Regionali, Vecchia: porteremo il buon governo a Santa Lucia. Il Progetto Pilota? Nessuno sa cosa sia – IL CIRIACO

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«Oggi iniziano a venir fuori tutti i problemi veri della Campania che De Luca ha tentato di nascondere con i lanciafiamme. La Lega è l’unico partito in grado di costruire risposte credibili. Ecco perché sarà primo. Sulla questione acqua, porterò il modello Cassano in Regione». Salvatore Vecchia, sindaco di Cassano Irpino candidato alle elezioni regionali con la Lega di Matteo Salvini a tutto campo su aree interne, biodigestore di Chianche, acqua e futuro del partito in Irpinia.

Cosa l’ha spinta a rappresentare la Lega in questa competizione elettorale?

«La Lega è l’approdo naturale per chi guarda a destra ormai da qualche anno come me. Forza Italia è un partito privo di organizzazione, prospettive, idee, Fratelli d’Italia non ha fatto altro che scimmiottare i temi propri del partito di Salvini. Chi come me arriva dall’esperienza negli enti locali, sa bene che la Lega fa della buona amministrazione il suo punto di forza. Basterebbe questo a motivare la mia candidatura».

Le elezioni regionali rappresentano anche una competizione interna al centro destra campano?

«Questo è un falso problema: la Lega è primo partito in Italia, sarà primo, con notevole vantaggio, anche in Campania e ancor di più in provincia di Avellino. Oggi iniziano a venir fuori i veri problemi delle persone, quelli che De Luca ha provato a nascondere dietro i lanciafiamme, i proclami, le paure. E la classe dirigente della Lega, strutturata e diffusa, è l’unica in grado di costruire risposte credibili».

Per il centrodestra però, stando ai sondaggi, si profila una campagna elettorale in salita.

«Al di là del miracolo mediatico che si è verificato con la gestione dell’emergenza Covid, quando De Luca non ha fatto altro che dominare le ansie, resta il dato politico-amministrativo del suo fallimento. Non a caso fino a sei mesi fa, nessuno nel centro sinistra lo avrebbe ricandidato. I numeri del suo fallimento sono contenuti nelle risorse di cui ha potuto beneficiare nell’emergenza al termine del suo mandato, quando invece un buon Governatore dovrebbe rendicontare soldi e progetti realizzati. Invece si è ritrovato un tesoro che, grazie all’autorizzazione dell’Europa, ha potuto gestire per prebende e bonus che nell’immediato gli hanno fatto guadagnare consensi, ma il cui prezzo, in termini di mancati investimenti per il territorio, lo pagheranno presto i campani».

Il futuro delle aree interne è al centro della campagna elettorale. Da sindaco di un paese dell’Alta Irpinia, cosa pensa?

«L’argomento mi ha visto impegnato direttamente per tre anni 365 giorni all’anno, quindi a ragion veduta posso sostenere che il fallimento dell’amministrazione De Luca lo si tocca con mano guardando al Progetto Pilota e a tutta la strategia sulle aree interne. Nessuno sa nulla del Progetto Pilota, un’entità astratta i cui effetti non si sono mai avvertiti. Siamo all’anno zero. Nonostante l’accordo di programma quadro sia stato approvato da tempo, non ha avuto alcun seguito: la tanto propagandata azienda forestale non esiste, se non un’Ats che è solo l’idea di costituzione del soggetto, stesso discorso per l’azienda zootecnica. Abbiamo due bandi che hanno fruttato qualche soldo a società per i soliti studi di fattibilità ma nessuna azione concreta. Da De Luca solo affermazioni vuote: nel 2015 quando siamo partiti con l’azione di contrasto allo spopolamento avevamo un decremento annuo di 1000 persone, oggi ne contiamo 4000. D’altronde la strategia nazionale delle aree interne nasce con la volontà di innovare, con occhi e politiche nuove, e sicuramente il fallimento di De Luca era già scritto. Non credo che persone che per decenni hanno governato, che, nel bene e nel male, hanno la paternità di ciò che esiste in Irpinia, siano le più idonee per rappresentare uno scenario diverso (il riferimento è a Ciriaco De Mita ndr)».

