Ha atteso fino all’ultimo l’ufficialità di un’elezione che evidentemente non si aspettava. Ma nel day after la lunga giornata, oltre quaranta ore dalla chiusura delle urne, con i suoi 1673 voti Vincenzo Ciampi può dire di essere il primo consigliere regionale irpino del Movimento cinque stelle.
Dopo ore di suspence per l’attribuzione dei seggi, il risultato è arrivato. Soddisfatto?
«Sicuramente c’è una soddisfazione doppia, quella personale ma anche quella politica per il Movimento cinque stelle irpino. Finalmente riusciamo a ricoprire un livello istituzionale dal quale siamo stati completamente assenti, quale è il consiglio regionale. Sono soddisfatto per quelle persone che mi onoro di rappresentare e che hanno creduto in me, gente che lavora, che sta in strada, persone comuni che si sono avvicinate alla politica vedendo in me un loro simile. D’altronde io stesso mi sono avvicinato al Movimento proprio per la sua capacità di essere partito dal basso, di avere capacità di ascolto dei cittadini, dei loro bisogni, delle loro esigenze, delle loro proposte. Quando diciamo che nelle istituzioni siamo semplici portavoce dei cittadini, è perché ci crediamo fermamente. Questo è lo spirito che mi ha sempre guidato, ora onorerò il mio impegno morale di dare voce all’Irpinia a Palazzo Santa Lucia».
Avrà già letto e sentito le voci di quanti parlano di una vittoria immotivata visto il basso numero di voti, paragonato a quello degli altri eletti, raggiunto.
«Il Movimento non è andato bene complessivamente ed è evidente. Non abbiamo realizzato un grande risultato, c’è stato un tracollo in tutta Italia. Ora deve partire necessariamente una fase di riorganizzazione e di nuovo radicamento sul territorio. Poi sui voti che dire: questa è la legge e va, per ora rispettata, poi modificata. Io stesso eletto sindaco di Avellino sono stato penalizzato da una legge che consente di eleggere un sindaco senza maggioranza. All’epoca una legge elettorale mi è stata sfavorevole, ora è accaduto indubbiamente il contrario».
I parlamentari irpini del M5S sostenevano altri candidati della lista. Si è sentito abbandonato?
«Tutta la deputazione ha avuto un atteggiamento corretto, concentrandosi soprattutto sulla campagna referendaria per il taglio ai parlamentari che abbiamo vinto. Una scelta politica di priorità dettata evidentemente anche da Roma, ma devo dire che non ho notato avversione o disimpegno nei confronti miei o di altri candidati. Abbiamo fatto tutti e quattro una campagna elettorale pancia a terra, girando tutta l’Irpinia sempre in mezzo alla gente. I parlamentari per quel che hanno potuto, considerando il loro ruolo istituzionale, ci hanno sostenuti».
E i suoi ex assessori?
«Nando Picariello, Rita Sciscio, Alessandro Mingarelli, Forgione, quasi tutti i miei assessori hanno continuato a condividere con me un pezzo importante del nostro cammino politico. Con la stessa Maura Sarno, anche lei candidata alle regionali, non si è mai registrato uno screzio anzi è per me motivo di soddisfazione che dalla mia ex giunta siano uscite due candidature. Hanno in qualche modo tutti ricambiato la fiducia che io avevo riposto in loro, accompagnandomi in questo viaggio elettorale».
E’ un po’ la sua rivincita nei confronti di quelle forze politiche che la sfiduciarono dopo soli cinque mesi di sindacato?
«Certo, ma in politica bisogna mettere in conto tutto anche l’imprevedibile. La mia esperienza amministrativa ad Avellino non poteva finire diversamente, considerando la condizione di anatra zoppa per cui ero un sindaco senza maggioranza. Bisogna sempre trovarsi al posto giusto al momento giusto, all’epoca non fu così. Recriminare non serve mai, figurarsi per uno come me che realmente intende la politica come un servizio al cittadino e non come un trampolino di lancio personale. Non vivo e non voglio vivere di politica».