Alzi la mano chi non ha mai giocato a ping pong. Ebbene, alla luce delle evidenze degli ultimi studi scientifici, vi tornerà la voglia di riprendere in mano racchetta e pallina! Già, perché il tennistavolo (questo il nome ufficiale della disciplina) combatte la sedentarietà, allena la rapidità dei riflessi e rafforza la socialità. Ma c’è di più.
Adatto a tutte le età, è studiato e praticato come strumento di prevenzione e gestione di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson. Basti pensare che durante l’ITTF World Masters Table Tennis Championships tenutosi l’estate scorsa a Roma era presente una squadra composta da due atleti con il Parkinson, Agnes Jan e Steve Morley. Mentre a fine ottobre 2024 si sono svolti in Francia i Campionati Mondiali di Tennis Tavolo Alzheimer & Parkinson, dove ha partecipato anche una squadra italiana.
Del resto, già da anni si sta studiando questo sport per rallentare l’evoluzione della malattia con risultati sorprendenti. E in ottica di prevenzione e gestione delle malattie o, più semplicemente, come strumento di ginnastica fisica e mentale praticare costantemente il ping pong porta numerosi benefici.
Abbiamo chiesto a Domenico Ferrara, formatore FITET – Federazione italiana Tennistavolo, di spiegarci quali.
Quali sono i benefici fisici?
«Dal punto di vista corporeo, il tennistavolo è un’attività a basso impatto che, rispetto ad altre discipline da racchetta, presenta rischi minori a carico delle articolazioni visto il peso ridotto sia dell’attrezzo che della pallina. Le caratteristiche dei materiali, le dimensioni e la velocità della sfera e il livello di precisione richiesti nel gioco lo rendono, inoltre, estremamente efficace per migliorare la coordinazione, stimolando allo stesso tempo la forza sia negli arti superiori che inferiori.
Oltre a ciò, aiuta a mantenere il metabolismo attivo, favorendo il controllo del peso. Queste caratteristiche permettono al ping pong di contribuire al rafforzamento muscolare, alla flessibilità e al miglioramento dell’equilibrio. Praticato regolarmente come disciplina sportiva, è particolarmente indicato per prevenire l’obesità nei bambini migliorandone anche la salute cardiovascolare. Inoltre, poiché aiuta a preservare la densità ossea, può essere un prezioso alleato contro l’osteoporosi».
E quelli mentali?
«La rapidità del gioco e la necessità di elaborare strategie e informazioni in breve tempo sollecitano le funzioni cognitive come memoria, attenzione e capacità decisionali. Queste sue caratteristiche aiutano a migliorare la gestione dello stress e l’umore, come evidenziato da studi su bambini e adolescenti. Per esempio, ragazzi con disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) che praticano tennistavolo mostrano miglioramenti significativi nella concentrazione e nella gestione degli impulsi».
Dal punto di vista sociale, che vantaggi offre?
«Il ping pong è perfetto per creare connessioni. Che si giochi in un’associazione sportiva, in vacanza o semplicemente a casa, infatti, favorisce la socializzazione. Diventa una piacevole occasione per stringere amicizie, condividere momenti di leggerezza e rompere la routine. Inoltre, è uno sport intergenerazionale: puoi giocare con le tue amiche, i tuoi figli o persino i tuoi genitori. Infine, insegna il rispetto delle regole e stimola il lavoro di squadra».
È adatto a tutte le età?
«Assolutamente sì, questo sport è inclusivo proprio perché accessibile a tutti, indipendentemente dall’età o dalla forma fisica. Può essere infatti praticato anche da chi ha difficoltà motorie o vuole approcciare l’esercizio fisico in modo graduale. Per le persone in età adulta è una soluzione pratica per restare attive senza sovraccaricare le articolazioni e non richiede necessariamente lunghe sessioni di allenamento.
Per quelle mature è un alleato prezioso contro il declino fisico e mentale perché allena l’equilibrio, riducendo così il rischio di cadute, e mantiene la mente vivace grazie alla necessità di pensare velocemente».
Come cura il tennistavolo
All’origine della “ping pong-terapia” ci sono studi recenti come quello condotto dal ricercatore Kenichi Inoue della Fukuoka University. La ricerca giapponese ha coinvolto 12 persone affette da morbo di Parkinson a diversi livelli di età e gravità dei sintomi. Ai soggetti è stato chiesto di praticare il tennistavolo una volta a settimana per cinque ore consecutive lungo un periodo di 6 mesi. Ebbene, i risultati sono stati incoraggianti.
Tutti i partecipanti, sottoposti a un’attenta valutazione dei sintomi alla fine della sessione, mostravano un’aumentata capacità di svolgere azioni quotidiane come vestirsi, scrivere, alzarsi dal letto e parlare. Anche il tremore e la rigidità dei movimenti, tipici di questa malattia, sono risultati in netto miglioramento.
Il motivo? «Il ping pong è una forma di esercizio aerobico che migliora la coordinazione occhi-mani, affina i riflessi e stimola il cervello», ha commentato l’autore dello studio. Non a caso quando si gioca tennistavolo si attivano simultaneamente ben 5 regioni del cervello.
E, a proposito di attività mentale connessa al ping pong, lo studio di un team di ricercatori cinesi del 2024, condotto dal dottor Zheng, ha sottoposto a scansioni cerebrali i partecipanti, divisi in giocatori abituali e non. Il risultato? Il primo gruppo ha mostrato (mediante risonanza magnetica) maggiore connettività cerebrale rispetto al secondo e un’aumentata velocità di elaborazione cognitiva.
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