Avellino – Dopo anni di militanza, Stefano Farina rompe con il Pd si candida per “Centro Democratico”. «Sono prevalse posizioni personali anche preferendo chi è entrato da poco nel partito piuttosto che premiare l’impegno di anni», denuncia il sindaco di Teora che spiega: «Io e Petitto abbiamo subito lo stesso ostruzionismo, ma ci sono delle differenze tra noi».
Come nasce la sua candidatura e soprattutto in Centro Democratico?
C’è una differenza sostanziale tra le due cose. Innanzitutto su come nasce la mia candidatura perché quest’ultima non è una cosa che si fa a prescindere, ma deve essere l’evoluzione naturale di un percorso. In questi anni ho messo al centro la politica come atto di passione e con la forte consapevolezza di recuperare un imperativo categorico: la politica deve essere anello di congiunzione con le persone e i loro bisogni. Ho avuto una lunga militanza, ho fatto il sindaco, il consigliere provinciale. Il mio impegno pubblico è stato sempre coerente, serio, solidale, anche con chi ho rappresentato negli anni passati. Ho fatto denunce importanti quando il partito me lo ha chiesto. Un anno fa ero candidato designato all’unanimità dalla direzione del Pd, ma ho visto svanire la mia candidatura per qualche desiderio recondito o qualche decisione sulla testa degli iscritti e dei dirigenti di partiti. Mi venne chiesto un atto di responsabilità e di rimettere la mia candidatura per favorire un nome che in quel momento potesse aggregare di più. Ho accettato, ma quella mia rinuncia non ha avuto nessun effetto. Né subito perchè Vignola non vinse contro Biancardi. Né c’è stato dopo un effetto di riconoscenza verso chi ha rinunciato per il bene del partito. Mi sarei aspettato un impegno per costruire un mio percorso, ma è stato tutto resettato. Pensavo che l’evoluzione naturale del mio impegno fosse quello di rappresentare l’Irpinia, ma ho trovato le vie sbarrate.
E invece com’è nata la candidatura per Centro Democratico?
Avevo accolto possibilità di dare mano a De Luca nella sua lista, ma anche là sono stato vittima di veti, chiaramente non del Governatore. A quel punto ho deciso di trasferire un messaggio ai giovani: quando ci sono ostacoli non bisogna calare la testa e si può fare politica anche avendo tutto da perdere, ma la politica è anche riscatto della dignità umana. Ho deciso dare il mio contributo sia a De Luca che all’Irpinia, non avrei dato buon esempio accettando veti o difese ad oltranza di alcune candidatura e posizionamenti.
Quali saranno i temi della sua campagna elettorale?
Innanzitutto i rifiuti. Non si può nicchiare e usare posizioni di equilibrio. Bisogna avere il coraggio di dire che o si inceneriscono o si riciclano. Se si propende per la seconda ipotesi, la stessa mia, bisogna fare gli impianti in più parti del territorio perché i rifiuti se camminano di meno allora costano e inquinano di meno. Inoltre servono parole di chiarezza sui forestali. C’è gente che attende la stabilizzazione da 15 anni, ma intanto in alcune comunità montane si pensa a fare altre cose o a far partire il lavoro somministrato. Altra chiarezza va fatta sull’acqua perché l’altruismo della provincia di Avellino va ripagato. La Regione Campania deve avere la forza di dire alla Puglia che questo altruismo va ricompensato.
Ha lasciato intendere che si è sentito tradito dal Pd, si riferisce anche a qualche persona in particolare come la D’Amelio?
Per estrazione e cultura personale non amo mai usare nomi e cognomi nelle disamine di processi anche politici. L’essere umano deve sempre conservare il garbo, anche quando riceve azioni non edificanti. È chiaro che ad una persona con una lunga militanza seria, che fa sacrifici per il partito e ne fa parte da sempre, non fa piacere quando vede che ci sono dinamiche per individuare candidature che servono più a conservare posizioni che allargare il consenso. Rispetto a una militanza di 12 anni, il partito ha preferito premiare persone tornate o arrivate da poco, o che magari erano in rottura con il Pd.
Che futuro immagina per questo Partito Democratico?
Credo che il Pd perderà un po’ di consensi, ma non è un augurio che faccio, bensì la fotografia puntuale di quello che io verifico nei territori. Detto questo spero che, al di là dei personalismi, ci sia il convincimento profondo tra tutti quelli che oggi si candidano che è fondamentale rappresentare la provincia. E’ importante che si vada in Regione per collaborare con un uomo forte al comando, ma avendo la capacità di essere anche in posizione dialogante per mettere la bandierina territoriale e non per essere d’accordo a tutti i costi. Servirà un leale rapporto con i Governatore, ma anche con il territorio.
Sia lei che Petitto siete stati di fatto messi alla porta dal Pd, ci sono similitudini nelle due vicende?
Sono due posizioni che hanno vissuto le stesse azioni di ostruzionismo, ma c’è una differenza sostanziale. Senza dare giudizi o fare valutazioni, questo lo farà la storia, io mi sono sempre allineato alle indicazioni di partito negli appuntamenti importanti, Livio in qualche occasione, come al Comune di Avellino, non ha seguito le direttive di partito. Detto di questa differenza, anche lui ha subito qualche azione ostruzionistica.
Che risultato immagina per la lista in cui si è candidato?
In maniera realistica credo che possa raccogliere quel voto moderato e responsabile, ma anche quello di quanti non sarebbero andati a votare mentre adesso potrebbero riconoscere, in questa posizione che mi vede candidato, una sorta di capacità di stare in un livello politico che prende le distanze dai tecnicismi e dai progetti complessi. Sono fiducioso. Il nostro partito, con la presenza di persone che si sono sempre confrontate tra la gente, può rappresentare una scommessa nuova, rispetto a un Pd troppo votato a realizzare un progetto a difesa di pochi o le altre liste che sono lontane dall’uomo pragmatico che ha dimostrato di essere De Luca.