Omaggio a Sant’Amato da Nusco tra storia e leggenda

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Un omaggio a “Sant’Amato da Nusco tra storia e leggenda”. E l’idea da cui nasce il volume di Gianni Marino. Sarà presentato il 25 settembre, alle 18, presso la sede della Misericordia, nell’ambito dei festeggiamenti dedicati a Sant’Amato. A portare i propri saluti il sindaco di Nusco Antonio Iuliano, Luigi Mongelli, Comitato Festa Sant’Amato, Felicia Iuliano, presidente Misericordia di Nusco. A discutere con l’autore don Tarcisio Gambalonga, Franco Mangialardi, Paola Manzella, Pasquale Poli, Giuseppe Recupero. Coordina la giornalista Paola De Stasio. Le letture sono a cura di Francesco Prudente. L’intermezzo musicale è a cura di Antonio Carbonare.  Gianni Marino ricostruisce il legame forte di Sant’Amato con la comunità di Nusco.  Cittadino e primo vescovo di Nusco, Amato, figlio di Landone, si distinse per la vita in odore di santità di cui si tramandano tutt’oggi molte gesta tra storia e leggenda. Figlio di una nobile famiglia longobarda di Nusco divenne sacerdote in giovanissima età; durante il suo ministero riunì fra le mura del castello di Nusco gli abitanti delle contrade ad esso adiacenti; restaurò molte chiese preesistenti e ne edificò diverse nuove, tra cui la chiesa Cattedrale che venne da lui dedicata al protomartire Santo Stefano di cui era devoto. Grazie al suo zelo nel 1048 l’arcivescovo di Salerno Alfano I eresse la diocesi di Nusco e consacrò sant’Amato suo primo vescovo. Morto il 30 settembre 1093, lasciò tutti i suoi averi alla neonata diocesi di Nusco come risulta dal suo testamento, una piccola pergamena (15 cm x 55 cm) la cosiddetta Chartula Iudicati, redatta in scrittura beneventana, tutt’oggi conservata nell’archivio della Cattedrale.

Salito agli onori degli altari nel XII secolo, le sue spoglie mortali sono ad oggi custodite e venerate nella cripta della Cattedrale di Nusco.

Intitolata, successivamente, a Sant’Amato stesso, la Concattedrale ha subito diverse modifiche nel corso dei secoli, fino ad acquisire l’aspetto odierno, conferitole con l’ultima ristrutturazione risalente al periodo post terremoto del 23 novembre 1980.

“La statua di marmo di Sant’Amato – scrive Gianni Marino – in piazza ha accompagnato la mia infanzia, così come la scritta in latino che mi appariva misteriosa ed enigmatica. Negli anni in collegio a Maiori per chiamarci usavamo il cognome e spesso facevo confusione fra nome e cognome. Ero incuriosito da chi si chiamava Amato (cognome diffuso nel salernitano) e chiedevo sempre ma invano: “Sei di Nusco?” Una volta mi sono avvicinato ad un compagno e per curiosità gli chiesi: “Se non sei di Nusco perché ti chiami Amato?” Lui di rimando mi rispose che anche il suo papà si chiamava Amato, anche le sorelle e i fratelli. Mi allontanai sconcertato, non riuscendo a capire del perché con tanti nomi in circolazione in quella famiglia si chiamavano tutti Amato e non erano nemmeno di Nusco. Dopo un po’, ritornai alla carica. Mi avvicinai al compagno e in dialetto gli rivolsi una perentoria domanda: “Se a casa vostra vi chiamate tutti Amato, quannu mammata ti chiama, curriti tutti quanti ?” Venti anni dopo, metà anni ’70, a Roma dove ci eravamo trasferiti eravamo in Piazza San Pietro. Avevo in braccio mio figlio piccolo Edoardo, un diavoletto che a Nusco aveva già imparato ad uscir da solo fino alla statua-di-sant’amato. Ad un certo punto mi accorsi che si era incantato a guardare le numerose statue di marmo poste in circolo sulla Basilica. Me le indicò con il dito, esclamando ad alta voce “Papà, mamma quanti Sant’Amatu”. Ma quanti sono veramente i Sant’Amato? Stando a quanto riportato nella Bibliotheca Sanctorum sono tre ai quali va aggiunto Sant’Amato da Nusco. C’è AMATO DA ANCONA, beato, sacerdote francescano , noto in tutto il Piceno per i suoi miracoli. Questi morì e fu sepolto ad Ancona nel 1289. La festa si celebra l’8 febbraio. AMATO ABATE DI REMIREMONT è pure lui santo. In una “Vita” anonima, scritta anni dopo, si dice nato a Grenoble in Francia , verso il 565 da un genitore nobile. Entrato nel monastero di Agauno, nel Vallese, sacerdote scelse la vita eremitica e fondò un monastero doppio e fece molti miracoli. Si venera a Grenoble il 13 settembre. Infine c’è AMATO VESCOVO DI SION in Svizzera vivente verso il 660 che spesso e volentieri si confonde con quello di Grenoble. Almeno in questo siamo fortunati, Sant’Amato nostro è unico e sotto il suo mantello c’è posto per chi resta un passo indietro”.



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