
«Non esiste il voto utile, ma il voto giusto ed è quello dato al Movimento cinque stelle, un partito di governo che a Roma sta dando prova di grande maturità politica. Aree interne? Sindaci poco informati o intenti a boicottare per ragioni politiche le opportunità che ci sono». Vincenzo Ciampi, ex sindaco di Avellino e candidato alla carica di consigliere regionale per il Movimento cinque stelle, a tutto campo.
Siamo alle ultime battute della campagna elettorale. Che esperienza è stata?
«E’ stata una campagna elettorale particolarissima, in pieno agosto e senza la possibilità di organizzare grandi iniziative a causa del Covid. Ma siamo abituati a fare di necessità virtù, e c’è un aspetto positivo di questa strana campagna elettorale che ha fatto sì che si intensificassero i rapporti interpersonali, con incontri tra poche persone, a piccoli gruppi ma comunque coprendo tutto il territorio irpino. Una modalità di confronto più diretto, che per chi come noi è abituato a stare sempre tra la gente, non solo in occasione delle campagne elettorali, ha certamente portato ad una capacità migliore di ascolto di istanze e problematiche ma anche di proposte che i cittadini hanno avanzato e riposto nelle nostre mani con un grande atto di fiducia nei confronti del Movimento cinque stelle e dei suoi candidati».
Dei cinque mesi passati alla guida di Avellino, cosa le resta?
«L’esperienza amministrativa, seppur breve, mi ha fortificato molto ed è naturale che quel bagaglio di insegnamenti mi ha accompagnato durante tutta questa campagna elettorale che ho potuto quindi affrontare con la consapevolezza delle difficoltà che vive chi deve governare districandosi tra mille cavilli e ostacoli burocratici, ma che mi fa sentire ancora più forte il peso della responsabilità delle proposte politiche e del cambiamento che vogliamo portare anche in Regione Campania».
Qual è la priorità programmatica su cui si batterà maggiormente in caso di elezione?
«La priorità delle priorità è la sanità. Valeria Ciarambino lo ha ribadito in tutte le occasioni: il sistema sanitario campano va rivisto immediatamente. Bisogna rafforzare i presidi ospedalieri che abbiamo in provincia a partire dal plesso di Bisaccia, bloccare la chiusura dei pronto soccorso e liberare le liste di attesa che vedono persone in attesa di un esame diagnostico anche per otto mesi. L’opportunità che ci viene data dall’arrivo delle risorse europee è quella di procedere con ventimila assunzioni in campo sanitario e non può essere sprecata. Tra recovery fund e finanziamenti statali entro sei mesi è possibile rinforzare l’esercito di medici, infermieri, operatori sanitari che devono riportare la sanità campana ai livelli della decenza. Non è tollerabile vedere, ancora in queste settimane, amici arrivati dall’estero per ritrovarsi dopo tanti mesi con i genitori, che sottoposti a tampone al loro arrivo, dopo quindici giorni ancora non ne conoscevano l’esito. Questo è intollerabile».
Si fa un gran parlare delle aree interne. C’è davvero un futuro per zone come l’Irpinia?
«Ci sono fondi anche per il rilancio delle aree interne, in termini storici ed ambientali. Il problema vero è che molti sindaci della nostra bella Irpinia non sono sintonizzati con l’agenda di Governo. Se da Roma arriva un provvedimento con tanto di copertura economica, ma un sindaco, o perché poco informato o peggio ancora per partigianeria partitica, decide di non cogliere l’occasione propostagli e magari di boicottarla, non potrà esserci alcun futuro per le aree interne. E’ necessario fare rete tra istituzioni locali, regionali e nazionale per poter sfruttare in pieno, all’interno di un discorso di sistema provinciale, le risorse che vengono messe a disposizione mettendo mano ad una programmazione degna».
I sondaggi danno una vittoria schiacciante per De Luca. Pentiti di non aver fatto l’alleanza con il Pd anche in Campania?
«L’alleanza con la parte buona del Pd che prevedeva la candidatura a Governatore del Ministro Costa, è saltata solo ed esclusivamente perché a Zingaretti è mancato il coraggio di dire a De Luca di farsi da parte. E’ il Pd che avrebbe dovuto risolvere i suoi problemi interni, ma non è stato in grado. Impensabile pensare che il Movimento cinque stelle potesse allearsi con De Luca, Pomicino, Mastella e De Mita. La partita è tutta aperta. Non ho mai creduto troppo ai sondaggi che, storicamente, hanno sempre valutato a ribasso, rispetto poi ai risultati effettivi, le performance elettorali del Movimento. Il voto utile a cui si appella De Luca non esiste. Esiste il voto giusto, che non è certo quello dato ad un’accozzaglia di quindici liste che mettono insieme di tutto e di più. Chi vota M5S vota per un partito di governo, che sta dando a Roma una grande prova di maturità politica. L’effetto del 4 marzo 2018 non è svanito, neanche in Campania».
Questa sera Luigi Di Maio sarà in città per la campagna referendaria per il taglio dei parlamentari. Perché votare sì?
«Sono forti le ragioni del Sì, un Sì convinto e già voluto dal Parlamento. Le argomentazioni a favore del No sono incondivisibili: non c’è alcun pericolo per la rappresentanza, in un’epoca in cui esistono infiniti consigli comunali, regionali, provinciali in cui c’è il massimo della rappresentanza democratica di tutti i territori. Non è solo una questione del quanto si risparmierebbe tagliando il numero dei parlamentari, ma anche una forma di rispetto per il denaro in un momento storico in cui le persone hanno difficoltà anche a mettere il piatto a tavola»
