“Piovono Bombe”, le storie e i temi del romanzo di Stefano Iannaccone – IL CIRIACO

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Dopo la partecipazione al Festival Insieme di Roma, il giornalista e scrittore irpino Stefano Iannaccone ha raccolto il nostro invito a esaminare gli aspetti salienti di Piovono bombe, il suo quarto romanzo edito da Les Flâneurs. 

Senza anticipare troppo, per non compromettere il piacere della scoperta al lettore, siamo entrati con Iannaccone tra le pieghe delle intense pagine in cui racconta le vicende di due fratelli, Marta e Diego, coinvolti rispettivamente nella guerra in Siria e in un talent show. Tra flashback e attualità, tra intrighi e spunti di cronaca, le pagine avvincono il lettore, anche grazie ai numerosi colpi di scena che Iannaccone semina con sapienza fino al gran finale.

L’autore – giornalista per Panorama, Fanpage, Left, Notizie.it e Impakter Italia e in passato anche per Lettera 43, La Notizia e Ilfattoquotidiano.it – ha già al suo attivo tre romanzi e l’interessantissimo saggio dal titolo Sotto Tiro sulla diffusione delle armi da fuoco in Italia.

Stefano come si è accesa la scintilla che ha messo in moto la storia di Piovono bombe nella tua immaginazione?

“Il punto di partenza di Piovono Bombe è sicuramente la guerra in Siria vista dall’ottica atomistica di un ostaggio. Non a caso il libro comincia da quel punto. Ma non è certo un romanzo solo concentrato sulla guerra in Siria. Sono sempre stato attento al sistema del mainstream del mondo dello spettacolo. Così ho preso spunto da X-Factor per raccontarne le evoluzioni nella musica. E infine volevo che la storia mettesse a confronto due protagonisti, un fratello e una sorella, simili e diversi allo stesso tempo. Così ho plasmato i personaggi di Diego e Marta. Insomma, ci sono state varie scintille”.

La trama è un perfetto meccanismo a incastro, pensi che la vita sia una serie di intrecci imprevedibili o che alla fine è il Caso a dominare sui destini degli uomini?

“Credo prima di tutto che in un romanzo sia sempre interessante, anche da un punto di vista stilistico, disseminare dei “pezzi” che poi vengono assemblati, quasi casualmente. Dietro c’è un lavoro stimolante per un autore. In generale, uscendo dalla fiction, penso che il Caso giochi un ruolo importante. Penso semplicemente solo nella conoscenza di una persona. Ma la spinta dell’autodeterminazione resta principale. Se il Caso, con una serie di eventi più o meno fortuiti, ci mette di fronte – per esempio – a una storia di amore, bisogna poi saperla coltivare. E a quel punto il destino dipende dalla persone, non più solo dal Caso”.

Tre registri dominano il romanzo: la prigionia con la sua crudezza, il talent con la sua superficialità e il freddo linguaggio degli articoli giornalistici. Sembrano quasi tre colonne sonore diverse, c’entra qualcosa il tuo lavoro in questo? Parlo delle tue esperienze giornalistiche essenzialmente…

“Rispetto ai precedenti romanzi, c’è molto poco di “mio”, in senso personale. Tuttavia, c’è sicuramente il mio interesse professionale e intellettuale per la guerra in Siria. È il peggior orrore del nostro Secolo: eppure lo guardiamo con sostanziale indifferenza. Un’eco lontana di bombe. Poi, certo, c’è la conoscenza dell’informazione giornalistica, delle dinamiche che soprassiedono la scrittura di determinati articoli. Qualche influenza professionale, dunque, c’è. Ma non credo in misura preponderante”.

Nella trama le vicende dei due protagonisti sono lo spunto per parlare di temi importanti di cronaca e di costume: la guerra, il disagio mentale, la malattia, la superficialità e il cinismo dello show-biz, la difficoltà di essere se stessi, l’amore… cosa sono per te, come li hai raccontati?

“In Piovono Bombe ho cercato di compiere un salto di qualità, nei contenuti e nello stile. Saranno i lettori a decretare il successo o l’insuccesso di questo tentativo. Ho cercato di inserire un ampio spettro di spunti, di temi, che in fondo attraversano le nostre vite, la nostra quotidianità. Il mio resta un libro di fiction, una storia inventata, che spero invogli il lettore ad arrivare fino in fondo. Entrando a un livello più profondo di testo, volevo addentrarmi nel campo del verosimile. Non c’è nulla di reale, nel senso pieno e penso anche alla vita di un ostaggio che non conosco. Ma ci sono situazioni verosimili nella realtà”.

Sembra esserci tanta musica tra le righe, a cominciare dai nomi di alcuni personaggi che ricordano musicisti italiani, per finire con brani citati o in qualche modo evocati e anche tanto diversi per ogni personaggio, è importante la musica per te? Come l’hai fatta lavorare nel tuo romanzo?

“Ho immaginato una sorta di colonna sonora per Piovono Bombe, canzoni che potessero accompagnarne la lettura. E questo ha fatto il paio, inconsapevolmente, con l’iniziativa della casa editrice, Les Flâneurs, che mi ha chiesto una playlist di Spotify da associare al libro. La musica è molto importante per me, è la compagna di molte ore della giornata. Non nego che da ragazzino sognavo di diventare giornalista di questo settore. Così la musica è entrata in questo romanzo attraverso Marta, che lega ogni brano ai passaggi della sua vita”.

Ti soffermi anche tanto sul tema della manipolazione delle informazioni, della distorsione delle storie, della narrazione del passato autobiografico che è capace di inventare versioni diverse degli stessi avvenimenti: quanto conta per te la verità? Secondo te esiste ancora nel mondo dell’informazione attuale o dobbiamo rassegnarci allo slalom tra le fake news o tra ciò che ci raccontiamo, magari per non soffrire.

“La ricerca della verità è il compito principale di chi fa il giornalista. Non dico il suo raggiungimento, che è compito difficile. Ma la ricerca della verità è il motore che consente a ogni giornalista di svolgere il proprio lavoro. Quindi esiste la possibilità di avvicinarsi molto e magari individuarla: professionalmente è la mia “ossessione”. In questo romanzo provo, tuttavia, a raccontare come sia complicato scovarla. Del resto parliamo un discorso davvero complesso, non riassumibile in una sola risposta. Perché esistono verità fattuali e verità, talvolta, personali. Ma appunto è un’osservazione che andrebbe approfondita in altra sede”.

L’amore alla fine sembra essere l’unica forza che davvero muove le persone e cambia le cose e la storia, c’è in questo un seme di speranza?

“Non credo che Piovono Bombe sia un romanzo di amore. Preferisco pensare come un romanzo di grandi sentimenti, quello sì. È una storia che si muove lungo l’asse dei sentimenti forti, dirompenti direi. Nel bene e nel male, come emerge in alcuni momenti che non posso svelare. La speranza è il propulsore verso il futuro. Non credo affatto all’adagio secondo cui chi “di speranza vive, disperato muore”. L’assenza di speranza è la disperanza, la mancanza di prospettiva. Che porta a una vita di disperazione”.

Il romanzo sembra già una sceneggiatura, se dovessi farne un film o una serie, chi ti piacerebbe avere come attori o come regista?

“Risposta secca, diciamo da mondo dei sogni. Regista, Matteo Garrone. Attori protagonisti: Alessandro Borghi per Diego, Ilenia Pastorelli per Marta”.

Di seguito la playlist elaborata da Stefano Iannaccone per accompagnare la lettura di Piovono Bombe



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