Orecchie, come prevenire tappi di cerume e otiti

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Facciamo fatica a perdere l’abitudine, perché è così comodo usarli; danno immediato sollievo all’eventuale prurito e, apparentemente, sono efficaci. Quando parliamo di igiene dell’orecchio, pensiamo subito ai cotton fioc; una prassi che, alzi la mano chi non l’ha provato almeno una volta, ha pure un risvolto piacevole: il bastonicino di cotone va infatti a solleticare le parti interne del nostro organo uditivo che, ricche di terminazione nervose, stimolano un senso di piacere.

Ci sembra così di rispettare uno dei primi diktat dell’infanzia: quel “mi raccomando lavati anche le orecchie” che le mamme ripetono ancora ogni mattina. Come si sa, la mamma ha sempre ragione perché l’igiene è fondamentale per la loro salute e la prevenzione di alcuni tra i disturbi più comuni, come l’otite esterna e il tappo di cerume, e no, il cotton fioc non è la soluzione giusta. Come ci spiega il professor Lorenzo Pignataro, ordinario di otorinolaringoiatria dell’Università degli Studi di Milano. Con risvolti sorprendenti sulla funzione del cerume.

Tieni alla larga virus e batteri

L’igiene quotidiana ha lo scopo di mantenere il condotto uditivo esterno, il canale che collega il padiglione auricolare al timpano, ben areato e prevenire il proliferare di virus e batteri. Per farlo, non bisogna mai utilizzare corpi estranei, come appunto il cotton fioc: soprattutto se piccoli, non solo non detergono ma possono provocare irritazione ed eventi traumatici.

«Il condotto uditivo presenta infatti due piccole curvature di protezione che, se oltrepassate, espongono la membrana timpanica al rischio di lesioni fino alla perforazione. Senza arrivare a tanto, lo sfregamento del cotone di per sé è causa di irritazioni o di microlesioni che possono favorire l’annidarsi dei germi», spiega il professor Pignataro che sottolinea la funzione del cerume: «Prodotto dalle ghiandole ceruminose, ha un pH acido che funge da film protettivo, da barriera di difesa dalle infezioni».

Ecco come pulire le orecchie

Basta sciacquarle con acqua a temperatura ambiente e asciugare il condotto uditivo, quindi la parte esterna dell’orecchio, con il dito avvolto nell’asciugamano. Per chi ha predisposizione a produrre un eccesso di cerume, soffre di ovattamenti o di infezioni ricorrenti, il professor Pignataro consiglia anche l’uso del phon, tenendolo per pochi secondi vicino all’orecchio: «Evita il ristagno di acqua che può causare tappi di cerume, eczemi e otiti. Inoltre, suggerisco di sottoporsi a una visita otorinolaringoiatrica mediamente una volta all’anno, meglio se prima dell’estate, per rimuovere l’eventuale secrezione in eccedenza».

In questo modo previeni i processi infiammatori di natura batterica favoriti dai bagni in piscina o in mare e che possono sfociare nell’otite esterna. Se le orecchie sono il tuo tallone d’Achille, la valutazione dello specialista è fondamentale: oltre a pulire l’orecchio, infatti, l’otorinolaringoiatra potrebbe decidere di medicarlo con sostanze protettive, come il mercurio cromo. «Attenzione, però: in caso di otite esterna, anche se si è già sotto terapia, che sia locale o orale, astenersi da bagnare l’orecchio in qualunque forma», raccomanda Pignataro.

È buona norma poi, per adulti e bambini, quando si ha il raffreddore, eliminare il ristagno di muco con i lavaggi nasali (eventualmente, sentito il medico, associando anche una terapia locale decongestionante a base cortisonica): questo evita che i germi, dalle cavità nasali determinino infezioni otologiche.

