Regionali, Scala: mai sul carrozzone del malgoverno di De Luca. Al M5S chiediamo coraggio – IL CIRIACO

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«Con De Luca un’Armata Brancaleone unita solo dalla volontà di continuare a depredare la Campania. L’alternativa è ancora possibile, dialogo con Cinque Stelle, altri pezzi della sinistra, comitati. Siamo ancora in tempo per costruire un laboratorio politico che partendo dalla Campania, parli all’intero Paese». Tonino Scala, coordinatore regionale di Sinistra Italiana, chiama a raccolta le forze antideluchiane: «dall’ambiente ai beni comuni, dalla sanità allo sviluppo, ci abbiamo tanti punti in comune».

La campagna elettorale inizia per ora con un unico punto fermo, la maxi coalizione di De Luca, senza Sinistra Italiana.

«Abbiamo scelto di non salire sul carrozzone perché quando ci si candida a governare un territorio insieme ad altri, serve omogeneità di intenti. Lì c’è solo l’idea di stare insieme per governare un territorio con visioni totalmente diverse. Noi stiamo provando a costruire una coalizione alternativa e in discontinuità col passato, sia sotto il profilo degli uomini e delle donne che sotto il profilo programmatico. La Campania è stata governata nel peggiore de modi. In sanità registriamo disastri ovunque, si è usciti dal piano di emergenza e del commissariamento versando lacrime e sangue, tagliando servizi e ospedali. De Luca a parole esercita il pugno duro nei confronti del Governo, ma quando aveva il diritto di veto nella conferenza Stato Regioni su ripartizione fondi e scelte fatte a livello nazionale, è stato supino. Le sue sceneggiate hanno portato ad una crisi sanitaria: pur non avendo avuto una vera e propria emergenza con il Covid, siamo andati in panne. Basti pensare che nella sola città di Napoli contiamo 50mila visite specialistiche arretrate dal lockdown. Stesso discorso sui trasporti, siamo passati dallo slogan “mai più ultimi” ad avere il primato nazionale per il peggior treno d’Italia che è la circumvesuviana. Idem sui rifiuti, come dimenticare la conferenza stampa al fianco di Renzi sulle ecoballe che, ad oggi, sono ancora lì così come non è stato costruito alcun impianto. Per non parlare dei fondi europei che non vengono utilizzati per quasi il 35%. Una gestione fallimentare, soldi sottratti allo sviluppo per bonus elettorali. Ormai siamo al laurismo 3.0, con la differenza che Lauro metteva i soldi di tasca sua, De Luca li sottrae al futuro dei nostri figli. Non no cosa possa avere in comune questa Armata Brancaleone se non la voglia di continuare a depredare la Campania. Rammarica il fatto che sul carrozzone siano salite anche forze di sinistra, che non comprendo cosa abbiamo da dirsi con Mastella, l’uomo che fece cadere il Governo Prodi, con i cosentiniani, o con Cirino Pomicino. Tutti sulla stessa barca che rischia di far affondare ancor di più la Campania».

Ad oggi con De Magistris che si chiama fuori, i Cinque Stelle che hanno scelto Ciarambino candidata presidente, quale può essere il percorso alternativo a cui guarda Sinistra Italiana?

«Penso che dobbiamo continuare a dialogare e provare a far capire ai Cinque Stelle che l’alternativa possiamo costruirla insieme. Abbiamo grandi convergenze su molti punti. Poi ci sono tutte quelle forze che nel corso di questi anni hanno combattuto il sistema De Luca. Pensiamo ai comitati che hanno chiesto le bonifiche, quelli per la sanità pubblica. Andare separati e non costruire un’alternativa competitiva sul piano della qualità delle vertenze in campo, è sbagliato. I Cinque Stelle hanno svolto le primarie ma nel loro documento hanno lasciato aperta la porta a chi vuole costruire un’alternativa. Visto che le parole sono importanti, ora è il tempo di avere il coraggio di andare fino in fondo».

C’è spazio anche per le forze a sinistra di Sinistra Italiana?

«È necessario. Penso a lista Tsipras, Rifondazione Comunista, Possibile, gli ambientalisti.  Credo che ci siano tutte le condizioni per provare a costruire un laboratorio Campania. Un’alternativa capace di mettere alle strette anche il Pd che a Roma con Zingaretti mostra di avere posizione anche avanzate su alcuni temi, in Campania invece fa passi indietro andando ben oltre il renzismo. Beni comuni, ambiente, lavoro: su questi temi tutte le forze di sinistra e i Cinque Stelle possono costruire l’alternativa al deluchismo, disastroso per la Campania e per il Paese».

L’incertezza che si registra nel campo del centrodestra da cosa è dettata?

«Da un comprensibile imbarazzo, perché il vero candidato di destra in Campania è De Luca e per le politiche che porta avanti e per il modo di operare. Non a caso mezza Forza Italia, da Patriciello a Beneduce, sta con lui. Quindi il centrodestra ufficiale dovrebbe trovare la forza di chiudere un accordo con De Luca perché hanno troppe cose in comune. Ecco perché non riescono a trovare un proprio candidato».

Quale dovrebbe essere il ruolo dell’Irpinia, e più in generale delle aree interne nella Campania dei prossimi cinque anni?

«Purtroppo De Luca non ha mai avuto un’idea di regione nel suo complesso, ha trasformato la Campania nel Gran Ducato di Salerno. Le aree interne invece sono strategiche e il loro sviluppo non va visto in contrapposizione a quello dell’area metropolitana, come erroneamente è accaduto troppe volte. Se cresce Napoli, che è la capitale del Mezzogiorno, crescono anche i territori interni. Nel programma che presentammo cinque anni fa, e dal quale ripartiamo adesso, prevediamo la valorizzazione delle aree interne, a partire da investimenti in servizi, trasporti, collegamenti. L’Irpinia ha un ruolo fondamentale, per storia, cultura, risorse paesaggistiche. La Campania tutta necessita di uno sviluppo che si basi sul giusto mix tra Napoli, le aree costiere e quelle interne».

 



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