Nel giorno della Festa dell’Assunta il vescovo Arturo Aiello sceglie di ricordare chi soffre, il corpo umiliato, assetato, nudo o malato. Nella celebrazione in cattedrale, davanti a una chiesa gremita, spiega come la Vergina Maria “il ricordo delle madri è semore dolce”, ci insegni a cantare “la gloria di Dio anche quando si è oppressi, un canto che caratterizzerà tutta l’esistenza di Maria, dal giorno della morte all’Assunzione. Quella stessa luce che emana l’Immacolata è anche nell’Assunzione al cielo. Ci dimostra che è possibile parlare di futuro anche quando i giorni sono contati, un futuro che va oltre la vita”. Poichè “la fede è benefica anche quando la vita sembra ritirarsi sconfitta, nella malattia” e ricorda come “il corpo è un vuoto a vincere anche se spesso lo dimentichiamo. La nostra cultura che sembra esaltare il corpo finisce poi con il dimenticarlo dopo la morte, considerandolo poi fuori gioco”. Mentre il futuro di cui parla Dio “riguarda anche i corpi”. Sottolinea come il Mediterraneo sia “diventato ormai un cimitero a cielo aperto, lo testimoniano gli immigrati che muoiono in mare, i fiumi che si macchiano del sangue dei morti sul campo di battaglia”. Una sofferenza che non può essere dimenticata. Di qui la necessità di impegnarsi per attenuare questo dolore. Mette in guardia dall’usare l’espressione “Buon Ferragosto” che sembra fare riferimento all’aspetto più deteriore della festa e ricorda come anche “i lupi irpini si trasformano in agnelli nel giorno dell’Assunta. La speranza è che possano diventarlo anche oltre la festa”. In prima fila le autorità cittadine guidate dal sindaco Gianluca Festa e dal vicesindaco Nargi. E questo pomeriggio, alle 19, si rinnova il rito della processione
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