Quando avverti un po’ di fastidio all’orecchio

In presenza di sintomi lievi, che non arrivano al dolore vero e proprio, non instillare nulla nell’orecchio. «Senza una diagnosi precisa, no alle gocce otologiche», ribadisce il professor Pignataro. «Le cause potrebbero infatti essere “riflesse”, per esempio un’artrite dell’articolazione temporo-mandibolare oppure problemi odontoiatrici o ancora, più sovente nei bambini, conseguenza del raffreddore. Inoltre, qualora ci fosse un eccesso di cerume, l’effetto delle gocce sarebbe addirittura controproducente andando a gonfiare le secrezioni stesse, mentre per cause riflesse risulterebbero inefficaci. Semmai si può ricorrere a un antinfiammatorio».

Se dopo qualche giorno i sintomi non passano e, soprattutto, peggiorano, allora è il momento di consultare lo specialista.

Se improvvisamente non ci senti più

Di solito dipende da un tappo di cerume: l’ipoacusia, cioè la diminuzione di udito, ne è infatti la spia, così come la sensazione della propria voce che rimbomba in testa. Succede più sovente d’estate, complici il ristagno d’acqua dopo il bagno in mare o in piscina, ma anche l’umidità e la sudorazione, che fanno gonfiare le naturali secrezioni ceruminose. Può anche essere una conseguenza di un’igiene scorretta: chi utilizza frequentemente il cotton fioc non fa altro che compattare il cerume a ridosso della membrana timpanica.

Anche in questo caso, meglio rivolgersi allo specialista che, come spiega il professor Pignataro: «Valuterà tra diverse soluzioni: instillare direttamente nell’orecchio gocce ceruminolitiche per ammorbidire il cerume e successivamente rimuoverlo; utilizzare allo stesso scopo un getto d’acqua, a temperatura corporea, direttamente nel canale uditivo; rimuovere il tappo con uno strumentario dedicato o ricorrere alla sua aspirazione».

Conosci la differenza tra otite esterna e media?

La prima si manifesta con dolore premendo l’esterno dell’orecchio, in corrispondenza del padiglione auricolare, associato a ovattamento, quindi diminuzione di udito e, a volte, secrezione. Colpisce il condotto uditivo esterno, cioè quella parte dell’orecchio che va dalla conca esterna fino alla membrana timpanica. È generalmente un’infezione di origine batterica, ma può anche essere micotica. «Si cura con la pulizia del condotto uditivo, eseguita dal medico specialista e una terapia locale con gocce antibiotiche o antimicotiche. Quella per bocca non sempre è necessaria», spiega l’otorinolaringoiatra.

«L’otite media, invece, è un’infiammazione della membrana timpanica dell’orecchio medio; ne esistono diverse forme ed è generalmente causata da infezioni nasali che risalgono attraverso la tuba, l’organo che mette in connessione naso e orecchio. È più frequente nei bambini, perché hanno le cavità nasali piccole, adenoidi ipertrofiche e non soffiano bene il naso. Si manifesta con dolore, soprattutto di notte perché c’è vasodilatazione dovuta all’aumento della temperatura sotto le coperte, ristagno delle secrezioni, diminuzione di udito.

Può aggravarsi con la perforazione della membrana timpanica, che avviene per la pressione del liquido infiammatorio. Nel momento in cui il timpano si perfora il dolore diminuisce, ma compare la secrezione del condotto; la perforazione, soprattuto nei bambini, si chiude spontaneamente, in pochi casi rimane e dovrà poi essere trattata. La cura è a base di cortisone per via orale, con aggiunta di una terapia antibiotica in caso di sovrainfezione».

Otite del nuotatore? No grazie, Ecco le strategie in acqua

Se frequenti la piscina regolarmente, ma le tue orecchie sono a rischio e al minimo ristagno d’acqua scatta l’infiammazione, proteggile così: ok ai tappi specifici per chi nuota; in alternativa puoi provare i cerotti monouso. Trasparenti, si applicano come una sorta di “cuffietta” sul padiglione auricolare, che è a compartimenti stagni, permettendo la traspirazione. Questa soluzione è ottima anche per i bambini. «Sono accorgimenti utili come prevenzione», sottolinea il professor Pignataro.

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