Quando non stiamo bene nella nostra pelle o la vita è diventata troppo complicata per noi, lo psicologo, lo psicoterapeuta, il counselor sono la nostra “ancora di salvezza”. E senza badare troppo al titolo del professionista ci rivolgiamo a chi ci ispira fiducia o ci è stato consigliato dal solito tam tam di conoscenze.
Normale fare così: in fondo, nella mentalità comune, i termini come psicologo, psichiatra, psicanalista e psicoterapeuta e counselor sono considerati, erroneamente, interscambiabili per assicurarci benessere mentale. In realtà, esiste una grande differenza tra una figura professionale e l’altra, che è importante conoscere per definire il tipo di aiuto di cui abbiamo (veramente) bisogno e che possiamo ricevere. Ognuno di loro, infatti, ha una preparazione specifica e competenza in fatto di salute psichica. Per questo, Starbene ha creato una mini-guida d’orientamento per scegliere l’aiuto migliore per risolvere il nostro problema.
Lo psicologo
Non è un medico, ma un professionista della salute laureato in Psicologia iscritto all’albo professionale dei psicologi dopo aver superato l’esame di Stato e fatto un tirocinio di 1 anno. E, visto che il suo lavoro è focalizzato sul funzionamento della mente in tutte le sue sfaccettature (fisiologiche, psicologiche, relazionali, ambientali), ci serve per capire, attraverso una serie di colloqui e anche test psico-attitudinali, perché facciamo certe scelte.
Di fatto, lo psicologo è uno specialista del comportamento umano, che aiuta a conoscere meglio noi stessi e gli altri, in base alla storia familiare, alle esperienze passate, a caratteristiche di personalità. Di conseguenza, ci indirizza a ia pensare e agire in modo più consapevole, congruo e efficace.
Va bene, quindi, rivolgersi allo psicologo in prima battuta, quando s’avverte uno scricchiolio “interiore”, proprio per valutare la natura del disagio. A questo punto, possono bastare le sedute psicologiche per rimetterci in carreggiata oppure lo stesso psicologo ci può orientare verso una psicoterapia o una consulenza psichiatrica. Non essendo un medico, comunque, non può prescrivere farmaci.
Lo psicoterapeuta
Per un gradino più alto di “sofferenza” c’è lo psicoterapeuta: lui, infatti, ha una specifica formazione post-laurea (in medicina o in psicologia) di 4 anni presso scuole di specializzazione universitaria o riconosciute dal MIUR, che lo abilita a “lavorare” sui meccanismi psichici e comportamentali che hanno prodotto un disturbo psico-patologico come ansia, depressione, fobie, disturbi alimentari eccetera. Il suo compito è quello di ristabilire il nostro equilibrio mentale, e lo fa attraverso i metodi indicati dalla sua scuola di formazione: alcuni usano la terapia psicoanalitica tradizionale, altri quella relazionale o gestaltica, molti quella cognitiva-comportamentale. A meno che non sia un medico, anche lui non può prescrivere psicofarmaci.
Lo psicanalista
Quante volte abbiamo detto “vado dallo psicoanalista” e poi non era esattamente così? In realtà, lo psicoanalista altro non è che uno psicoterapeuta con un orientamento specifico: lavora sul malessere mentale attraverso le tecniche della teoria freudiana, che prevede, tanto per citare gli esempi più tipici, una forte frequenza settimanale dei colloqui (da 3 a 5 alla settimana), l’uso del lettino per sdraiarsi, l’uso di alcuni strumenti cognitivi (come l’interpretazione dei sogni, le libere associazioni eccetera).
Lo psichiatra
Se le sedute di psicoterapia non bastano o una persona ha dei sintomi che compromettono la normalità della vita, interviene lo psichiatra. Questo è medico specializzato (in psichiatra, appunto) che valuta e cura i disturbi della psiche (come dell’umore, ossessivo-compulsivi, del sonno, disturbi psicotici, dipendenze da alcol o sostanze stupefacenti, del controllo degli impulsi ecc) sotto il profilo biologico-organico.
In altre parole, lo psichiatra considera le malattie della psiche come il risultato di un cattivo funzionamento, a livello biochimico, del sistema nervoso centrale e può prescrivere farmaci per riportare la situazione in asse. Non si tratta, comunque, di un professionista rivolto solo ai casi più gravi, in quanto spesso lui e lo psicoterapeuta – in diversi casi lo psichiatra ha anche la qualifica di psicoterapeuta – agiscono in tandem sullo stesso problema: lo psichiatra prescrive la terapia che agisce sui meccanismi fisiologici alla base della sofferenza psichica, lo psicoterapeuta su quelli mentali con i colloqui clinici e altri strumenti non farmacologici, in un’ottica di integrazione mente e corpo.
Il counselor
Questa professione, nata in America negli anni Cinquanta e non ancora riconosciuta in Italia, viene praticata da chi ha frequentato un corso privato di tre anni e un relativo tirocinio. Quando conviene contattare un counselor? Nel momento in cui stiamo sostanzialmente bene ma, nello stesso tempo, abbiamo un problema specifico, un dubbio, un’incertezza nella nostra vita quotidiana su cui continuiamo a girare a vuoto. Nel giro di 5-6 incontri, senza fare né diagnosi né analisi, questo tecnico ci può assistere per chiarirci le idee e trovare da soli la soluzione. Come dire: il counselling è un supporto “tecnico” fine a se stesso, a cui chiedere quel quid immediato che da soli non riusciamo a focalizzare, a fare saltare fuori. Se però il nostro problema si ripete sistematicamente, allora è meglio rivolgersi a uno psicoterapeuta specializzato in terapie brevi comportamentali, adatte ad affrontare problematiche specifiche come i disturbi del sonno o fobie in genere. Qui s’indaga sulle cause e si mettono in campo tecniche compiute di soluzione.
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