quando alzarsi dal letto è difficile

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La mattina capita a tutti di indugiare un po’ nel letto, senza trovare la voglia di alzarsi, ma in alcuni casi questa apatia è patologica e indica una vera e propria condizione psicologica, definita clinomania.

«Il termine, che deriva dal greco antico kline, letto, e mainomai, smaniare, non è di uso medico-psichiatrico e pertanto non inquadra una sindrome, uno stato patologico in senso stretto, quanto la tendenza a un certo tipo di comportamento, che è espressione di una sofferenza psicologico-emotiva sottostante», spiega il dottor Francesco Rizzo, psicologo, psicoterapeuta e gruppoanalista a Padova.

Nello specifico, per clinomania si intende il desiderio, intenso e difficilmente differibile, di rimanere a letto nelle ore diurne, procrastinando quanto più possibile ogni attività personale, sociale o lavorativa. «Pur non essendo un termine che troviamo all’interno dei manuali diagnostici, rappresenta una condizione che fa parte dell’esperienza esistenziale di moltissime persone», specifica Rizzo.

Quali sono i sintomi della clinomania

La difficoltà ad alzarsi dal letto e cominciare la giornata (oppure darle seguito, visto che molti sperimentano questa condizione anche dopo l’eventuale “riposino” post-prandiale) si accompagna principalmente a una condizione di cronica e persistente stanchezza, sia fisica che mentale, a cui si associano sensazioni come demotivazione, deconcentrazione, ansia e depressione.

«Nei casi più complessi, questo quadro può generare un’insidiosa propensione all’autoreclusione e all’evitamento di occasioni lavorative e sociali», ammette l’esperto.

In qualche modo, la clinomania può rappresentare l’anticamera di uno stato depressivo: «Sono l’intensità dei sintomi e la loro risolubilità all’interno di una giornata tipo a permettere di distinguere la “semplice” tendenza clinomanica, che comunque deve destare attenzione, da una condizione depressiva vera e propria», considera Rizzo.

Se il richiamo del letto diventa così intenso da risultare insopprimibile (o comunque se lo sforzo necessario ad alzarsi è soggettivamente percepito come troppo faticoso) e la persona rimane sotto le coperte invece di dedicarsi ad attività programmate o anche di piacere (procrastinandole oppure rimandandole del tutto), bisogna ragionare nei termini di una forma di depressione: «In questo caso, la sensazione di stanchezza e l’ansia associata al gesto di alzarsi dal letto rappresentano dei corrispettivi di quella profonda tristezza che, più frequentemente, associamo all’idea di depressione», specifica lo psicologo.

«In queste circostanze, è frequente che si senta parlare di depressione mascherata, ovvero una versione “mimetizzata” di depressione, meno clamorosa nell’espressione sintomatologica, ma non meno invalidante».

Quali sono le cause della clinomania 

Le cause della clinomania possono essere molteplici e comprendono un insieme di fattori biologici e temperamentali (caratteristiche innate o comunque biochimiche), nonché psicologici ed esperienziali (situazioni di vita), che si intrecciano fra loro, in una dinamica di circolo vizioso.

«La sensazione cronica di stanchezza diffusa, la demotivazione profonda e l’ansietà nei confronti del quotidiano rendono meno “pronti” ad affrontare la giornata, come se togliessero allenamento alla vita di tutti i giorni», riflette il dottor Rizzo. «Questa spossatezza, che è conseguenza della condizione di depressione sottostante alla clinomania, finisce per diventare anche causa del disagio legato alla clinomania stessa, perché scoraggia qualsiasi azione o iniziativa personali».

Più nello specifico, la “causa emotiva” è da ricercare nell’assenza di piacere che la persona clinomanica descrive rispetto all’esperienza complessiva della propria vita, come se qualunque attività – anche quelle che, generalmente, vengono associate a una forma di benessere personale – fosse poco gratificante, insoddisfacente.

«È come se a essere intaccato fosse proprio il gusto per la vita, nulla sembra avere un senso profondo, tutto diventa una forzata abitudine o un dovere. Il letto, allora, diventa un rifugio dove il tempo si ferma e la pressione delle responsabilità, illusoriamente, allenta la sua forza».

Chi interessa la clinomania 

Alcune persone sono più inclini di altre a questa condizione? Se volessimo tracciare una sorta di “identikit” della persona clinomanica, bisognerebbe partire dalla consistente propensione a forme di tristezza o, comunque, di insoddisfazione personale: in altre parole, chi è più esposto a incappare in episodi depressivi può esserlo anche a sperimentare la clinomania.

«Allo stesso tempo, anche caratteristiche caratteriali legate a introversione e ritrosia sociale possono far parte del quadro “tipico” della persona clinomanica», aggiunge Rizzo. «Per questo tipo di soggetti, più che per altri, il letto finisce per rappresentare un “guscio” protettivo dagli stress, dalle tensioni, così come dal confronto con gli altri e con le loro vite».

Quali sono le conseguenze della clinomania 

L’assenza di piacere e di soddisfazione personale nelle attività del quotidiano, ma anche più estemporanee (come l’organizzazione di una vacanza o di una gita nel fine settimana), intacca fortemente la qualità di vita. «Quando il corpo e la mente sono così fortemente affaticati, è molto difficile fare qualsiasi cosa», ammette il dottor Rizzo.

