perché capita di confondere i nomi

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La zia Maria chiama “Matteo” il nipote Luca, il collega scambia il tuo cognome con quello del nuovo capo, la mamma inverte i nomi dei due figli. Benvenuti nel mondo del misnaming, dove i nomi si confondono tra loro come in un gioco di società senza regole.

«Sbagliare il nome di una persona, attribuendogli quello di qualcun altro, capita più spesso di quanto immaginiamo», commenta la dottoressa Angela Pileci, psicologa e psicoterapeuta a Sesto San Giovanni, Milano. «Se prestiamo attenzione, noteremo che questo errore avviene quasi sempre nell’ambito della stessa “categoria”: figli, colleghi, personaggi televisivi e così via». C’è un motivo?

Perché accade di confondere i nomi

La nostra memoria archivia più informazioni nella stessa categoria, perché organizzare e archiviare i dati per “compartimenti” ne permette un più facile recupero. Tuttavia, può verificarsi un piccolo errore cognitivo che permette di recuperare la categoria, ma – al suo interno – di sbagliare il nome della persona a cui ci stiamo rivolgendo.

«Così, capita di nominare un figlio al posto di un altro o di menzionare una sfilza di attori prima di azzeccare quello che sta recitando in tv», spiega la dottoressa Pileci. O magari può capitare di nominare il nostro cane al posto di un figlio o del partner, perché rientrano tutti nella categoria “famiglia”.

L’errore di denominazione non riguarda solamente i nomi propri, ma può verificarsi anche quando vogliamo riferirci a un oggetto o un concetto, manifestandosi in diverse forme, come l’uso di sinonimi, parole simili o termini completamente non correlati.

Misnaming, accade anche ai più giovani

La buona notizia è che non si tratta di un errore preoccupante. «Sbagliare i nomi è un fenomeno che riguarda anche persone giovanissime, non solo gli anziani», assicura l’esperta.

Le ricerche, infatti, hanno dimostrato che il misnaming non è necessariamente indicativo di un malfunzionamento della memoria o di problemi cognitivi, ma piuttosto una manifestazione normale della complessità del nostro cervello e del modo in cui gestiamo le informazioni.

«Teniamo presente che la memoria non è una registrazione passiva di eventi, ma un processo attivo di costruzione», descrive la dottoressa Pileci. «Quando ricordiamo qualcosa, il nostro cervello ricostruisce l’informazione basandosi su ciò che abbiamo immagazzinato e questo può portare a errori».

Per di più, la memoria può essere influenzata da fattori esterni, come l’ambiente, le emozioni e le esperienze recenti, che possono alterare il modo in cui ricordiamo le informazioni.

Gli elementi alla base del misnaming

Il misnaming può essere attribuito a vari elementi:

  • interferenza. Le informazioni simili possono interferire tra loro. Ad esempio, se conosciamo molte persone con nomi simili o se stiamo pensando a più persone contemporaneamente, potremmo confondere i nomi;
  • stress e stanchezza. Situazioni di affaticamento mentale possono compromettere la nostra capacità di recuperare le informazioni correttamente. In momenti di alta pressione, la nostra mente può “saltare” a conclusioni errate;
  • distrazione. Se siamo distratti nel momento in cui stiamo cercando di richiamare un nome, è più probabile commettere errori. La nostra mente potrebbe essere occupata con altri pensieri o preoccupazioni;
  • associazione errata. A volte possiamo associare una persona a un’altra in modo errato, magari perché hanno caratteristiche simili o sono state viste insieme in passato. Questa associazione può portarci a usare il nome sbagliato;
  • variabilità individuale. Ogni persona ha un diverso livello di abilità mnemoniche e strategie per recuperare informazioni. Ciò significa che alcuni potrebbero sperimentare misnaming più frequentemente di altri.

 
Misnaming, quando preoccuparsi

«Discorso del tutto diverso è quello che riguarda patologie di impatto notevole, come l’Alzheimer, dove non assistiamo a un errore cognitivo, ma alla perdita della memoria che pervade a poco a poco tutti gli aspetti della vita», tiene a precisare l’esperta.

In questa malattia neurodegenerativa si manifesta un declino progressivo delle funzioni cognitive, inclusa la memoria. Le persone possono avere difficoltà a riconoscere i volti, ricordare nomi e parole, ma possono anche mostrare altri sintomi come confusione, cambiamenti dell’umore e difficoltà nelle attività quotidiane.

«In questo contesto, gli errori di denominazione sono spesso più frequenti, però sono accompagnati anche da altri segni di deterioramento cognitivo», conclude la dottoressa Pileci.

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