottovalutati. Soltanto se insorgono complicazioni delle basse vie respiratorie, dovute a sovrapposizione batterica, è necessario l’avvio di una terapia antibiotica mirata.
3. Il cibo di origine giapponese è utile alle donne in menopausa?
Nella gastronomia giapponese sono presenti diversi alimenti di cui i nutrizionisti celebrano i benefici per la salute. E non bisogna volare in Giappone per trovarli ma sono in vendita anche nei nostri supermercati. Alcuni sono legumi come l’edamame, fonte di proteine vegetali ed è uno degli alimenti raccomandati dagli esperti per favorire il benessere della mente, in quanto fornisce energia prolungata e stabilizza i livelli di zucchero nel sangue. Gli edamame sono leggeri, hanno un elevato potere saziante e sono antiossidanti. Cotti al vapore o bolliti, possono essere aggiunti alle insalate ma anche consumati come aperitivo.
Altri legumi tipici giapponesi sono i fagioli azuki: si trovano in scatola già cotti, oppure crudi, in sacchetti, da cucinare. Sono ricchi di molibdeno, un elemento chimico che favorisce la funzionalità epatica. Hanno un elevato contenuto di fibre che conferisce un effetto saziante, di fosforo (per le funzioni cerebrali) e di fitoestrogeni che sono benefici per alleviare gli effetti della menopausa come le caldane.
Un altro ingrediente della cucina giapponese è il miso, una pasta a base di soia fermentata, sale marino e funghi koji. Oltre a essere ricco di proteine, il miso è saziante, ha proprietà depurative, è probiotico (quindi aiuta la digestione) e ha un effetto diretto sull’invecchiamento, in particolare sulla pelle e per le funzioni cognitive. Si può cucinare per una tagliata di tonno, ricoprendo un filetto di tonno rosso con questa pasta e aggiungendo quindi semi di sesamo, prima di rosolare il tutto con un po’ di olio.
Poi c’è il tofu, definito “la carne vegetale” perché è ricco di proteine, fibre e carboidrati a lento assorbimento, che rilasciano gradualmente glucosio nel sangue, garantendo un apporto costante di energia. Fa bene alla pelle grazie al suo contenuto di tirosina, un aminoacido precursore della melanina che, sintetizzato nella pelle, le conferisce tono ed è essenziale per mantenere il pigmento. Il wakame è una varietà di alga, ricca di calcio, ferro, manganese, potassio e sodio. Poco calorica, si trova in molti supermercati già pronta da preparare in insalata.
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