«Le persone con una tendenza “leggera” alla clinomania potranno essere più inclini a procrastinare, ogni volta che sia possibile, eventi, situazioni e appuntamenti. Un esempio tipico può essere il rinvio continuo di visite mediche. Ma percepiranno anche un grande sforzo ogni volta in cui, invece, non sia possibile rimandare un impegno o una responsabilità. Allo stesso tempo, proveranno poco piacere anche nelle attività generalmente considerate fonte di soddisfazione: un’uscita con gli amici, una situazione di intimità con il partner e così via».

Nei casi più problematici, poi, la persona clinomanica può arrivare a interrompere per periodi prolungati, oppure a sospendere del tutto, sia le proprie responsabilità lavorative e personali, sia la partecipazione ad attività di svago: «È qui che il confine con la depressione, più propriamente detta, si fa sottile fino a sfumare del tutto», dice Rizzo.

«A risentirne, come evidente, è anche la dimensione sociale, sia per quanto riguarda le relazioni di amicizia, sia per quanto riguarda le relazioni sentimentali: non è raro che la persona clinomanica accusi scarso interesse per le occasioni sociali e scarsa libido per ciò che concerne la sfera della sessualità. La situazione più estrema è senza dubbio quella di chi, giorno dopo giorno, finisce per erodere definitivamente i propri legami affettivi e sociali perché sempre più impossibilitata a rinunciare alla sicurezza percepita nell’intimità della propria stanza e del proprio letto, al riparo dalle sollecitazioni esterne che vengono avvertite come sempre più insostenibili».

Come si affronta la clinomania 

Per gestire e risolvere questa condizione, a poco servono gli inviti a reagire, darsi una mossa o una svegliata; anzi, possono risultare controproducenti, perché pongono dolorosamente l’accento – anche in maniera involontaria da parte di chi avanza queste esortazioni – sulla possibilità di scelta da parte della persona clinomanica, su una sua eventuale pigrizia, come se la difficoltà ad alzarsi dal letto fosse un capriccio più che una manifestazione di sofferenza.

«Generalmente, il soggetto che soffre di clinomania non vive affatto bene il proprio disagio, vorrebbe sentire dentro di sé l’energia e lo spirito di iniziativa per affrontare il mondo, ma non ci riesce», illustra il dottor Rizzo.

«Forzarsi per svolgere attività e compiti può forse essere una soluzione a breve termine, talvolta persino funzionale se ci sono scadenze da rispettare e impegni da portare a termine in un tempo prefissato; d’altro canto, non può essere la soluzione a lungo termine: qualunque iniziativa, sganciata da un piano di piacere personale anche minimo, può acuire il senso di insoddisfazione e di alienazione, rendendo il quotidiano simile a una condanna da scontare, con un dispendio di energia, necessario a tenere in piedi la propria vita, che diventa un vero salasso».

Clinomania nei casi meno gravi

Nelle situazioni meno invalidanti, un’opportunità può essere quella di fermarsi a pensare a cosa, nel profondo, non è fonte di gratificazione nella propria vita, tanto da rendere così allettante il comodo riparo del letto ogni volta che sia possibile. È il proprio lavoro? È la propria situazione affettiva? È una specifica preoccupazione, fonte di angoscia, o una situazione problematica nella realtà esterna? È un insieme di tutti questi fattori?

«Potersi interrogare sulle radici della propria insoddisfazione è il primo passo per tentare una soluzione trasformativa, ovvero per provare a cambiare qualcosa nella realtà esterna così da migliorare anche l’equilibrio psicologico ed emotivo», suggerisce l’esperto.

Allo stesso tempo, può essere importante individuare quali sono le iniziative o situazioni che invece sono fonte di piacere e di appagamento personali, in una sorta di auto-esame soggettivo. Possono essere di aiuto attività come la meditazione o lo yoga, a patto che la loro realizzazione non diventi un’altra faticosa forzatura da imporsi.

Clinomania nei casi più severi

Invece, nelle situazioni più gravi, la clinomania va ricondotta a una condizione depressiva che, per essere trattata, necessita dell’ausilio di professionisti e di un più ampio lavoro su se stessi.

«Può essere importante un sostegno farmacologico, che va ad alleggerire il peso dei pensieri ansiogeni e depressivi, e ri-mobilita quelle energie psichiche e fisiche che sembrano perdute», spiega l’esperto.

«Senza dubbio, va presa in considerazione la necessità di un percorso di psicoterapia che aiuti a rintracciare le radici più recondite del malessere depressivo e del ricorso al letto come unica fonte di “sfiato”. Spesso, la difficoltà a provare piacere in ciò che si fa non dipende solo dalle condizioni concrete, come avere un lavoro o una relazione sentimentale soddisfacente oppure una rete sociale significativa, ma anche da ragioni più profonde, che albergano nella storia di vita della persona, nel suo “mondo interno”, ovvero in quel vasto universo che la psicoanalisi racchiude nel termine inconscio».

La psicoterapia aiuta a fare chiarezza sui motivi del proprio dolore esistenziale, di cui la clinomania è un’espressione. «Individuare il nocciolo più profondo significa acquisire consapevolezza su cosa genera questa emorragia di energie e di entusiasmo», conclude l’esperto. «È un po’ come localizzare il “guasto” che impedisce al proprio motore di funzionare ed evidenziarne le caratteristiche specifiche, sempre soggettive perché parliamo di individui, non certo di macchine, e da lì individuare la soluzione psicologica personale più appropriata».

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