Perché si condividono le malattie sui social

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I più recenti sono Fedez, Phil Collins e Siniša Mihajlović. Il rapper italiano, su Instagram, ha appena rivelato di avere un tumore raro, mostrando i segni della cicatrice dell’operazione a cui si è sottoposto. Il cantante dei Genesis, invece, ha annunciato l’addio ai live perché non riesce più a suonare dopo gli interventi chirurgici alla schiena. L’ex calciatore, ora allenatore del Bologna, ha pubblicamente comunicato che la leucemia, una prima volta messa al ring, si è fatta sotto di nuovo. 

È lunga la lista di celebrità a cui non dispiace per niente rivelare i propri incidenti sul fronte salute. Solo per rimanere a casa nostra, negli ultimi tempi sono tanti ancora gli esempi: dalla schizofrenia “controllata” con chilometriche camminate del cantante Cesare Cremonini e raccontata nella sua autobiografia Let Them Talk (Mondadori) all’operazione alle anche dell’attore e regista Carlo Verdone, che ha messo fine a sette anni di atroce dolore, fino alla difficile partita contro il linfoma di Hodgkin della campionessa di tennis Francesca Schiavone.

Lo star system hollywoodiano fa i conti invece con l’alopegia di Jada Pinkett Smith, la displasia renale dell’attrice Sarah Hyland, la sclerosi multipla di Jamie-Lynn Sigler e il dolore cronico di George Cloney dopo un incidente, e tanto altro. Insomma, nel firmamento delle stelle ce ne sono diverse “affievolite” nel corpo e nella mente. E che ammettono urbi et orbi che la malattia esiste, può colpire chiunque ed essere pericolosa, ma anche gestibile. Fa parte degli alti e bassi della vita, di fatto non è più un tabù.

Effetto emulazione

Una cosa è certa: a qualsiasi livello di fama, le celebrities sono maghi del marketing e fanno filtrare solo notizie cattura consensi. Ma nell’effetto notorietà rientra anche la categoria “disturbi psicofisici”?

«Dietro a questa condivisione social ci sono più spinte», spiega lo psicoanalista Fabio Galimberti. «La testimonianza del reduce, tipica di chi è uscito da un incubo e vuole comunicare al mondo la gioia di avercela fatta. Ma anche la volontà di diventare un testimonial per la gente, la prova vivente che si può sempre superare un brutto problema».

Lo dice chiaro e tondo Lady Gaga, colpita da fibromialgia, nel suo coming out del 2017: “Voglio contribuire a sensibilizzare l’opinione pubblica su questa malattia e a mettere in contatto le persone che ne soffrono”. «Su qualsiasi intento, però, prevale il simbolo della rinascita: per un personaggio pubblico confessarsi equivale a un nuovo debutto», continua lo psicoanalista. «Guarire è come nascere una seconda volta. Anche perché dopo una malattia non si è più quelli di prima, nel corpo e nell’anima. E dichiararlo permette di essere assolti dal pubblico per il cambiamento. In fondo, la gente vuole sempre lo stesso personaggio, eterno, immortale e infrangibile. Mentre i malanni dimostrano che anche un “mito” è un essere umano».

È un’operazione verità, giustificata da Ambra Angiolini nel racconto autobiografico InFame in cui parla dei suoi trascorsi da bulimica: “Ci si deforma. Poi mi dicevano rifattona, in realtà non ero rifatta, ero piena di succhi gastrici impazziti”. Alla stregua della top model Gigi Hadid che, colpita da una malattia cronica della tiroide, ha cinguettato su Twitter: “Per quelli di voi determinati a capire perché il mio fisico sia cambiato nel tempo, potreste non sapere che quando ho iniziato, a 17 anni, non mi era ancora stato diagnosticato il morbo di Hashimoto”.

Non c’è più un disturbo da nascondere

«Poco importa la motivazione, fosse solo anche una mossa pubblicitaria. Di fatto, i big sono dei role model, che rendono più semplice ai loro fan il coraggio d’emularli e di raccontare come effettivamente stanno», conviene Stefania Ortensi, psicologa del benessere. «L’evoluzione socio-culturale, sostenuta da campagne di conoscenza e approfondimento sui media, ha portato informazione tra la gente. E la consapevolezza di poter prevenire, curare o convivere con patologie anche importanti ha creato una via d’uscita da quel senso di vergogna, omertà e omissione che regnava intorno alla malattia. Ormai, siamo arrivati a parlarne liberamente».

Dal notificato disturbo bipolare della cantante Mariah Carey, i segreti non hanno più senso d’esistere: “Vivevo nella paura costante che qualcuno portasse alla luce il mio problema”, ha detto. “Era un peso troppo pesante da portare, e non potevo più farlo. Mi sono curata, e sono tornata a fare ciò che amo, la musica”.

«Il vero pregiudizio che si sta abbattendo riguarda la salute psicologica: si è entrati nella logica che non c’è benessere fisico senza quello mentale e non si va dallo psicologo o psichiatra perché si è matti, deboli o fragili ma solo per superare momenti difficili che tutti nella vita abbiamo e che la depressione o l’ansia sono malesseri come qualsiasi altri, che si possono curare con farmaci», chiosa Ortensi.

Tra tanti testimoni, l’attore Alessandro Gassmann, che ha parlato più volte della sua forte ansia. “Anche se con il tempo sta migliorando, ho dovuto farmi aiutare perché il disagio si era evoluto, era diventato troppo grande: attacchi di panico. Spiegarli non è facile. Chi ne soffre pensa: ‘Oddio, sono matto’. Ma vi assicuro è una cosa da cui si può guarire!”.

