“Noi impresentabili? Notizie false che non intaccano la nostra campagna elettorale”. I tre candidati irpini finiti nella lista dei cosiddetti candidati “impresentabili” redatta e resa nota nella giornata di ieri dalla commissione antimafia presieduta dall’onorevole Nicola Morra del M5S, rispondono punto per punto alle accuse (leggi qui).
Sabino Basso, candidato di “Campania Libera” a sostegno di De Luca, commenta così l’esito della commissione: “con prevedibile, ma stucchevole, “puntualità” la cosiddetta lista dei candidati “impresentabili”, resa pubblica nella giornata di ieri, riporta anche il mio nome, peraltro associato alla indicazione, imprecisa ed equivoca, di una imputazione per riciclaggio, oggetto di procedimento pendente dinanzi al Tribunale di Avellino. E’ prima d’ogni altra cosa la tutela del mio buon nome, che tale è e tale resterà anche a conclusione di detta pendenza, ad impormi di fare duramente chiarezza sulle storpiature del messaggio che taluno, per ovvie e strumentali finalità politiche, cerca di veicolare. E allora valga il vero e cioè che la vicenda che mi riguarda è totalmente altra e diversa dai fantasmi del riciclaggio che la notizia intenderebbe evocare con colpevole approssimazione. La corretta definizione dell’addebito è “riciclaggio merceologico” relativo ad una partita di olio di provenienza estera (e non certo, come forse, si è inteso far pensare, riciclaggio di danaro o di rifiuti). I rapporti commerciali della mia azienda, riconosciuta eccellenza nel settore oleario, peraltro non senza ritorni per la promozione del territorio di cui essa è vessillo nel mondo, hanno sempre ricevuto unanimi apprezzamenti, mentre l’attenzione della magistratura si è concentrata su una singola fornitura di una ditta estera. Le sofisticate spiegazioni le lascio ai fini giuristi e a qualche avvezzo giornalista di cronaca politica e giudiziaria, perché chi non è un giurista o un giornalista, come me e molti elettori che hanno appreso la notizia, si interessa alla sostanza dei fatti più che al modo, spesso fuorviante, in cui sono descritti. Certo, il latore del messaggio si è guardato bene dal riferire che per la medesima vicenda processuale la società da me rappresentata -con sentenza definitiva perché non impugnata dal Pubblico Ministero- è stata già prosciolta. Così come, il latore del messaggio non può riferire che il giudizio innanzi al Tribunale di Avellino penda da tempo -nonostante le proteste del mio difensore- per la anomala e reiterata assenza dei testi del Pubblico Ministero. Certo che il sereno ed equilibrato giudizio del Tribunale confermerà la totale inesistenza di responsabilità a mio carico, come già avvenuto per la società, confido che la competizione elettorale possa – in queste ultime battute- tornare a concentrarsi sulle esigenze dei cittadini, scevra da strumentali suggestioni”.
A rispondere anche Orsola De Stefano, candidata nella lista della Lega a sostegno di Stefano Caldoro. “In merito alle distorte notizie pubblicate in data odierna, circa fatti che mi vedono marginalmente coinvolta, unitamente ad altri 100 imputati, in una vicenda giudiziaria risalente al lontano 2010, allorquando unitamente all’intero consiglio comunale di Solofra venivo coinvolta, mio malgrado, in una vicenda per cui non avevo alcuna competenza in merito, intendo chiarire di essere totalmente estranea ai fatti, e che ero e resto serena, nella consapevolezza di aver operato sempre nel pieno rispetto della legalità. Pertanto a testa alto vado avanti, con fiducia nell’operato della magistratura e con la precipua volontà di ben operare nell’interesse dei miei concittadini. Mi riservo di presentare querela nei confronti di chiunque abbia riportato notizie illegittime tese a ledere la mia persona”.
Anche Carlo Iannace, consigliere uscente e capolista di “De Luca Presidente”, commenta la sua presenza nella black list della commissione antimafia: “nessuna amarezza, confido nella legge e nel lavoro della magistratura. Il giudizio sulla mia persona è ancora in corso. Resto convinto di aver agito nell’interesse unico delle persone che ho curato, questo è sempre stato lo spirito con cui ho svolto e svolgo la mia professione di medico. Non mi vengono contestati reati di mafia ma reati di peculato e falso ideologico relativi a fatti contestati che risalgono al 2002/2005. Sono passati parecchi anni, ma si entra nel calderone degli impresentabili in maniera violenta. Ma questo è il gioco della politica, e lo sappiamo bene. Ognuno di noi deve lavorare per il bene comune”.