“Il Papa sta meglio, e ovviamente ci auguriamo che continui questo progresso. Ma devo dire che, in un momento come questo, la sua voce è particolarmente importante. Il mondo è smarrito e c’è bisogno di qualcuno che parli a nome di tutti e non di una sola parte. E Papa Francesco ha sempre fatto questo”. A dirlo è monsignore Vincenzo Paglia, alla guida della Pontificia Accademia per la vita, che ha preso parte oggi pomeriggio, al convegno promosso dall’Ordine degli Avvocati di “Etica e Giustizia” presso l’aula magna del tribunale di Avellino.
L’incontro si è aperto con i saluti istituzionali del giudice Gian Piero Scarlato, presidente facente funzione del tribunale di Avellino. A guidare il dibattito è stato il professore Adolfo Scalfati, presidente dell’Associazione tra gli studiosi del processo penale, il quale ha avuto il compito di introdurre e moderare gli interventi.
La giornata di formazione ha visto la partecipazione di illustri personalità del panorama giuridico ed ecclesiastico. Tra i relatori, monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita, ha offerto una riflessione sul rapporto tra diritto e valori etici. L’avvocato Biancamaria D’Agostino, consigliera del Consiglio nazionale forense, ha invece analizzato le nuove sfide della professione legale.
A portare il contributo della magistratura è stato Domenico Airoma, procuratore della Repubblica di Avellino, che ha evidenziato l’importanza di riferirsi a principi condivisi: “Il tema, certo, è enorme. Coloro che mi hanno preceduto certamente arricchiscono le riflessioni che intendo consegnarvi. Non parlerò di deontologia, anche se, in qualche modo, sono un vostro collega. Ormai sono anni che difendo, nel disciplinare, i miei colleghi magistrati. Per certi aspetti, condivido le pene di voi avvocati. Tuttavia, il tema che vorrei solo accennare stasera con voi è un altro”.
Airoma ha colto l’occasione per rivolgersi ai giovani avvocati presenti: “Approfitto della presenza di una platea di giovanissimi avvocati per inserirmi nel solco del tracciato e sviluppare con voi una riflessione di quadro, di cornice. Certo, oggi si dice, che non c’è più un’etica pubblica. Si sostiene che non esistano più principi condivisi, che tutto sia divenuto difficile da identificare. Eppure, allo stesso tempo, invochiamo con forza una determinazione chiara e precisa. Pretendiamo di agire secondo l’actio finium regundorum” perché ne sentiamo il bisogno. Già qualche tempo fa, Gianfranco Ciani, inaugurando l’anno giudiziario del 2014, lamentava il crollo dei principi condivisi di etica pubblica, riconducendolo al gigantismo della giurisdizione. Perché abbiamo bisogno di riferirci a principi”.
Il Procuratore Airoma citando Gobetti ha evidenziato il rischio del relativismo etico: “Ormai siamo tutti imbevuti di una mentalità relativista, spinta quasi all’eccesso, quasi come se invocare principi inviolabili e intangibili fosse oggi una bestemmia .Può mai esistere un contesto sociale, un’epoca, un consorzio umano in cui lo stupro di una bambina non sia considerato un comportamento eticamente riprovevole? Se rispondiamo di no, allora dobbiamo riconoscere che esiste una dignità dell’essere umano che non è soggetta a mutamenti. Cioè che esiste una componente dell’etica sottratta alla soggettività più estrema”. Infine l’ex magistrato della Procura antimafia lancia un monito: “Se non lo ammettiamo, dobbiamo accettare che qualcuno stabilisca arbitrariamente quali siano i principi di etica pubblica. E ne abbiamo bisogno. Non si sfugge a questo tema”.
Un ruolo centrale nell’organizzazione dell’evento è stato svolto dall’avvocato Raffaele Tecce, consigliere responsabile della Scuola forense, che ha sottolineato l’importanza di una formazione interdisciplinare. “La professione legale richiede un aggiornamento costante, non solo dal punto di vista normativo, ma anche sotto il profilo etico e deontologico. Solo così possiamo garantire una giustizia veramente equa e al servizio dei cittadini”.
Infine Paglia ha poi approfondito la metafora dell’arca di Noè, sottolineando la necessità di un’alleanza tra tutti i popoli per affrontare le sfide globali. “Ci troviamo sull’orlo dell’abisso, ma non perché il Padre eterno sia arrabbiato, bensì perché siamo noi stessi a distruggere il creato e compromettere la convivenza tra i popoli. Dobbiamo costruire un’arca che salvi tutti”.
Infine, interrogato sul ruolo della giustizia nel salvare le persone, ha concluso con una riflessione incisiva. “Io non so se le anime esistano. So che esistono gli uomini, le persone. La giustizia è la vera salvezza. O la giustizia è globale, oppure non è giustizia: è solo un nuovo squilibrio tra le parti”.