E’ Raoul Bova, tra gli attori più amati del panorama cinematografico italiano, a far rivivere sul palco del Teatro di Lacedonia un racconto di speranza e resistenza “Il Nuotatore di Auschwitz”, in scena il 17 novembre, alle 20.30,
La storia, liberamente ispirata a Alfred Nakache e Viktor Frankl, ruota attorno alla figura di Alfred Nakache, un nuotatore francese ebreo che sopravvisse ai lager nazisti, e al celebre psichiatra e filosofo austriaco Viktor Frankl, autore del libro “Man’s Search for Meaning”, che ha ispirato milioni di persone con il suo messaggio di speranza nelle situazioni più estreme. Alfred Nakache nel 1943 aveva 28 anni ed era un nuotatore professionista. In quel periodo aveva già una moglie, una figlia, un palmarès di vittorie invidiabile in bacheca, ed era il detentore di un record mondiale e due record europei nelle specialità Rana e Delfino. Era un grande campione di nuoto, una celebrità in Francia. Ma quel suo mondo di tranquillità sarebbe stato distrutto dalla follia di una persecuzione senza senso. Alfred era ebreo, e insieme alla moglie e alla figlia venne arrestato e deportato nel campo di concentramento di Auschwitz. Il 20 Gennaio del 1944 lui, la moglie e la figlia salgono sul treno numero 66 che da Bobigny conduce ad Auschwitz. Si imbarcano forzatamente in 29 ore di viaggio infernale, raggiungono il campo di sterminio dove vengono separati, Nakache nella fila di sinistra, Paule e Annie in quella di destra. Costante la sfida con gli aguzzini che si divertono a sfidare l’atleta, che deve nuotare in una vasca d’acqua destinata alla sicurezza anti-incendio e raccogliere diversi oggetti come un pugnale, monete o sassi con i denti. Ma Alfred è forte e riesce a sopravvivere. Sopravvissuto al Lager, tornato poi a gareggiare, otterrà un nuovo record e ha partecipare alle olimpiadi di Londra.
Il testo, scritto da Luca De Bei, esplora il significato della sofferenza e la ricerca di un senso da attribuire alla vita, anche nei momenti più bui.