Ancora una volta, follia e violenza nel carcere di Ariano Irpino per la folle protesta di un gruppo di detenuti e il personale della polizia penitenziaria che aderisce al Sappe, primo sindacato dei baschi azzurri, torna a protestare con veemenza per una situazione esplosiva”, denuncia Tiziana Guacci, segretaria per la Campania del sindacato autonomo polizia penitenziaria. “I colleghi, in servizio hanno smontato dopo molte ore. Per fortuna, non ci sono agenti feriti ma i detenuti hanno devastato l’intera sezione VIII”.
Ferma la denuncia del Sappe: “Non può essere la morte di un detenuto l’alibi per un attacco allo Stato. martedì incontrerò a Napoli il provveditore penitenziario Castellano per chiedere provvedimenti concreti. Si tratta di eventi conseguenti ad una situazione di tensione carceraria già ampiamente evidenziata dal Sappe, per altro aggravata dalla mancanza di personale: chiediamo un sopralluogo tecnico da parte del Prap e una visita ispettiva da parte dell’Asl per valutarne l’idoneità sotto il profilo dell’igiene e della sicurezza dei luoghi di lavoro”, conclude la sindacalista.
Per Donato Capece, segretario generale del sindacato autonomo polizia penitenziaria: “la polizia penitenziaria svolge un lavoro prevalentemente al chiuso. La sua eccezionalità sfugge allo sguardo dei cittadini ma, come ha anche autorevolmente ricordato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è chiamata quotidianamente a fronteggiare difficili situazioni di tensione e sofferenza, sempre più frequenti a causa del grave fenomeno di sovraffollamento in atto. Determinante è il contributo delle donne e degli uomini del corpo all’attuazione del principio costituzionale della funzione rieducativa della pena per il possibile reinserimento nella vita sociale dei detenuti, nonostante le assai critiche condizioni del sistema carcerario. Ed è solamente grazie ai poliziotti penitenziari, gli eroi silenziosi del quotidiano a cui va il ringraziamento del Sappe per quello che fanno ogni giorno, se la scorsa notte di follia ad Ariano Irpino è comunque stata fortunatamente contenuto”.
Ma per il leader del Sappe, servono “interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto.
Servono poliziotti e regole d’ingaggio chiare, tecnologia e formazione per chi sta in prima linea nelle Sezioni, strumenti di difesa e contrasto delle violenze. Bisogna applicare ai violenti l’arresto in flagranza di reato per i detenuti che aggrediscono poliziotti penitenziari o mettono in grave pericolo la sicurezza del carcere, il carcere duro con isolamento fino a 6 mesi (articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario) ed il trasferimento immediato in particolari sezioni detentive a centinaia di chilometri dalla propria residenza, come prevede il successivo articolo 32 del regolamento. Sicuramente a molti detenuti violenti la voglia di creare disordini mettendo a rischio la sicurezza delle carceri oppure aggredire il personale passerà.
Capece torna infine a sollecitare, per la polizia penitenziaria, “la dotazione del taser, che potrebbe essere lo strumento utile per eccellenza in chiave anti aggressione (anche perché di ogni detenuto è possibile sapere le condizioni fisiche e mediche prima di poter usare la pistola ad impulsi elettrici)”.