Nebbia mentale in menopausa, le cause e cosa fare

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Non ci sono solo le vampate, la menopausa “prende” anche la testa e ci mette in una girandola di confusione e smarrimento, in cui i vuoti di memoria e concentrazione sono all’ordine del giorno. Niente paura: è solo un effetto di cambiamenti fisiologici che possiamo tenere sotto controllo

A volte ti capita di non trovare più le chiavi della macchina, o di scordare il pin della carta di credito. Altre volte perdi il filo nel bel mezzo del discorso, oppure sudi sette camicie per ricordare il nome di quella persona incontrata il giorno prima. È la tipica sensazione di “nebbia mentale” che spesso accompagna l’arrivo della menopausa. Molte donne avvertono di aver perso lo smalto di una volta e si trovano quotidianamente a combattere con vuoti di memoria e difficoltà di concentrazione, con il timore che possano essere le prime avvisaglie di una demenza legata all’età. Ma è davvero così? E cosa si può fare per affrontare il problema? Lo abbiamo chiesto a Rossella Nappi, professore ordinario di Ostetricia e Ginecologia dell’Università di Pavia nonché responsabile dell’Unità ostetrico-ginecologica dell’IRCCS Fondazione Policlinico S. Matteo.

Professoressa Nappi, è normale sentirsi un po’ confuse con l’arrivo della menopausa?

Purtroppo sì. La nebbia mentale fa parte della costellazione dei sintomi tipici della transizione verso la menopausa, così come le vampate, i disturbi del sonno, l’irritabilità e l’affaticamento. Solitamente si manifesta già due o tre anni prima della scomparsa del ciclo e può protrarsi fino a tre o anche cinque anni dopo. I segnali più comuni sono la difficoltà nel mantenere la concentrazione e nel richiamare alla mente nomi, numeri o ricordi recenti, quelli cioè immagazzinati nella memoria a breve termine. Ci si accorge soprattutto di essere meno “multitasking” di un tempo, perché si fatica a passare da un compito all’altro, ci si sente meno brillanti e reattive. Una donna su dieci se ne lamenta col medico, ma probabilmente il fenomeno è più diffuso di quanto non sembri. Ma se fino a poco tempo fa non se ne parlava molto, oggi per fortuna sta aumentando l’attenzione degli specialisti anche a questo fenomeno che impatta negativamente sulla vita delle donne, anche perché quelle sui 50 anni sono più impegnate in contesti lavorativi rispetto al passato e, quindi, risentono maggiormente di queste disfunzioni.

Quali sono le cause che determinano questo stato mentale?

Il problema è legato agli sbalzi ormonali, in particolare alle fluttuazioni degli estrogeni e del progesterone che condizionano la comunicazione fra i neuroni del cervello. Con la menopausa, infatti, cambia il rilascio di neurotrasmettitori come la serotonina (influisce sull’umore), la dopamina (condiziona l’attenzione) e l’acetilcolina (legata alla memoria). Inoltre aumenta il rilascio di noradrenalina che favorisce l’ansia e, nello stesso tempo, per l’organismo diventa più difficile smaltire il cortisolo, l’ormone dello stress che rende meno resilienti. Insieme a queste mutuazioni fisiologiche, ci sono poi diversi fattori di rischio che aumentano la predisposizione alla nebbia mentale, per esempio la menopausa precoce e tutti quei comportamenti che favoriscono l’invecchiamento del cervello come il fumo, il consumo di alcol, la sedentarietà e l’isolamento sociale.

I cambiamenti che la menopausa induce nel cervello possono aumentare il rischio di demenza?

