Menopausa: dolori alle ginocchia e al basso ventre, stanchezza

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di Laura Della Pasqua

1. Spesso mi fanno male le ginocchia. Cosa posso fare?

2. È normale avere i dolori premestruali, anche se non si ha più il ciclo?

3. Ero una donna piena di energia. Ora mi sento sempre a terra…

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1. Spesso mi fanno male le ginocchia. Cosa posso fare?

La menopausa, ma in generale l’invecchiamento, espone le donne ai problemi articolari. Il calo degli estrogeni, che proteggono i muscoli e le ossa (quindi anche le articolazioni), causa problemi di artrosi, che si aggravano in condizioni di sovrappeso. Il deterioramento della cartilagine è uno di questi rischi che aumenta se durante l’arco della vita è stata praticata troppa o, al contrario, troppo poca attività fisica, o nei casi di eccessivi carichi, quando ci sono chili di troppo.

All’invecchiamento fisiologico si possono aggiungere altri fattori di rischio di usura: ad esempio, traumi accidentali (sportivi, domestici o stradali), ma anche pregressa asportazione del menisco (meniscectomia). Quando la cartilagine inizia a usurarsi, i sintomi riguardano l’intera articolazione colpita. Gonfiore, rigidità al movimento, dolore al ginocchio, prima solo durante i movimenti, poi anche a riposo e di notte, sono alcuni dei sintomi di usura, ma soprattutto sono campanelli d’allarme da non sottovalutare.

Quando si presentano i primi sintomi è bene farsi seguire da uno specialista che potrebbe raccomandare infiltrazioni di acido ialuronico e infiltrazioni di concentrati biologici, come ad esempio il PRP, hanno dimostrato di essere efficaci, ma in presenza di artrosi grave, cioè quando la cartilagine residua è insufficiente e l’articolazione è molto compromessa, la chirurgia protesica è la terapia più indicata. La prevenzione è fondamentale è dovrebbe essere condotta sin dalla giovane età. Quindi attività fisica ma non ad impatto sulle ginocchia e peso corporeo costante ed equilibrato.

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2. È normale avere i dolori premestruali, anche se non si ha più il ciclo?

A volte in menopausa può essere accusato anche un dolore al basso ventre. Le cause sono diverse. I sintomi sono gli stessi dei dolori premestruali: pesantezza, gonfiore e dolore acuto sono le caratteristiche generali. Nonostante in menopausa il dolore addominale possa presentarsi insieme altri disturbi come cistite e stipsi, in linea di massima si tratta degli stessi sintomi che alcune donne accusano durante l’ovulazione. Tre le cause si possono segnalare ci sono i fibromi uterini, formazioni che nel 90% dei casi non sono cancerose e che dopo la menopausa dovrebbero smettere di crescere diventando addirittura più piccole, causando ugualmente però dolori addominali. Chi durante la propria vita ha già avuto problemi gastrointestinali, in premenopausa e in menopausa potrebbe sviluppare la sindrome dell’intestino irritabile, con conseguenti dolori alla pancia. In menopausa, anche l’apparato urinario risente dei cambiamenti subito dall’organismo: doloretti al basso ventre quindi potrebbero essere causati da una forte cistite, da un’infiammazione dell’apparato urinario o addirittura, in rarissimi casi più gravi, dal prolasso della vescica. Che fare? Se i dolori sono sporadici, si è semplicemente di fronte a un “assestamento” dell’attività ovarica. Se il dolore invece dovesse persistere, è sempre meglio contattare subito il proprio ginecologo.

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3. Ero una donna piena di energia. Ora mi sento sempre a terra…

Spesso, soprattutto nei primi anni della menopausa, si tende ad avere “le batterie scariche”. Ci si alza al mattino a fatica, subentra una certa pigrizia nell’affrontare le incombenze quotidiane e si è in generale svogliate. Colpa degli ormoni estrogeni che cominciano a calare, come pure degli effetti collaterali dell’assenza del ciclo mestruale, come vampate, calo dell’umore, irritabilità.

Che fare? È il momento di non mollare, di non lasciarsi andare. Alcuni cibi possono essere validi alleati nel dare un sferzata di energia. Innanzitutto una ricca colazione. È opinione diffusa che basti una tazzina di caffè per iniziare con sprint la giornata. Questo è vero solamente in parte. È stato dimostrato che 500 milligrammi di caffeina aumentano la pressione sanguigna e lo stress. Non è necessario però eliminarlo, basta ridurlo. Può essere sostituito con il tè o un succo di frutta dolcificato con miele e seguito da frutta di stagione. In generale, bisogna ricordare che il consumo eccessivo di cibi grassi, bevande alcoliche o gassate e snack zuccherati può facilmente portare alla letargia e non aiuta un recupero energetico ottimale. Ideale dare spazio a cibi ricchi di vitamine del gruppo B, di antiossidanti come le vitamine A, C e E. Le vitamine B sono infatti importantissime per tutto il nostro metabolismo energetico e possono essere assunte attraverso il consumo di pesce azzurro, carne, uova, legumi. Gli altri cibi da privilegiare sono quelli ricchi di potassio e magnesio. Il primo aiuta a regolare la pressione sanguigna e contrasta la sensazione di fatica. Il secondo riduce la pressione arteriosa, migliora l’irritabilità, i disturbi del sonno e la stanchezza mentale in quanto regolarizza l’attività cerebrale. Tisane a base di alcune piante sono un anti fatica. Il guaranà migliora la risposta dell’organismo agli stimoli della vita quotidiana potenziando la resistenza fisica ai fattori ambientali, la rodhiola, è ricca di sostanze che migliorano la qualità del sonno e ha un effetto cardioprotettivo importante per il cuore e combatte ansia e nervosismo, la shisandra è impiegata in condizioni di affaticamento fisico e mentale ma anche antiossidante in caso di disturbi metabolici. Altri rimedi naturali sono i germoderivati di semi di betulla e di quercus che associati insieme sono ottimi stimolanti.

















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