“E che non lo sapete come funziona ad Avellino? Le aste le gestiscono i Tre Tre”. E’ solo una delle frasi contenute nelle oltre 900pagine di ordinanza firmate dal gip Finamore per descrivere come funzionava il sistema delle aste giudiziarie gestito dai Tre Tre in società con il nuovo clan Partenio.
Vittime annichilite, minacciate, pestate anche in pieno giorno all’interno di locali del centro città. Un quadro che mette in luce tutta la caratura criminale del gruppo. La tesi degli uomini della Dda, accolta dal gip che ha firmato l’ordinanza con 14 misure cautelari (leggi qui), è netta: il nuovo Clan Partenio fiutato il business delle aste giudiziarie e sapendo che il settore era monopolizzato dai Forte-Aprile, incarica Damiano Genovese di farsi tramite per la chiusura di un accordo con il gruppo di Avellino. All’ex esponente politico della Lega, anche lui finito in carcere, il presunto capo del nuovo Clan Partenio, Pasquale Galdieri, affida un mandato esplorativo.
Per il gip tra i Galdieri e i Tre Tre si instaura “un rapporto criminale paritario”. “I forte Aprile accettavano in fondo di buon grado la società introitando dei guadagni che, senza il supporto del clan, non avrebbero conseguito. E il clan sua volta si introduceva in un attività già da tempo avviata con successo dai tre tre”. E l’ascesa del gruppo formato da Livia e Modestino Forte insieme ad Armando Aprile è descritta nitidamente “negli anni hanno creato un monopolio criminale nel settore delle aste affermatosi attraverso atteggiamenti spregiudicati e coperture criminali. Prima ancora dell’avvento del clan costoro erano noti e temuti tanto che riuscivano ad incutere timore a tutti gli esecutati delle procedure di esecuzione immobiliare di fatto costringendoli a versare loro del denaro con la promessa della protezione nell’aggiudicazione delle aste. Protezione che si estrinsecava nel fare andare l’asta deserta o rinunciare alla decisiva partecipazione, approfittando della loro nomea di delinquenti e del timore degli esecutati che con loro si sarebbero dovuti confrontare nelle aste. Li costringevano a versare somme non dovute procurandosi il tipico profitto ingiusto e inquinando fortemente le relative procedure giudiziarie”. Un’azione criminale particolarmente crudele che gioca anche sui sentimenti più profondi delle persone. Aprile non fa mistero di preferire intervenire in aste che riguardano beni abitati perché, dice schernendo le sue vittime quasi come fosse il protagonista di uno spot di un’agenzia immobiliare, “noi vendiamo emozioni”. Un’espressione che appare come un gelido calcolo criminale: intervenire su persone che pur di non perdere la propria casa finita all’asta sarebbero state certamente più inclini a piegarsi alle richieste estorsive.
Un raggio d’affari che si estendeva a tutta la provincia irpina: da Lioni a Sant’Angelo Lombardi ad Avellino città passando per Solofra dove, a causa della crisi economica, erano tante le concerie finite all’asta. Un affare redditizio subito fiutato dai Tre Tre.
E sono diversi gli episodi di violenza registrati. In particolare quello di una donna presa a schiaffi da Nicola Galdieri, fratello di Pasquale O Milord. Aggressione avvenuta all’interno della pizzeria It’s ok di Valle proprietà della famiglia Forte. E ancora il pestaggio, all’interno di un noto bar del centro di Avellino, ai danno di una coppia aggredita da Antonio Ciccone, figlio di Livia Forte.
Ma sono tantissime anche le denunce delle vittime che hanno trovato la forza di ribellarsi e parlare con le forze dell’ordine perché, come sottolinea un imprenditore finito nel mirino del gruppo criminale, “io sono onesto lavoratore e non cedo a simili richieste”. Così come a minare lo strapotere dei Tre Tre nelle aule del Tribunale dove si svolgono le aste fallimentare, una insospettabile coppia intenta ad acquistare un garage. Marito e moglie subito hanno notato la presenza di Aprile e Forte all’interno dell’aula conoscendone per motivi professionali la vera caratura criminale. Marito e moglie, entrambi agenti della Polizia di Stato, hanno fornito dettagli fondamentali per la fotografia del sistema messo in atto dai Tre Tre. Singolare la risposta che l’esecutato, che aveva pagato i Tre Tre che gli avevano garantito che l’asta sarebbe andata deserta e che dunque lui sarebbe rientrato in possesso del suo garage, dà alla coppia ignorando di avere di fronte due poliziotti. “Si sanno queste cose come vanno ad Avellino. Io sono amico di Livia Forte, la conoscete? E’ quella che acquista tutti bene all’asta”.