Dopo un anno estremamente difficile sul fronte dei mutui, l’avvio del 2024 sembra lasciar intravedere spiragli positivi. Come si evolverà la situazione.
Il 2023 è stato tutt’altro che semplice, per gli italiani, sul fronte economico. L’inflazione galoppante ha provocato un repentino aumento dei prezzi a tutto campo e ad essere interessati dagli aumenti sono stati anche beni e servizi di prima necessità. Basti pensare agli alimentari, ma anche ai costi delle assicurazioni per i veicoli, alle bollette di gas, luce e acqua e, soprattutto, alle tariffe dei mutui a tasso variabile.
Questi ultimi, in particolare, hanno fatto registrare incrementi esponenziali raggiungendo, in più di un caso, cifre mensili insostenibili da parte di nuclei familiari che non hanno visto aumentare in egual misura i propri stipendi. La situazione sembra però essere radicalmente mutata in avvio del 2024: come si evolverà, dunque?
Mutui, buone notizie dopo un anno difficile: lo scenario per il 2024
I numeri che l’Abi ha recentemente diffuso sembrano, a tal proposito, essere particolarmente incoraggianti andando a disegnare uno scenario che dovrebbe far dimenticare la sgradevole impennata dei costi vissuta praticamente nel corso dell’intera annualità pregressa. Veri e propri segnali di schiarita, dunque, che si sono manifestati con una prima netta discesa dei tassi dei mutui nel mese di gennaio in confronto al mese precedente. Il calo infatti è stato in media di mezzo punto attestandosi, per quanto riguarda le nuove operazioni legate all’acquisto di case, al 3,99% contro il 4,42% di dicembre 2023. Per quanto riguarda il tasso medio riguardante le nuove operazioni di finanziamento alle imprese il calo è stato ugualmente importante passando dal 5,46 al 5,39%. Resta sui medesimi valori di dicembre e novembre 2023, invece, il tasso medio sul totale dei prestiti che si è attestato sul 4,76%. Tutto dunque lascia pensare che il 2024 sia l’anno nel quale i tassi dei mutui potrebbero tornare ad attestarsi su valori idonei alla maggior parte dei nuclei familiari.
Per quanto riguarda la cosiddetta ‘raccolta indiretta’ che corrisponde agli investimenti in titoli custoditi presso gli istituti bancari, l’aumento registrato è stato di 226 miliardi nel periodo compreso tra dicembre 2022 e lo stesso mese dell’anno successivo, ripartiti in 148,9 miliardi per le famiglie e 24,8 miliardi per le imprese, con la restante fetta per gli altri settori, la PA, le imprese finanziarie e le assicurazioni. Il calo dei depositi nelle varie forme è stato del 2% su base annuale nel mese di gennaio 2024 e si registra in tal senso un rallentamento rispetto al -3,1% del mese di dicembre 2023.