Più capacità di controllo

Di fatto, la nostra società ormai è tutto meno che riservata in fatto di salute e dintorni. «È cambiato il paradigma della vergogna», chiarisce Galimberti: «La malattia non è più un complesso, semmai lo è l’insuccesso personale».

In ogni caso, star o anonimo cittadino del mondo, le due parole “sono malato” riverberano lo stesso ventaglio emotivo: bisogno d’attenzione, necessità di sfogarsi, richiesta d’aiuto e comprensione. «Raccontare cosa si sta vivendo dà anche un senso di controllo sul male», riprende la psicologa. «Se lo dico sto ammettendo a me stesso che non lo temo, sto ricordandomi che sono più forte di lui. Al punto tale di parlarne tranquillamente ».

Un’auto rassicurazione descritta dall’attrice Kasia Smutniak: due anni fa la rivelazione di soffrire di vitiligine, una malattia della pelle che, all’inizio, le aveva provocato molta sofferenza. Dopo aver provato in tutti i modi a curarsi, ha imparato ad accettarsi. “Anche perché quando ne ho parlato ho smesso di vedere le macchie”, ha confessato Kasia. “Sai che ci sono, ma non ci fai più caso. E, dopo averle mostrate, non è successo niente. Di eclatante, almeno”.

Il coming out è catartico, insomma. Non si rinnega la propria imperfezione ma nemmeno ci si sente vittime di infernali sventure. È quell’esperienza introiettata che prova la sceneggiatrice e regista Simona Izzo con il suo bipolarismo: riferisce che ha imparato a conoscersi bene e a scendere a compromessi con i momenti bui, senza nascondersi.

Dalle parole, forza e serenità

Ammettere di non stare bene è una reazione psicologica importante, che concorre al buon esito della cura. «Significa che si è bypassato, infatti, quel conflitto interiore che logora e consuma», spiega Ortensi. «E allora si riesce a dedicare le nostre risorse alle cure vere e proprie o a gestire bene il tempo libero. Con un bel guadagno in resilienza verso l’infermità: guarigione più veloce, meno patimento degli effetti collaterali delle terapie, più equilibrio durante la guarigione (se prevista) o serenità e forza se si deve convivere con la malattia».

La parola a Siniša Mihajlović, allenatore del Bologna, un trapianto per leucemia: “Sono sempre stato un uomo difficile, che si esaltava negli scontri. Ma con certi avversari la battaglia è più dura”, scrive nel suo libro La partita della vita (Solferino).

I vip che hanno condiviso la loro malattia

Ecco una carrellata di celebrità che hanno parlato pubblicamente della loro malattia.

Emma Marrone

Ad annunciarlo è stata lei stessa: “Sono uscita definitivamente dalla malattia (tumore alle ovaie e all’utero). In quell’istante sono morta e risorta”. 

Avril Lavigne

La malattia di Lyme, una patologia debilitante trasmessa col morso di una zecca, ha costretto la cantante a stare a letto due anni. I primi ”oscuri” sintomi durante un tour nel 2014, come ha scritto lei stessa sui social.

Lady Gaga

Nel 2017, Lady Gaga ha twittato ai suoi fan che annullava un tour ”per occuparsi del suo corpo” colpito dalla fibromialgia.

Tom Hanks

Ai microfoni di Radio Times, l’attore premio Oscar Tom Hanks non ha avuto segreti: “Sono stato un totale idiota, quando ero giovane ho mangiato in modo poco sano e perciò ora devo combattere il diabete di tipo II“.

Justin Bieber

In un post su Instagram la pop star canadese Justin Bieber ha confidato di essere stato male e in pessima forma per colpa dell’infezione cronica trasmessa dalle zecche.

Selena Gomez

La star ha ribadito sul web che ha il lupus, problemi ai reni e pressione alta. E che deve prendere farmaci, che influiscono sul suo peso. Altalenante.

Halle Berry

“Quando ho scoperto di avere il diabete di tipo 2, a 19 anni”, dice l’attrice in un’intervista, “ho pensato: Dio mio, sono malata. In realtà da allora sono molto più in salute!”. Con pochi zuccheri e tanta attività fisica.

Jovanotti

Dalla sua pagina Instagram: “Oggi la mia Teresa (la figlia) ha voluto raccontare la sua storia degli ultimi sette mesi. Ieri gli esami hanno detto che la malattia (linfoma di Hodgkin) se n’è andata, oggi per noi è un giorno bellissimo, lei è stata pazzesca”.

Melanie Griffith

Alla Women’s Brain Health Iniziative ha preso la parola: “Ho avuto due attacchi gravi di epilessia in vacanza a Cannes”.

Carol Smith

Dal 2015 Carol Smithcondivide col pubblico il suo tumore al seno. È andata in tv durante la chemio e ha scritto il libro Ho ballato con uno sconosciuto.

Giulio Berruti

Giulio Berruti l’ha svelato in tivù: “Soffro di fibromialgia. L’ho scoperta nel 2017, e per i forti dolori non ho lavorato per oltre un anno”.

Kim Kardashian

La showgirl non nasconde la psoriasi, lanciando anche un appello via Twitter, per chiedere ai follower consigli di trattamenti realmente efficaci.

Catherine Zeta Jones

Catherine Zeta Jones ha affidato al suo portavoce il coming out sul suo disturbo bipolare, che ha richiesto anche un ricovero in clinica per cure più adeguate.

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