Resta il grande tema dell’acqua e dei mancati ristori all’Irpinia. Come se ne esce?

«Il governo De Luca è autore della legge sul ciclo integrale delle acque. Era il 2015, oggi a cinque anni di distanza quella legge è del tutto inattuata. Non è stato individuato il soggetto gestore, non è stato individuato il piano d’ambito né sono state fissate le tariffe.

Prima che come candidato alle elezioni regionali, mi sono mosso come sindaco di Cassano Irpino ottenendo un risultato importante: finalmente vediamo riconosciuto quello che molti definiscono ristoro ambientale, che tecnicamente è il pagamento dei servizi ecosistemici ed ambientali. Sono riuscito a far sedere intorno al tavolo Acquedotto Pugliese, comune di Cassano e Alto Calore, e ho chiesto il rispetto dell’articolo 70 del collegato ambientale che prevede espressamente il pagamento dei servizi ecosistemici ed ambientali per tutti i tipi di intervento a salvaguardia dell’ecosistema. Un principio di cui ho chiesto l’applicazione per quanto riguarda l’acqua, quindi un ristoro in favore dei territori depositari di sorgenti e non solo, per tutta l’Irpinia dunque. Ho inoltrato l’accordo raggiunto con AQP e chiesto all’Ente Idrico Campano di convocare le parti e cristallizzare questo principio. Tocca all’Eic individuare il ristoro e scaricarlo nelle tariffe. Un principio che non vale solo per l’acqua».

In che senso?

«Vale per l’ambiente, per l’aria, per le montagne, per i fiumi. Vale, insomma, per tutti l’ecosistema quindi è un principio fondamentale che si sposa con il contrasto allo spopolamento. Faccio un esempio concreto: qualcuno potrebbe obiettare che mantenere l’ospedale di Sant’Angelo dei Lombardi comporterebbe un costo pro capite più alto di quello del Loreto Mare a Napoli, perché nel primo caso l’ospedale serve una popolazione di 3mila abitanti, nel secondo di 3 milioni. Ma se resta l’ospedale, resta l’uomo. Se resta l’uomo, è garantita la tutela del territorio che non viene abbandonato. Quindi ogni ragionamento su costi benefici di servizi pubblici, non dovrà più basarsi sulla potenziale utenza, ma sulla funzionalità dello stesso alla permanenza di una comunità che garantisce l’equilibrio ecosistemico delle zone interne».

Altro tema centrale della campagna elettorale è il biodigestore di Chianche. Qual è la sua opinione?

«Sono stato tra i primi firmatari della petizione contro la previsione dell’impianto a Chianche. Se ci si riempie la bocca di turismo lento, enogastronomia, paesaggi naturali come volano di sviluppo dell’Irpinia, non si possono compiere atti che vanno in netta contraddizione. Il biodigestore si può fare e ci sono tante zone idonee ad ospitarlo, ma non si può prevedere in una zona vocata alla produzione del vino caratterizzante del territorio. Localizzarlo a Chianche significa mortificare tutti i principi che, da destra a sinistra, andiamo affermando in ogni occasione».

Dopo le elezioni la Lega dovrà riorganizzarsi. E’ immaginabile un suo ruolo di primo piano nel partito provinciale?

«Abbiamo vissuto una stagione delicata. Avevamo bisogno di figure autorevoli esattamente come il senatore Pepe, vicepresidente della commissione antimafia, scelto dal partito per dare un messaggio chiaro ad Avellino. Credo di avere tutte le carte in regola per giocare un ruolo importante in questa fase di riorganizzazione: ero già stato nominato da Cantalamessa vicecoordinatore provinciale. Il mio profilo è a disposizione della Lega e credo possa essere valorizzato».

 

 



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