Pace fatta, si direbbe. O meglio prove d’intesa in vista delle Regionali. Vincenzo De Luca parla alla festa dell’Unità di Procida davanti alla segretaria Elly Schlein: “Non abbiamo ancora pronta una alternativa di governo. Dobbiamo lavorare duramente per approfondire il nostro programma, per convincere gli italiani in modo credibile oppure non ci votano. Bisogna lavorare su temi essenziali: sicurezza, giustizia, palude burocratica, un rapporto col mondo cattolico più attento.
Noi sosterremo lo sforzo tenacemente unitario della segretaria per costruire una alleanza ampia, senza accettare o porre veti. E ricordiamo che più siamo forti noi democratici, più saremo in grado di aggregare”.
“Avrai il nostro sostegno libero e incondizionato se vorrai andare avanti così. Senza il Pd il paese non si salva”, ha concluso tra gli applausi De Luca.
Per il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, “Il centrosinistra deve saper essere testardamente unitario, capace di mettere insieme le sue tante anime per tornare al governo”. Così intervenendo alla Festa dell’Unità. “Oggi servono connessioni, comunità, stare insieme, le persone ci chiedono unità e speranza. Se non stiamo insieme non si va da nessuna parte”, ha ricordato. “L’autonomia è una legge contro la storia e contro le persone, un modo di vedere la realtà con egoismo, con la difesa dei privilegi.
La battaglia non viene fatta da un Sud povero contro un Nord ricco. ma da una grande democrazia consapevole che solo un’Italia unita può darci forza e speranza per il futuro. Con un paese diviso anche il Nord si indebolisce, perciò tanti anche in quelle regioni firmano per il referendum”, secondo Manfredi.
“Il nostro paese non vuole divisioni ma speranza. Il Pd deve essere il perno di una grande alleanza progressista con un progetto che guardi al futuro con speranza. La gente ci chiede salute, con la difesa di un servizio sanitario nazionale che sia sempre più vicino ai bisogni di chi si sente abbandonato. E ci chiede lavoro: le statistiche dicono che aumenta, ma deve essere dignitoso e giusto, con un salario degno”.
A mettere i paletti al campo progressista è Giuseppe Conte: “Resuscitare Renzi, premiandolo dopo la disfatta elettorale europea e i suoi ripetuti fallimenti, avrebbe un costo pesantissimo per la serietà e credibilità del progetto di alternativa a Meloni”. Così il leader 5stelle chiude al dialogo.