In genere queste modificazioni sono benigne e non comportano particolari rischi. Per rendersene conto basta guardare i numeri: tutte le donne vanno in menopausa, ma la maggioranza non sviluppa demenza. C’è da sottolineare, poi, che questa condizione neurologica è infrequente prima dei 65 anni, a meno che non si abbiano casi di Alzheimer a esordio precoce in famiglia. Qualora ci fosse questa familiarità, è opportuno fare ulteriori indagini per verificare se la nebbia mentale è una spia di un problema più serio. In questi casi è consigliabile rivolgersi a centri specializzati per sottoporsi a test neuropsicologici specifici, dedicati a verificare abilità cognitive come l’apprendimento, la memoria verbale e l’associazione di idee. I test andrebbero fatti anche quando l’annebbiamento mentale compare in donne in menopausa precoce indotta da trattamenti di natura medica, come interventi chirurgici e chemioterapia. Diversi studi dimostrano, infatti, che la perdita degli androgeni prodotti dalle ovaie si associa a un maggior rischio di Alzheimer.

È possibile che il disorientamento mentale svanisca col passare del tempo o bisogna conviverci?

Di solito la situazione si stabilizza dopo qualche anno perché il cervello si adatta. Nella fase più burrascosa della transizione verso la menopausa, invece, è importante curare il proprio stile di vita e, se necessario, cambiarlo. Anche piccole modifiche possono dare grandi risultati: a volte basta semplicemente anticipare l’orario in cui si beve il caffè per ridurre le vampate notturne, i risvegli e, di conseguenza la confusione mentale al mattino. La menopausa è da un certo punto di vista una fortuna per noi donne, perché ci costringe a fare il punto della situazione e a scegliere nuove priorità, per costruire in modo più ragionato e consapevole il nostro benessere. E, diciamola tutta, basta poco, come scriversi il Pin della carta di credito o tenere una lista delle cose da fare, per sostenere la memoria e sentirci ancora smart. Il cervello, poi, lo possiamo anche allenare attraverso attività stimolanti, come leggere, imparare nuove lingue o fare volontariato. “Mens sana in corpore sano”, dicevano gli antichi: quindi curiamo l’alimentazione, facciamo meditazione Mindfulness per tenere a bada lo stress e l’ansia e siamo costanti nel praticare l’attività fisica, perché anche la perdita di muscoli favorisce la demenza. Scegliamo discipline che richiedono coordinazione, come per esempio il Nordic Walking, o che stimolano la memoria e richiedono attenzione motoria, come il ballo figurato.

Se correggere le nostre abitudini quotidiane non basta, ci sono altre soluzioni efficaci?

Per i disturbi più lievi si può trarre beneficio dall’assunzione di integratori a base di molecole che contrastano l’invecchiamento, come il resveratrolo e l’acido lipoico. Nel caso in cui la nebbia mentale comporti sintomi più importanti, è invece necessario regolare gli ormoni con una terapia sostitutiva, che può essere fatta anche solo per un paio di anni nella delicata fase della transizione verso la menopausa, quando il ciclo diventa ballerino. La terapia ormonale sostitutiva non favorisce l’Alzheimer, anzi: riduce molti fattori che vanno a influire sulle performance cognitive, come le vampate e i disturbi del sonno. In questo modo aiutiamo i neuroni a funzionare meglio quando ancora sono sani e responsivi agli ormoni.

Anche gli uomini ne soffrono

La nebbia mentale non è un problema solo per le signore. Anche gli uomini over 50 possono esserne colpiti per colpa del calo della produzione di testosterone, quando si realizza la cosiddetta “condizione di ipogonadismo”, spesso erroneamente definita come andropausa. «In linea di massima, i sintomi sono molto più sfumati rispetto a quelli che vediamo nella donna, perché l’uomo conserva comunque una buona riserva di ormoni maschili che supportano il funzionamento del cervello», spiega l’esperta Rossella Nappi. «La situazione però è diversa per quegli uomini con tumore della prostata che sono in trattamento con gli analoghi del GnRH, farmaci che bloccano la produzione degli ormoni maschili da parte dei testicoli. In questi casi possono insorgere gli stessi sintomi che vediamo nella menopausa, come la nebbia mentale, i disturbi del sonno, gli sbalzi d’umore e le vampate. Di solito però gli uomini arrivano all’attenzione del medico non per questi sintomi, ma per via della disfunzione erettile».

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